Cura dei suoli e cura del verde

Valeria Fieramonte


da People4soil

Mentre i suoli sono sempre più consunti, si scopre almeno che le piante ' pensano': speriamo che ci salvino loro...

In un convegno Il suolo frontiera di sostenibilitàorganizzato a palazzo Isimbardi (Milano) dal Comitato scientifico per Expo presieduto da Claudia Sorlini si è sottolineato che dal 1990 al 2010, in soli 20 anni, è andata perduta, in Europa il 28% della superficie adibita a verde, mentre la popolazione è cresciuta del 24%.

“Torme di studenti , dice Vincenzo Garbi, vengono a iscriversi ad Agraria e a Scienze forestali perché si rendono conto che salvare il suolo è di importanza fondamentale e che la natura va ormai tutelata e protetta. Purtroppo la decisione è ostacolata dal fatto che il cosiddetto 'valore aggiunto' in agricoltura è molto basso.”

Ogni anno vengono abbattuti nel mondo tredici milioni di ettari di foreste, con conseguente diminuzione delle piogge e perdita della biodivesità: l'erosione dei suoli si sta aggravando, come si nota anche dalle aumentate tempeste di sabbia, con conseguenze gravi per tutti.

Il suolo è infatti la 'pelle' della nostra terra, influenza la qualità dell'aria e la salute ed è un serbatoio di biodiversità.

Il terreno ha dei pori che permettono il respiro della terra e il passaggio dell'acqua, ma anch'esso si può ammalare a causa delle pressioni ambientali.

I problemi principali si chiamano erosione, compattazione con perdita del sistema dei pori, diminuzione della materia organica e dunque dell'humus (una molecola che esiste solo nel terreno e lo rende fertile), salinizzazione, frane e alluvioni e infine contaminazione. Solo in Italia si contano oltre 32mila suoli contaminati, per via delle vecchie politiche del passato improntate all'invito 'venite a inquinare da noi, avrete meno costi'.

Il 'quadro conoscitivo' delle varie situazioni è lacunoso e ogni regione va per conto suo, perciò il danno economico si aggrava. Sarebbe necessario un sistema più semplice di governo del territorio: le troppe competenze sovrapposte generano paralisi confusione e sprechi.

Di recente, sempre in Italia, 1600 ettari di pianura padana sono stati sacrificati per costruire strade inutili e costose.

Secondo Damiano Di Simine (Legambiente) il degrado dei suoli manda in fumo il 17% del PIL mondiale: il mondo perde ogni anno dai sei ai diecimila miliardi di dollari a causa del degrado.

E solo nel 2011 nella UE sono andati persi 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile e si prevede entro il 2050 un dimezzamento dei terreni agricoli.

Considerato che occorrono circa 2000 anni per formare naturalmente dieci centimetri di suolo fertile l'allarme è tale che è stata lanciata una nuova iniziativa contro il consumo di suolo: dal sito web People4soil si possono ricavare più informazioni e, se si vuole, firmare una petizione sul tema.

 

Se c'è chi si preoccupa (purtroppo in pochi), di proteggere i suoli, c'è anche chi studia come abbellirli: Bergamo è la città italiana che aspira a diventare un polo di aggregazione mondiale per gli 'architetti del verde', avendo organizzato l'iniziativa “I Maestri del Paesaggio – International Meeting of the Landscape and Garden

Nel convegno organizzato nella città alta, per l'occasione addobbata con piante ed essenze robuste e di rara bellezza, utilizzabili negli arredi urbani se solo se ne conoscesse l'esistenza, è stato ospitato tra gli altri Piet Oudolf, il paesaggista famoso soprattutto per aver curato il recupero verde di una vecchia linea ferroviaria sopraelevata di New York.

Al suo fianco Stefano Mancuso, che si sta affermando come uno dei più importanti studiosi al mondo della neurofisiologia del mondo vegetale, ha tenuto una memorabile lezione sull'intelligenza delle piante : secondo lui il nostro cervello ha, oltre che una capacità di calcolo molto limitata, anche una sorta di cecità alle piante e al verde.

I nostri neuroni ricevono infatti circa un miliardo e mezzo di bit al secondo di informazioni, ma sono in grado di 'processarne' solo 300 milioni. Perciò il cervello 'filtra via' ciò che considera meno importante: le piante non sono mai state un vero pericolo perciò, dal punto di vista evolutivo, non serviva al nostro cervello prenderle in considerazione...

Invece, da un certo punto di vista, le piante sono molto più sensibili degli animali e degli umani.

Per esempio, se sotto la terra su cui sta la nostra scrivania ci fosse una tonnellata di nitrato, noi non ce ne accorgeremmo: invece le radici sono in grado di percepire anche una singola molecola di nitrato d'ammonio a metri di distanza!

Che cosa è poi l'intelligenza? Se la definiamo come capacità di risolvere i problemi, allora le piante sono intelligentissime.

Stefano Mancuso in altri studi fatti in collaborazione con l'Agenzia Spaziale e la NASA ha scoperto addirittura (se ne è visto il filmato) dei semi filamentosi che entrano nel terreno, cioè si piantano da soli e che sebbene le piante non si muovano l'essere vivente più veloce è ancora una pianta: si chiama bunchberry e non è stato ancora trovato in natura un movimento più veloce del suo rilascio di polline!

Le piante percepiscono non solo il vento, l'acqua, l'umidità e i microrganismi ma anche le onde sonore: in alcuni gruppi di frequenze tra i 200 e i 1000 hertz. Durante il convegno si sono potuti osservare straordinari filmati in cui si vedeva chiaramente che le radici crescono verso la sorgente del suono (se per esempio si imita il rumore dell'acqua corrente anche in sua assenza).

Il loro punto fondamentale, la metà nascosta, sono le radici: Darwin ha scritto sulle piante otto volumi, che sono però i suoi libri meno letti e noti. Aveva notato che tutti gli esseri viventi, piante e animali hanno in comune una caratteristica: il 'polo cognitivo' e il 'polo riproduttivo' sono opposti nel corpo.

Infine le piante conservano memoria degli stimoli e hanno una grande capacità sociale, per esempio accudiscono i figli molto a lungo (ci sono piantine dei boschi che impiegano anni a raggiungere la luce e vivono per molto tempo solo grazie alle piante adulte), mentre l'apparato radicale di un albero può essere connesso tramite le radici con decine di altri alberi (si sono contate connessioni radicali di un singolo albero con altri 50 nelle vicinanze: un vero cervello sotterraneo).

Sono senza dubbio scoperte destinate con il tempo, durante i secoli, a rivoluzionare la nostra visione della natura e del mondo: la prossima volta che calpestiamo i rari prati sopravvissuti al cemento pensiamo per un momento anche a che cosa c'è sotto i nostri piedi...


23-09-2015

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