Danzare nella tempesta

Valeria Fieramonte


Antonella Viola è brava e competente e anche bella e sicura di sè, e forse questi sono purtroppo alcuni dei motivi per cui ora subisce strane minacce di origine abbastanza sospetta. E’ soprattutto per questo motivo che mi accingo a fare la recensione del suo libro, edito da Feltrinelli, dato che la sua presenza televisiva rende certo superflua e inessenziale qualche citazione in più.

Non è per fortuna un libro sul Covid, ma sul sistema immunitario: ovvero su quel complesso sistema che produce una reazione ai virus e batteri patogeni, innescando una infiammazione difensiva che tuttavia, se è troppo estesa e protratta nel tempo può a sua volta trasformarsi in un trauma per il nostro corpo.

Con un’immagine tipicamente femminile, che nella natura non vede qualcosa di ostile, come più frequentemente avviene agli uomini, vede l’azione del sistema immunitario, in conflitto con gli agenti patogeni provenienti dall’esterno, piuttosto come la coreografia di una danza che una guerra.

Questo vale senza dubbio per gli agenti naturali, secondo me molto meno per agenti patogeni dovuti alle produzioni chimiche e industriali, ( per esempio i radionuclidi innescano patologie autoimmuni che fanno per così dire impazzire l’organismo, non attrezzato a questo genere di nuovi nemici,) ma se ci si riferisce agli agenti naturali è abbastanza credibile.

Il sistema immunitario si evolve con noi nel corso della vita e quando invecchia entro certi limiti può compensare la sua diminuita potenza con l’esperienza e la memoria.

Per difenderci dagli assalti dei patogeni deve avere una grande sensibilità, e ‘beccarli’ in tempo, quando sono in quantità molto piccole, sapendo riconoscere e distinguere ciò che può essere dannoso da ciò che non lo è, concentrandosi solo sui segnali importanti, piuttosto che sul rumore di fondo.

Una tecnica che andrebbe benissimo per gli umani anche quando sono alle prese di quell’eccesso di massa di informazioni che ci viene ormai rovesciata addosso costantemente in virtù delle nuove tecnologie informatiche.

Appassionata studiosa di biologia evoluzionistica, la nostra Viola è una fan di Darwin, che ritiene il più grande rivoluzionario della storia umana. Lo associa a Mendel, che dopotutto ha gettato le basi della genetica umana studiando le piante di piselli pochi anni dopo l’uscita del libro(L’origine delle specie è del 1859, gli studi di Mendel sono stati pubblicati nel 1865, ma loro non si sono mai conosciuti e Darwin non li aveva mai letti.)

Cosa c’entra Darwin con l’immunologia? Secondo Viola molto, perché nella sua idea di selezione naturale, “ Tra le forze in gioco in grado di operare sulle variabili che possono essere trasmesse alle generazioni successive , c’è l’adattamento a un ambiente pieno di potenziali nemici.”

Il sistema immunitario è dunque strettamente legato all’evoluzione.

In un mondo pieno di microbi, la maggior parte dei quali simbionti nostri e delle piante e dei suoli, ovvero benefici esserini che lavorano per noi, come diavolo fa il sistema immunitario a sentire la presenza dei microbi e a distinguere quello che può essere pericoloso?

Viola si addentra in una affascinante spiegazione, impossibile da riassumere in poche righe.

Spiega la differenza tra antigeni e anticorpi e, dato che gli antigeni sono appunto quelle parti dei microbi contro cui si generano gli anticorpi, è facile capire che il numero e il tipo di antigeni con cui veniamo in contatto durante la vita è enorme e che il nostro sistema immunitario è capace quindi di reagire a centinaia di milioni di sostanze di diversa struttura.

Gli anticorpi sono a loro volta prodotti da un tipo di globuli bianchi: i linfociti B.

I linfociti T invece uccidono le cellule individuate come target, come nel caso di un’infezione virale, e a differenza dei linfociti B hanno la capacità di produrre le citochine, molecole citotossiche con varie funzioni, tra cui quella di stimolare i linfociti B a produrre anticorpi. Ma sono anche coinvolti nello sviluppo di malattie autoimmuni. Si formano nel midollo osseo per poi migrare nel timo, una ghiandola che funge da magazzino e stazione di controllo. Insomma, quando c’è un aggressore esterno sono killer che armano altri killer.

Viola ha lavorato a Basilea, in uno dei laboratori sugli studi immunologici tra i più importanti del mondo. Molti anni della sua vita sono stati dedicati alla ricerca che risponde in particolare a una domanda fondamentale: come fa un linfocita a interpretare i segnali ricevuti dall’ambiente e a decidere se attivarsi o no? Anche i linfonodi sono una importante stazione di controllo, dove regolarmente arrivano i linfociti per esplorare l’ambiente in cerca di cellule da eliminare, ma a volte può accadere che non siano in grado di farlo perché l’ambiente non gli manda i segnali giusti, oppure gliene invia di disorientanti.

Guardare al microscopio l’interazione tra un linfocita e una cellula dentro i linfonodi, assicura Viola che è come assistere a uno spettacolo quasi romantico: il linfocita inizia a danzare attorno alla cellula, poi le due cellule si toccano appena, infine restano appiccicate a scambiarsi informazioni per alcuni minuti. Finito lo scambio, se i linfocita T ha ricevuto le informazioni che gli servivano, inizia a dividersi e a generare dei cloni che a questo punto abbandoneranno il linfonodo per andare a caccia in giro per il corpo.

Avrei dei dubbi, che, data la loro funzione, alla fine si tratti di una faccenda così romantica, tuttavia è vero che la natura ha spesso manifestazioni di estrema bellezza anche quando svolge funzioni distruttive.

Nel corso degli anni in ogni caso la nostra studiosa assieme a molti suoi colleghi sparsi per il mondo ha studiato i segnali che le cellule si scambiano per comprendere quali tra essi frenino e quali invece accelerino il nostro sistema immunitario: è una ricerca che in Italia non è più finanziata ( è una ricerca ‘pura’ nel senso che non è finalizzata alla produzione di vaccini o di farmaci, ma solo dettata da curiosità e desiderio di conoscenza.) Viola vorrebbe che le fossero restituite attenzione e risorse.

Potrebbe alla fine servire a bloccare reazioni autoimmuni, oppure al contrario far attivare linfociti che si innamorano del partner sbagliato, per esempio una cellula tumorale, risparmiandola.

Già si sa tuttavia che, se non sono ancora troppo diffuse, il sistema immunitario è in grado di eliminare spontaneamente le cellule neoplastiche, e impedire lo sviluppo di tumori. Ma sono stati fatti ancora troppo pochi studi circa la possibilità di potenziare le difese immunologiche in questa direzione.

Tuttavia ormai l’immuno-oncologia sta diventando una scienza di successo, anche nelle terapie.

Nel 2000 Viola è tornata a Padova, dove ha continuato a studiare i linfociti T, per tentare di capire come fanno certi tipi di tumori a renderli inoffensivi.

Negli Stati Uniti sono stati sperimentati anticorpi efficaci contro determinati tipi di tumori ( melanoma, carcinoma del rene e del colon, alcuni tipi di tumori dei polmoni.)

Tra il 2010 e il 2012 è stata dimostrata la chiara efficacia di un anticorpo, scoperto da uno scienziato giapponese che per questo ha preso il premio Nobel, nel trattamento di soggetti con diversi tipi di cancro. I pazienti, anche con metastasi, hanno avuto reazioni così eclatanti da modificare per sempre la terapia oncologica.

Un altro strumento che oggi hanno in mano gli oncologi è rappresentato dalle cellule CAR-T, E’ un linfocita che riconosce un antigene ricavato con l’ingegneria genetica, e perciò chimerico, (Chimeric Antigen Receptor) utile per curare i linfomi e la leucemia acuta.

La terapia con cellule CAR-T oggi è utilizzata con enorme successo per trattare i bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta.

Arrivarci non è stato semplice: la persona che più di tutte ha creduto nella terapia CAR-T e ne ha permesso la realizzazione è Carl June, un immunologo che aveva perso la moglie per un tumore alle ovaie. Infine riuscì a far finanziare un suo progetto rifiutato dalle case farmaceutiche: Emily aveva solo 6 anni quando divenne la prima bambina al mondo curata con le cellule CAR-T. Da nove anni sta bene e sembra guarita. Se la bambina non ce l’avesse fatta probabilmente la terapia sarebbe morta con lei.

Quello che è certo è che nel futuro della lotta contro i tumori c’è ancora molta, moltissima, immunologia.

Dunque Viola è un’immunologa, e allora perché le chiedono pareri da virologa? Semplice:”Quando l’epidemia ci ha travolti- dice- quando abbiamo iniziato a comprendere il ruolo chiave della risposta immunitaria nel determinare non solo la guarigione ma anche la morte dei pazienti, insieme ai miei collaboratori abbiamo deciso di fermare tutto quello che stavamo facendo e allestire il laboratorio per studiare la risposta dei pazienti COVID-19.”

Qualcosa che è possibile fare solo se i ricercatori sono molto bravi, molto motivati e capaci di collaborare.

Perchè in certe persone il virus non causa problemi mentre in altre causa sintomi tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva?

Il sistema immunitario ricorda gli antigeni con cui è venuto in contatto, anche se, invecchiando, nel tempo perde la capacità di immagazzinare nuovi ricordi. I vaccini, dal canto loro, hanno tempi di dimezzamento diversi e sarebbe certo un problema se servissero, come ora si vede, più iniezioni per mantenere l’immunità nel tempo. Ma c’è anche una memoria a lungo termine che non bisogna sottovalutare..

La restante parte del libro affronta il problema dell’infiammazione, che è la prima linea di difesa dei nostri tessuti in risposta al danno.

Basti dire che quando c’è un processo infiammatorio in corso, le citochine infiammatorie modificano completamente le proprietà dei nostri vasi e rendono le cellule endoteliali adesive e pronte a favorire i processi coagulanti.

E anche che le madri che usano troppi prodotti disinfettanti fanno un danno ai loro figli senza volerlo. Il libro parla anche di allergie, un problema diffuso soprattutto nei paesi occidentali, del microbiota, del nostro stile di vita. E infine di quello che non sappiamo. Ci sono ancora moltissimi punti oscuri,e dunque sarà importante prestare attenzione alla ricerca immunologica.

 


Antonella Viola, Danzare nella tempesta, viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario.

Feltrinelli, 2021, p. 160, euro 15