Verità casalinghe per femministe
Quale ricompensa per il lavoro delle donne in quanto madri?
di Selma James e Melissa Benn


Renato Guttuso
 

 

 Selma James e Melissa Benn discutono di lavoro di cura e di carriera lavorativa.

Carers and Careers

Sabato, 21 febbraio 2004

Ciao, Selma,

   Avrai  certamente notato che il nuovo modello dei conservatori inglesi proposto da Michael Howard e preso a prestito dalla Finlandia, propone di pagare le madri perché rimangano a casa quando i figli sono piccoli. Cioè, se consideriamo 150 sterline al mese con un extra di 50 sterline per figlio, si parla oggi, di una cifra considerevole.

Pensando agli anni ’80, quando il salario alle casalinghe veniva proposto con forza, e trovò una opposizione militante da quasi tutte le femministe, compresa me, ovviamente in versione più giovane, voglio sapere la tua reazione: finalmente vittoria? Oppure la cosa ti crea qualche problema?

Aspetto una risposta.

MELISSA

 

Cara Melissa,

   non mi sorprende che i conservatori abbiano in mente di pagare le donne. Politici di destra o di sinistra, (se questo ha ancora un significato) sono opportunisti, e le donne, qualsiasi lavoro si trovino a fare, hanno detto esplicitamente che non ne possono più anche di essere sottopagate.

Chiedono di poter avere una vita, anche con i loro figli, al posto della maratona quotidiana che si ritrovano oggi. Il salario delle donne per il lavoro domestico, per il lavoro di cura, generalmente non pagato, è di fatto in agenda.

Hai ragione, quando abbiamo cominciato, nel 1972, la maggior parte delle femministe erano contrarie al salario per il lavoro domestico. Ma le donne della classe lavoratrice non identificate con il femminismo, non erano su queste posizioni. Si diceva che per essere liberata, una donna doveva ‘andare a lavorare fuori ’: dovevamo essere come gli uomini, o per lo meno, simili. Molte lavoratrici con  bassi salari oltre al lavoro di cura che avevano comunque, sostenevano che non si sentivano affatto liberate. Noi dicevamo che questo lavoro di cura, che riproduceva i lavori del mondo, doveva essere riconosciuto, valutato e pagato.

Molte femministe indicarono  Margaret Thatcher come modello, e molte donne cercarono quella carriera fuori casa. Il nostro punto di discussione era: perché non può essere l’uomo ad assomigliare di più alla donna?

Forse è giunto il momento di riaprire questa discussione.

SELMA

 

Cara Selma,

   da quelle prime discussioni femministe, il dibattito è andato avanti in modi molto interessanti. La maternità, ovviamente, rimane centrale nel pensiero femminista, ma la discussione su lavoro e potere è molto più complessa di quanto non fosse allora. Molte femministe come me, che hanno avuto figli, riconoscono che il legame madre-figlio è molto profondo, complesso e importante, si basa sulla vicinanza soprattutto, ma non esclusivamente, nei primi anni di vita. Qualsiasi politica che riconosca questo valore, è un passo avanti.

Ma se non stiamo attente, la sociobiologia ci spiegherà rapidamente che noi siamo naturalmente dotate per il lavoro di cura e gli uomini per il lavoro salariato ed ora quel buon Michael Howard ci vuol pagare per il disturbo di allevare la prossima generazione di cittadini. Questo, se ben ricordo, era la preoccupazione principale del ‘salario alla casalinga’ proposto in quegli anni e per quanto mi riguarda, la cosa sussiste anche ora. Lasciamo perdere Margaret Thatcher. Le femministe moderne hanno insistito, penso giustamente, che le madri rimanessero parte del mondo del lavoro, contribuendo con i loro talenti conquistati a fatica, e con la voglia di contare, intatta.

Alla prova dei fatti è risultato infinitamente più duro del previsto, perché qualcosa non è cambiato nel mondo del lavoro. Si può sempre dire che gli uomini sono poco flessibili, che ancora non contribuiscono al lavoro in casa, ma per dirla in maniera più caritatevole, le strutture del lavoro sono rimaste rigide non permettendo ad entrambi i genitori di occuparsi del lavoro in casa e di lavorare al tempo stesso, rimanendo persone con tratti umani.

Non è forse questa la domanda chiave del nostro tempo?

MELISSA

 

Cara Melissa,

   se ben ricordo la maternità diventò un tema femminista quando le giovani donne del movimento cominciarono ad avere dei figli. Ma ora è vero, molte madri femministe stanno ripensando alle priorità che si pongono OGGI. Molte si rendono conto che mettono a repentaglio la salute dei figli e la loro stessa se non si allatta al seno ( prezioso contributo della socio-biologia ) per almeno sei mesi. E che lasciare i bambini quando sono piccoli, è causa di danno emozionale per madri e figli, di tipo duraturo e permanente.

Non voglio aprire un bilancio esistenziale. Però qualcuno mi può dire cosa c’è di arricchente nel lavoro di telefonista? L’altra scelta – campare con sussidi o dipendere da un uomo, senza soldi tuoi ( una delle principali fonti di violenza domestica incluso lo stupro matrimoniale ). Ma non penso che la maggior parte dei lavori che gli uomini fanno siano più importanti di quello di allevare figli. Nemmeno penso che le donne dovrebbero essere istituzionalizzate nel ruolo di madri e i padri deprivati dei loro figli. E’ ora di cambiare!

In Norvegia e in Finlandia , i genitori usano il danaro che ricevono dallo Stato per pagare altri oppure si occupano direttamente dei figli. Questo da alle donne un potere per contrattare, per accettare o rifiutare il salario e le condizioni sul mercato del lavoro. In più del potere a casa: gli uomini o condividono il lavoro o fanno altro. Per le donne lesbiche e di fatto per tutte le donne, i soldi facilitano la possibilità di essere sessualmente indipendenti e madri al tempo stesso.

Allora perché glorificare il lavoro fuori  di casa? Quante donne sono professioniste? Quanti uomini? La maggior parte di noi vanno fuori a lavorare, vengono sfruttati, prendono i soldi e via di corsa.

Il giusto mezzo potrebbe essere lavorare di meno tutti.

SELMA

 

Cara Selma,

   per molti versi, condividiamo la stessa politica di base. Se il femminismo si occupa di donne in carriera e di star dell’informazione e dei media, non di badanti e di cameriere allora al diavolo!

Però non credo che la vecchia divisione un po’ grezza – prediletta da alcune femministe della prima ora – tra le poche donne in carriera e il resto delle masse femminili, stia ancora in piedi. Il bilancio delle vite familiari può apparire come un disgustoso nuovo shampoo, però una quantità di madri moderne e un numero esiguo di padri hanno una mixtura abbastanza interessante come lavoro – che in parte trovano soddisfacente, perché mescolano la possibilità di uscire di casa e dalla famiglia e al tempo stesso avere del tempo per i figli.

Allora come possono le politiche di governo aiutare di più questa situazione? Si, è vero che il denaro extra a questo punto può aumentare il potere di contrattazione delle donne. Però vuole anche dire più soldi per i beni di consumo durevoli per la famiglia inglese della classe media, dove c’è già una moglie che guadagna, e invece sussidi più bassi per le donne più povere e i genitori ‘single’. Chiamatemi cinica, però è quello che sospetto sia la politica dei conservatori, ora.

Allora sì, siamo favorevoli ad un aumento dei sussidi per il lavoro di cura, però solo se anche gli uomini ne possono usufruire. Comunque vorrei vedere più servizio pubblico per i bambini, non luoghi di parcheggio per 12 ore al giorno, ma qualcosa di più flessibile nell’ordine dei Centri per Bambini per molto tempo pianificati dal Governo. Lo stesso per le comunità di accoglienza.

Per ultimo, visto che mi sento in vena di pronunciarmi personalmente in forma di manifesto, non si deve dimenticare che alla fine, tutte le forme del lavoro di cura dovrebbero dare diritto ad una forma di  pensione. LO SCANDALO DELLA POVERTA’ PENSIONISTICA DELLE DONNE, CHE IN GENERE HANNO SPESO LA LORO VITA IN LAVORI DI CURA PER GLI ALTRI E’ DURATO ANCHE TROPPO.

MELISSA

 

Cara Melissa,

  andare al lavoro per evadere da casa e dalla famiglia: possiamo accettare di vivere così? Perché negare che prendersi cura degli altri è la cosa fondamentale della vita? Indispensabile nelle relazioni e per la sopravvivenza umana. Però considerato NIENTE. Le donne danno tutto di sé, ma senza reciprocità e retribuzione.

Le divisioni di classe sono più forti che mai, purtroppo. Quello che è cambiato è il nostro modo di pensare ha finalmente un respiro internazionale. Le donne producono l’80% del cibo prodotto in Africa e il 60% di quello dell’Asia eppure ufficialmente risultano ‘economicamente non attive'. Anche se lavorano duramente ogni giorno per tutto il giorno, non esiste traccia di questo e nessuna paga. Deve stupirci se le donne rappresentano il 70% dei poveri del mondo?

Le donne del Venezuela ci indicano la strada. Sono riuscite ad introdurre l’art.18 nella Costituzione che ‘riconosce il lavoro in casa come attività economica che crea valore aggiunto e che produce benessere sociale ed economico.'  Le casalinghe hanno diritto alla ‘sicurezza sociale.‘ Questo include la pensione che tu proponi per donne e uomini che si fanno carico del lavoro di cura. Dobbiamo forse aspettare di essere vecchie? E non ci sono i soldi?

Pensa al budget per le spese militari che supera il trilione di dollari. 

A proposito delle donne in carriera che potrebbero spendere i sussidi per il lavoro di cura, per acquisti di beni durevoli – se il danaro è loro ne facciano quello che vogliono –

Gli uomini fanno la stessa cosa. L’esperienza però ci dice che nutrono i loro figli, li educano, etc.

SELMA

 

Cara Selma,

   sono completamente d’accordo con te sullo spreco criminale della guerra e sul fatto che milioni di donne nel mondo vengono descritte come ‘economicamente non attive ‘ E poi, va bene,  non aspettiamo di essere vecchie. Mi piacerebbe anche vedere salari migliori per molti dei lavori che le donne fanno, spesso come estensione del lavoro di cura. Anche se non mi so dare una risposta per il fatto che un avvocato può pretendere diverse centinaia di sterline all’ora per le sue (di lei o di lui) competenze – e una badante si può considerare fortunata se riesce a spuntare  £6,50 all’ora.

Mi sento in pericolo quando rischiamo di dimenticare una delle grandi tappe storiche del femminismo: il riconoscimento che le donne hanno un orizzonte più ampio del semplice accudimento della famiglia e della casa. Ricordi ‘ il problema che non si può nominare ‘: la descrizione di Betty Friedan delle casalinga depressa più di 40 anni fa? Il Femminismo non rivendicava il diritto per le donne di diventare delle schiave del salario. Il capitalismo ha distorto quel messaggio. Il Femminismo aveva messo in agenda il problema cruciale della realizzazione si sé.

E’ così terribile volere – aver bisogno – di spazi lontani dai lavandini pieni di piatti e dalla routine ripetitiva? Gli uomini non si sono posti questo tipo di domande per decenni, e le cose stanno cambiando lentamente solo ora.

Così insisto per il diritto delle donne di cercare significato oltre il lavoro di cura così estremamente importane. Guardare quello che fanno gli altri non può essere l’unico parametro per le nostre vite: in quel modo ci esponiamo sempre alla possibilità di sfruttamento.

Non penso di tratti di un problema di classe e nemmeno quello della donna in carriera. Penso di tratti di un problema umano.

MELISSA

 

Cara Melissa,

   temo che il femminismo debba assumersi la responsabilità di aver spinto le donne allo sfruttamento del lavoro fuori casa. Casalinghe e prostitute non erano sorelle ma ostacoli sulla via della liberazione.

Per anni le mie lotte con il femminismo sono state centrate sulla sottovalutazione del lavoro che le donne fanno durante la loro vita: con i figli, con i parenti disabili, con i vicini di casa, nei campi, nei tribunali a difendere i figli ( per i quali ci siamo ammazzate con lavori sottopagati quando erano piccoli ) dalle accuse della polizia razzista.

Il problema di Betty Friedan non soltanto non aveva nome- no, era ‘lavoro’. Le deputate del New Labour chiamano le madri single “disoccupate”.

Credi che accettando un salario, rischieremmo di essere istituzionalizzate nella casa?

Così non è stato in Norvegia e in Finlandia. Cerchiamo di avere un po’ di rispetto per i modi in cui le donne utilizzeranno il potere.

Dar valore al lavoro di cura, come abbiamo cominciato a Nairibi nel 1985 e a Bajuig, nel 1995, ottenendo il consenso delle Nazioni Unite a misurarlo e a valutarlo, è il primo passo al cambiamento radicale della divisione del lavoro nell’ economia.

Le cose sono cambiate. Le donne non vogliono essere istituzionalizzate come lavoratrici salariate o in nessuna altra categoria.

Vogliono che i loro figli siano qualcosa di più del ‘ lavoro in casa ‘

Se il lavoro di cura verrà riconosciuto, acquistiamo potere non per la carriera di poche, ma per quella che le donne del Venezuela chiamano “ un’economia di cura, al servizio degli esseri umani  e non il contrario “.

Gli uomini in Inghilterra hanno la settimana lavorativa più lunga d’Europa.

Non può essere la base per la liberazione dei padri. Dovremo smetterla di glorificare il lavoro degli uomini e invitarli invece a condividere il lavoro di cura. Se siamo sopravvissute noi che lo abbiamo sempre fatto, vuol dire che è il lavoro più civile del mondo.

SELMA

 


Melissa Benn
- scrittrice e giornalista. Ha scritto tra l'altro: Madonna and Child: Towards a New Politics of Motherhood
Selma James - fondatrice della campagna per il salario alle casalinghe nel 1972 e coordinatrice dello sciopero globale delle Donne. Ultimo suo libro: The Milk of Human Kindness.

 

traduzione dall'inglese di Sisa Arrighi