Il
silenzio di Vermeer di Donatella Bassanesi
La luce si
produce come una luce d'ombra, appartiene ad ombre, figure che ritornano,
revenant, evocazioni, fantasmi.
La ricerca di Vermeer sta nei rapporti tra luci ed ombre. Scrive Ungaretti (in: Invenzione della pittura d'oggi, in: L'opera completa di Vermeer, Milano, 1967): "difatti cercava la luce. Si veda com'essa vibri, per lui dai vetri, com'essa muova l'ombra, ombra della luce, ombra quasi impalpabile di ciglia mentre lo sguardo amato si socchiude, sguardo quasi - nel suo protrarsi nella memoria e nel desiderio - imitasse il segno dell'ombra". La ricerca della luce è ricerca dell'ombra che attraversa e diventa luce. La distanza dalla vita quotidiana avviene attraversandola, silenziosamente. Per questi silenzi la vita sospesa trapassa il suo tempo. In una lettera a E. Bernard, Van Gogh annota la tavolozza e le mescolanze presenti in Vermeer: "La tavolozza di questo strano artista comprende l'azzurro, il giallo limone, il grigio perla, il nero e il bianco ( ) riunire il giallo limone, l'azzurro spento e il grigio chiaro è in lui caratteristico".
Anche Ungaretti nota i colori. È colpito da quelli violenti, accecanti (i gialli, i rossi, gli azzurri, degli abiti, di un tappeto ). Come fossero sorgenti di luce. Meglio, sono colori che emergono purissimi, dallo spettro dell'iride. In questa coincidenza di luce e colore la vita sembra irrompere, ma è trattenuta in un tempo assoluto. Che sembra riassumersi in un colore assoluto, nell'assolutezza del colore: "Vermeer più che la luce ha trovato altro, ha trovato il colore, un colore vero, dato nella sua assolutezza di colore". Il giallo è "sulfureo", "si tratta di giallo invadente, di prepotenza del giallo": un giallo luce dirompente che si sprigiona dal colore degli abiti, dagli oggetti, non dalle atmosfere. Il rosso è "un rosso scarlatto, un rosso sangue, un rosso fuoco. Sono piume, lievi, furenti, piume che s'inquietano e s'agitano al minimo soffio".
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