Viola di mare



di Natalia Aspesi

 



«Le parole sono pericolose, il pregiudizio si fa con le parole, io quella parola la cancellerei dal vocabolario». La parola è, omosessualità. «Se è amore è amore, e basta, non c'entrano i sessi, non puoi fare distinzioni, questo sì questo no». Gianna Nannini ha accettato di fare la colonna sonora, bellissima, di Viola di mare di Donatella Maiorca, «perché è una grande storia d'amore, di felicità amorosa, fisica e spirituale che resiste a ogni discriminazione e sopruso: è troppo facile liquidarla con lo stereotipo, siccome sono due donne ad amarsi, è una storia omosessuale, lesbica, una passione proibita, uno scandalo e altre stupidaggini. Così si va avanti a infognare le persone nei ghetti che separano, che discriminano. Vedendo il film ho pensato al potere dell'amore e non ho mai pensato per un solo momento a dargli un'etichetta. La sua novità sta anche nel modo in cui Donatella svela l'incongruenza, la flessibilità, la confusione dei ruoli, che almeno nel tempo in cui il film si svolge assegnavano al maschio e alla femmina recinti invalicabili e inesorabili».

Tra le pietre e le casupole di un'isola siciliana della metà Ottocento, tra gente dura, disperata e superstiziosa, la bruna Angela vestita di nero s'innamora della bionda Sara vestita di bianco, e Sara di Angela. È un amore ovviamente impossibile non tanto perché degenere, ma perché rifiutando il marito che il padre (Ennio Fantastichini che dice «Io sono Dio!») le ha scelto, Angela gli disubbidisce, e le donne non hanno diritto di disubbidire, di avere una volontà.

Dice Nannini: «Ho scritto la mia opera rock su Pia de' Tolomei, per toglierla dal ruolo di vittima del marito, assegnatole anche da Dante nel V canto del Purgatorio. Volevo liberarla dalla costrizione al silenzio, con la mia voce restituirle la sua. In Viola di mare, anche Angela è una vittima, la vittima di un padre che con la violenza, la sopraffazione, l'umiliazione, cui gli dà diritto la virilità, vuole impedirle di essere quello che è, libera di decidere di sé, preferendola morta piuttosto che ribelle».

Femminile/maschile, racconta il film, non dipendono dal sesso ma dalla vocale finale del nome, se puoi andare all'osteria o devi stare chiusa in casa, «se hai potere o no, se comandi o ubbidisci, se eserciti la violenza o la subisci». Dice Gianna.

E infatti il padre tiranno cede all'ostinazione di Angela obbligandola, contro la sua volontà, a diventare Angelo: il paese farà finta di crederci per paura, il parroco acconsentirà perché ricattato, Sara e Angela/o potranno sposarsi in chiesa e amarsi, come donna e donna, purché gli altri per ipocrisia acconsentano a credere che si amino come donna e uomo. Non più figlia femmina disprezzata, ma figlio maschio e quindi erede, il padre cede a Angelo il comando: ma è interessante che Angela/o, vestita da uomo, con la libertà e il potere che spettano solo agli uomini, continui a sentirsi profondamente donna, una donna che ama un¿altra donna ed è da lei amata.

Sono emozionanti le scene in cui Valeria Solarino, di rara bellezza, e la graziosa Isabella Ragonese, s'intrufolano una nell'altra nude e appassionate.

Intanto nella fosca realtà italiana del 2009, il parlamento ha bocciato la legge che doveva condannare l'omofobia e basta accendere la televisione per trovare numerosi assatanati che sono ancora lì a discutere pro o contro gli omosessuali, mentre nelle strade gruppi di maschietti hanno ricominciato ad aggredirli.

«Gli aggressori sono persone che hanno paura della propria sessualità, e odiano chi invece l'ha accettata. Sono persone istigate da una sempre più forte rozzezza culturale che li costringe a temere tutto ciò che non conoscono, gli stranieri, le donne e appunto i gay: e questo più al Nord che al Sud, dove sono più abituati alle contaminazioni. È grave che la legge contro l'omofobia sia stata bocciata, ma una legge non basta, ed è anche grave che il Vaticano continui a occuparsi più di sesso che di spirito. Film come Viola di mare possono aiutare la gente almeno a riflettere e forse a capire».

 

Da Repubblica 19-10-09