Cara Floriana, condivido gran parte di quanto hai scritto e sottolineo in particolare, sperando di contribuire al dibattito: - la necessità di assumere il paradigma della cura come il fondamento della società, una cura che non è solo quella di malati, anziani, bambini, ma è cura del mondo, dell'ambiente, dei rapporti; ora siamo ben lontani da questo al punto che si sono tagliati e si tagliano i fondi alla sanità, considerandola un settore produttivo esattamente come ogni altro; ma "produrre" salute non è come produrre salsiccie. Per non parlare della cura dell'ambiente che non entra seriamente nell'agenda politica nè in quella economica. Ora questi nodi sono venuti al pettine. Chissà se c'è una relazione tra l'elevato tasso di inquinamento della pianura padana e la diffusione dell'epidemia proprio qui. - la centralità del corpo, negato dalla realtà virtuale e anche stravolto e stressato dai ritmi di lavoro disumani, soffocato e ammalato dall'inquinamento; sottoposto a negazioni come quella dei ragazzi che passano ore immobili a giocare on line (esistono cliniche dove curano la videodipendenza e ri-abituano i ragazzi a cibarsi e dormire regolarmente); sollecitato all'estremo dai continui spostamenti, dai viaggi intercontinentali di turisti e manager che percorrono il pianeta in ogni direzione e in massa. - il contrappasso di un virus, "regale" come bene dici tu, che travalica invisibile i confini e i muri, attacca coloro che "vivevano sicuri nelle loro tiepide case" e che hanno voluto - e vogliono - difendersi dalla "invasione" dei migranti. Invece le vite di noi europei sono state stravolte da una invasione invisibile arrivata negli aereoporti, non nei porti e gli ingressi sono stati vietati proprio a noi. Concludo con due paradossi
10-03-2020
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