I pericoli dello stato d’eccezione

Ornella Bolzani


 

 

Un testo del secondo secolo d.C., sostiene che l’uomo “sacro” è colui che il popolo ha giudicato per un delitto e non è lecito sacrificarlo, ma chi lo uccide non sarà condannato per omicidio. Sacro deriva dalla parola indoeuropea ‘separato’, quindi escluso, meno di umano: uccidibile. E’ la vita naturale (zoè ) secondo Aristotele, che si contrappone a (bios) vita qualificata. E’ la nuda-vita di Hanna Arendt che si contrappone a vita politica (bios politikon). Sacro è il vivente giudicato assassino, uccidibile ma non sacrificabile (cioè senza il rituale della morte), quindi se la vita è sacra in sé, ciò equivale a dichiararla colpevole in quanto tale. Questa è la colpa originaria che fonda la violenza originaria del diritto e quindi la nuda vita è portatrice del “bando sovrano”. Nel senso che al sovrano spetta il monopolio di poter “bandire”, cioè espellere, e può sospendere il diritto, l’ordinamento giuridico in vigore da lui stesso emanato ma… solo nello stato d’eccezione.

Esso segna il limite fra il dentro e il fuori dell’ordinamento giuridico. L’eccezione secondo Giorgio Agamben, è il taglio liminare tra natura e cultura. Se l’eccezione è una situazione esclusa dalla norma generale, diventa una specificazione dell’esclusione. E poiché ormai lo stato d’eccezione (cioè la sospensione momentanea della legge) è diventato, negli stati moderni di diritto, una normalità di governo, esso diventa esclusione inclusiva.

Anche Hannah Arendt ne Le origini del totalitarismo mostra come lo Stato-nazione abbia bisogno di espulsioni ricorrenti per legittimarsi e purificarsi delle propria eterogenità (v. lo Stato di Israele, il muro che avanza e occupa territorio e i campi profughi: pulizia etnica).

Agamben, sviluppa in Homo sacer sia il termine di bio-politica di Michel Foucault per spiegare l’entrata della vita naturale nello Stato che le analisi di Hannah Harendt nella “Condizione Umana” sul processo che porta la vita biologica come tale ad occupare progressivamente lo spazio pubblico della società moderna. Questa analisi del bio-politico Agamben la trasporta nel campo di concentramento. Gli ebrei colpevoli in quanto ebrei, gli zingari colpevoli in quanto zingari, gli oppositori politici, i dementi, gli handicappati e tutti coloro che potevano inquinare la razza ariana, diventano sacri, quindi uccidibili e il campo stesso è lo spazio biopolitico per eccellenza dove si mostra la sacertà della vita. La quale diventa sacra, cioè nuda vita, ripeto, solo nell’eccezionalità, nella sospensione del diritto dove può intervenire il bando sovrano. E finchè funzionera ancora il paradigma che discrimina zoè, cioè “separato”, spogliato di ogni diritto e bios politicamente qualificato, il campo invece di diventare una anomalia storica terribile e superata, rappresenterà il vero nomos ordinatore della nostra società.

Ma se quello che doveva essere uno stato d’emergenza diventa normalità delle cose e una normalità di governo che influisce sulla politica nazionale e globale, allora gli equilibri delle istituzioni democratiche non possono più funzionare. Se la politica non coglie le trasformazioni che hanno svuotato i vecchi paradigmi interpretativi della realtà, non potrà più occuparsi dei problemi umani ed è destinata ad una decadenza irreversibile. E con lei anche l’ordinamento giuridico che per salvarsi e non decadere usa la violenza – “violenza conservatrice del diritto minacciata dalla violenza creatrice del diritto” (Benjamin) – nel senso che la violenza creatrice suggerisce nuovi diritti, come, ad esempio, nelle lotte di classe o scioperi generali che vogliono rivoluzionare i rapporti di lavoro e non adattarsi a qualche concessione. Che è cosa diversa dalla retorica della ‘compostezza’ e ‘moderazione’ degli attuali scioperi, bandiera portante del pensiero unico.

Hannah Arendt in Le origini del totalitarismo, evidenzia la discriminazione tra vita politica degna di tutele e nuda vita senza garanzie, e suggerisce, come antidoto al nazionalismo, la vita pubblica della polis greca. Judith Butler però sostiene che mentre nella polis greca erano la razza e la classe a determinare questa discriminazione, nella modernità è la nazione che rappresenta la legittimità politica. La soglia, il confine che stabilisce il dentro-fuori di Agamben, è la soglia, il confine, sempre in spostamento, dello stato moderno che definisce chi può attraversarlo e chi non può.

Dalle pagine stupende di H. Arendt dedicate alle migrazioni forzate e alla fine dell’illusione dei diritti umani: “Gli individui costretti a vivere fuori da ogni comunità sono confinati nella loro condizione naturale, nella loro mera diversità pur trovandosi nel mondo civile (…) il loro distacco dal mondo la loro estraneità sono come un invito all’omicidio, in quanto la morte di uomini esclusi da ogni rapporto di natura giuridica, sociale e politica, rimane priva di qualsiasi conseguenza per i sopravvissuti”.

Se quindi è la cittadinanza, non l’appartenenza al genere umano, - che si ritrova nell’espressione 'diritto umano' - a stabilire l’esistenza sociale, ciò significa che la perdita della cittadinanza, come avviene per i profughi e i migranti forzati, espone all’omicidio anche nei nostri stati di diritto.

Questo lo avevano capito le femministe rivoluzionarie che per quasi due secoli di lotte hanno sempre dato la priorità alla conquista dei diritti di cittadinanza.

L’esempio più calzante dei pericoli della perdita della cittadinanza parte da Lampedusa e si ripete da allora in tutti i porti dove in questi anni legislazioni scellerate frenano le operazioni di soccorso.

In fondo al Mediterraneo e ai confini degli stati europei e anche oltre sta scritta la pagina più luttuosa della democrazia.

Per Butler la categoria dei senza-stato non si limita solo a chi varca una frontiera, ma anche a coloro che sono spossessati all’interno di uno stato perche non rientrano negli standard di umanità occidentali. Agamben si chiede, facendo tesoro di queste considerazioni di Arendt e Butler, se non sia la categoria di rifugiato che annunci la crisi del bio-politico fondata sull’eccezione escludente.

Nei campi profughi, nei CIE e in quelli venuti dopo con altre sigle, in tutti i centri di detenzione, come a Guantanamo (nel 2017 si è prorogata la chiusura di 25 anni), dove la legge e i diritti sono sospesi la Sovranità viene reintrodotta, e seguono azioni illegali compiute in nome della sicurezza, venendo meno anche ad accordi internazionali.

Viene deciso in via preventiva chi deve essere protetto e chi vada escluso da ogni visibilità. Chi deve vivere e chi deve morire, quali morti vadano vendicate e chi ha diritto a un pubblico cordoglio . Ricordate la storia di alcuni anni fa della convivente di un soldato morto a Nassiriya a cui sono state negate condoglianze pubbliche, perché l’unione era fuori dal matrimonio?

Ecco a quali pericoli si va incontro con lo Stato d’Eccezione.

 

Ai tempi del Covid19 i pericoli sono dilagati: Non si può prevedere la fine dei contagi, né avere le misure mediche e i mezzi di protezione preventiva. Le strutture sanitarie sono allo sfinimento del personale medico e di assistenza. Le disposizioni governative per frenare il contagio sono arrivate tardi essendo difficile valutare la gravità del caso. La rabbia cresce e sta già trasformandosi in violenza perché cresce anche la fame: al Sud le casse di un supermercato sono state prese d’assalto e sembra che la mafia prenda in mano la situazione.

Ovviamente anche le donne sono incluse nella categoria dell’esclusione inclusiva.

Per questo quando si parla di forza necessaria per reagire, non pensarla in astratto ma cercare di studiare quali forme di resistenza e d’azione possano avere un margine di possibilità concreta per destabilizzare il potere, la cui sovranità, in una realtà in continua emergenza, agisce fuori dalle regole del diritto, sdoganando e legittimando la violenza di chiunque a briglia giudiziaria sciolta, eserciti il proprio arbitrio sanguinoso. Come non pensare ai pestaggi delle forze di polizia, avvenuti tempo fa, nella palestra Diaz di Genova, o tutt’ora nelle carceri e per strada dove giovani drogati o solo sospettati tali sono massacrati di botte. E ancora dello smantellamento brutale dei campi rom per non parlare delle violenze e degli stupri subiti da tutte le donne nei centri di detenzione libici.

Al pari delle altre classi escluse noi donne siamo nuda vita, vulnerabili, uccidibili.
Il femminicidio ne è la tragica testimonianza.
Fine della democrazia.

A chi e a cosa serve lo Stato d’eccezione? Serve alla classe dominante economica comandata dal profitto e a quella politica, ormai schiavizzata dalla prima, a depistare la paura e l’insicurezza per l’aumento esponenziale delle disuguaglianze e della povertà cresciute a dismisura nell’illusione di una crescita inarrestabile. Le disuguaglianze sono la conditio sine qua non dello sfruttamento del sistema capitalistico, senza quelle non c’è profitto, responsabile della distruzione dell’equilibrio biogenetico del pianeta, cioè l’equilibrio tra persone, animali, batteri e virus. Piante, animali, acque e tutte le specie sono in pericolo di metamorfosi e questa diffusione del Covid19 cosa significa se non una lezione che ci dà il pianeta per smettere di distruggere la ricchezza della biodiversità della natura da cui dipende la nostra vita?


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