Il linguaggio dell'inconscio
di Olga Borghini
 

 


E' uscito da poco il bel libro di Lea Melandri "Una visceralità indicibile" La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne negli anni Settanta, Edizioni Franco Angeli e Fondazione Badaracco, Milano, 2000, parte di una collana che si appoggia a un lavoro d'archivio che attinge all'archivio storico del femminismo, di proprietà della Fondazione Badaracco, che è parte, insieme agli Archivi dell'Unione Femminile Nazionale, degli Archivi Riuniti delle Donne a Milano.

"Può sembrare un malinconico ripiegamento della memoria" si legge nell'intestazione, ma "se l'oggetto sono le voci del femminismo degli anni Settanta, la pubblicazione di documenti, scritture personali e collettive, edite e inedite, diventa un modo per continuare a scavare in una "preistoria" della condizione umana, sempre attuale e in gran parte da riscrivere".

Il progetto di raccogliere e rileggere i documenti relativi alla "pratica dell'inconscio" nel movimento delle donne in Italia, con riferimento all'ambito milanese in cui è nata (1974- 1975), nasce dall'interesse di ricostruire alcuni degli aspetti più originali del movimento femminista, ossia quel retroterra di pensieri, fantasie, spinte affettive che hanno mosso le donne, spesso a loro insaputa, e che possono emergere soltanto da una attenta rilettura. Il volume vuole interrogarsi sul perché, di tutto questo materiale di vita, non si riesca a fare cultura, a restituirlo alla storia, ai suoi saperi, alle sue istituzioni.

Perché il privato, dopo aver ottenuto un suo posto legittimo sulla scena politica negli anni Settanta, si è eclissato rapidamente per ricomparire, trasformato in spettacolo, sugli schermi televisivi, nelle rubriche e nelle immagini di consumo?

Alle volte, è solo ripercorrendo all'indietro il cammino già fatto che possiamo scoprire ragioni nuove e diverse da quelle che ci siamo date. Per fare questo è stato necessario partire da scritture e documenti. "Ma una volta fatta la scelta dei testi da pubblicare" scrive Lea Melandri nella nota introduttiva "mi è sembrato che la natura particolare di un pensiero nato nella collettività... richiedesse un altro modo di procedere.
Di qui è venuta la decisione di trasferire il lavoro di ricerca già fatto, in un corso da tenersi presso l'Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano...
".
Il corso Autocoscienza e pratica dell'inconscio nel femminismo italiano degli anni Settanta, ha occupato due anni, il 1996 e il 1997, e dai suoi incontri ha cominciato a prendere corpo l'idea di questo libro, composto e articolato sui diversi piani della riflessione individuale e collettiva, della parola e della scrittura, della storia presente e passata.

Una raccolta antologica, infatti, non sarebbe bastata di per sé a far capire che cosa siano state, nel movimento delle donne, l'autocoscienza e la pratica dell'inconscio, cioè i momenti più creativi di una riflessione collettiva legata al vissuto personale e alle tematiche del corpo. L'ingresso nella vita pubblica, il bisogno di contare, di occupare posti di potere, sembra aver operato, a partire dagli anni Ottanta, un capovolgimento rispetto all'esperienza del decennio precedente, che aveva focalizzato l'attenzione essenzialmente sulla storia personale, sul "sé" visto nella sua complessità culturale, psichica, biologica.

Ma a una più estesa presenza pubblica delle donne, non sembrano aver di fatto seguito quei cambiamenti delle strutture e dei modelli portanti della civiltà dell'uomo che gli inizi del femminismo avevano fatto sperare, a meno che non si confonda la radicalità di un progetto femminista che ha messo in discussione entrambi i ruoli sessuali con i segni di "femminilizzazione" che attraversano oggi alcuni ambiti della cultura maschile. Pensare, dunque, all'esperienza basata sul corpo e sul vissuto come ad una "fase" che avrebbe poi dovuto essere superata, ricalca una dialettica nota, quell'impianto dualistico che avremmo dovuto mettere in discussione.
Un'ulteriore spinta alla rilettura viene perciò dal bisogno di capire quali ostacoli, desideri, fantasie ha incontrato la pratica del primo femminismo, che aveva inteso prendere le distanze da tutte le contrapposizioni dualistiche.

È la storia recente del femminismo che, confrontata con due secoli di battaglie suffragiste, potrebbe darci qualche chiarimento sul perché le donne abbiano preferito attestarsi sul versante della cittadinanza sociale, estendendo alla vita pubblica quelle competenze acquisite nel privato.
Nella storia dei gruppi, nelle discussioni pubbliche, nei manifesti di rivendicazione e nelle riflessioni delle donne che si susseguono in questo volume, si colgono spinte di segno opposto, verso il cambiamento e verso la conservazione e bisogni, contraddittori, di uscire dal ruoli tradizionali e, al tempo stesso, di rimpossessarsene.

Se il femminismo esercita la sua attrazione, oggi come allora, facendo leva proprio sulle contraddizioni personali, nella speranza di poterne fare una elaborazione culturale e politica, questo libro può essere uno strumento valido perché in grado di esaltare la connessione, operata dalle donne, di piani apparentemente contrapposti dell'esperienza e riempirla di nuovi significati, utili all'interpretazione di una realtà, quella odierna, in cui gli argini tra pubblico e privato, intimità e vita sociale, formazione individuale e cultura di massa sembrano caduti, frantumati dentro le schermate virtuali che i media inscenano con sempre maggiore spregiudicatezza. Il sé, ridotto a puro schermo, ha bisogno, oggi più che mai, di tutto questo patrimonio di intelligenza collettiva prodotto allora.

I saperi delle donne intorno alla nascita, ai rapporti originari, alla sessualità sono preziosi in questa fase di "crisi epistemologica" dei soggetti, e ripercorrerli significa anche poter uscire da un emancipazionismo che, limitandosi a rivisitare in positivo la differenza del proprio sesso, ha recuperato aspetti "tradizionali" di genere, schiacciando le donne in quel prolungamento del ruolo materno che ne esalta la capacità riproduttiva, la cura, la sapienza relazionale.

La raccolta invita, dunque, a trovare un linguaggio per parlare dell'interiorità, del corpo, della sessualità e dei sogni, riconsiderando l'importanza delle relazioni tra donne, quel "pensare insieme" che ha consentito alle donne di acquisire e comprendere zone sempre più ampie d'inconsapevolezza.

Un patrimonio generoso che ci aiuta a capire cosa è avvenuto nel breve tratto che ha percorso il femminismo e dove esso abbia ripetuto, anziché rinnovare, strade già note. Buona lettura!