Cristina Mangia, Sabrina Presto, Scienziate visionarie Angela Giannitrapani
Scienziate visionarie è un libro vivace. Certo, non sembra congruo definire vivace un libro serio quale questo è. Ma le vite e l’impegno delle dieci donne cje lo compongono sono così vividi da suggerirmi quell’attributo. Inoltre, le autrici stesse sono ricercatrici e questo ne intensifica la vitalità. Cristina Mangia è ricercatrice al CNR presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del clima di Lecce; Sabrina Presto è ricercatrice al CNR presso l’Istituto di Chimica della Materia condensata e di Tecnologie per l’Energia di Genova. Definite così, si potrebbe temere che abbiano rappresentato le scienziate in termini strettamente scientifici e tecnici ma non è così. Pur non togliendo nulla ai profili professionali, che risaltano in una scheda iniziale che le presenta, le autrici sottolineano le azioni e l’impegno che le dieci donne hanno offerto al mondo intrecciandoli con la loro vita. Biografia, ricerca e attivismo nella realizzazione dei loro progetti sembrano un unico magma umano che le autrici hanno non solo esplorato e conosciuto ma anche penetrato con sensibilità e empatia. Ne escono dieci figure a tutto tondo che ci guardano dalle loro foto e si presentano a noi in tutta la loro interezza professionale, umana e sempre proprio sempre, di attiviste. Infatti, nella loro ricca diversità, hanno un denominatore comune: i loro progetti di ricerca partono dallo stimolo profondamente sentito di collegamento con l’ambiente e le condizioni umane. E dunque, anche se la carrellata prevede un buon numero di americane include anche un’inglese, una canadese, una giapponese e una keniota. L’arco mondiale è ampio e diverso e tutte sono legate al loro territorio; da lì contribuiscono non solo a preservarlo ma a mandare i risultati delle loro ricerche nell’emisfero opposto. Non manca, alla fine, un tributo all’italiana Laura Conti, medica e poliedrica ricercatrice guida dell’ambientalismo scientifico. Le autrici ammettono quanto sia stata difficile la selezione di solo dieci donne: “Abbiamo scelto quelle che risuonavano più strettamente con le questioni che affrontiamo ogni giorno nel nostro lavoro : dalla responsabilità scientifica alla gestione del rischio in aree contaminate, fino al coinvolgimento delle comunità locali nelle ricerche sull’ambiente e la salute”, come dicono nell’introduzione. Infatti, queste dieci scienziate sono anche attiviste e la commistione del loro laboratorio con il territorio esterno e i gruppi di persone civili con le quali manifestare per la difesa della salute personale e ambientale ne fanno una speciale categoria di scienziate. Escono dalle università e dai loro laboratori per invadere le strade e i presidi di lotta portandosi dietro il frutto delle loro ampolle di sperimentazione e riportando in quelle ampolle campioni di territorio. Scienziate-attiviste che lottano e dimostrano il loro sapere per difendere la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, con particolare attenzione alle differenze di genere; per difendere madri e figli contaminati; per lottare contro i grandi interessi e i colpevoli silenzi istituzionali e aziendali. Una scienza non richiusa, non comoda o in cerca di riconoscimenti prestigiosi ma una scienza umile e tenace, onesta e profondamente impegnata nell’umano. In questo senso visionaria, perché da una osservazione fuori dai canoni, da una testimonianza, dalla raccolta attenta di sintomi trascurati altrove torna in laboratorio e ricerca, sperimenta: “Chiudete i vostri occhi, perché quello è il posto migliore dove trovare la visione [di un mondo sostenibile]. Siate irriverenti verso il pensare comune. Vale la pena di pensare in un modo diverso, come se ci importasse davvero e potessimo fare la differenza”, così ci dice Donella Meadows che apre la carrellata e ha ispirato il titolo del libro alle autrici-ricercatrici. E, a partire da lei, si susseguono la scienziata nelle fabbriche dei veleni o quella che vuole rivoluzionare la sanità pubblica o quella che scende in campo con le madri di Love Canal o chi sottolinea il potere della simbiosi o chi fa ricerca tra le foreste o quella che pianta alberi. Tutte hanno in comune questo entrare e uscire, questo andirivieni che le fa scienziate del mondo e nel mondo, impreviste, innovative, inequivocabilmente donne-scienziate. Nella intensa prefazione Sara Sesti, già autrice con Liliana Moro di Scienziate nel tempo- ed Ledizioni, dice: “Ovunque abbiano avuto la libertà e il potere di farlo, le donne si sono sempre occupate di scienza intesa come conoscenza della natura, partendo prima dall’osservazione, dalla deduzione, dal calcolo e successivamente, con la rivoluzione di Galileo, anche dalle misurazioni, dagli esperimenti e dal metodo”. E su questo libro conclude: “Scienziate visionarie è un testo nato non “solo” per informare, ma anche per riflettere sull’impatto che possiamo avere sul mondo quando ci impegniamo per la conoscenza e il cambiamento […] per arrivare a una scienza più umana”. Mentre le autrici, ispirate dalle ‘loro’ scienziate ad una visione oltre i numeri, oltre i dati, oltre i modelli e di un pianeta interconnesso sul piano ambientale e sociale, viaggiano tra visione e scienza con la zattera che le esperienze e il messaggio di queste dieci donne hanno loro offerto. Ma questo libro ha calcato anche le scene. Maria Eugenia D’aquino, direttrice artistica di TeatroInMatematica-ScienaInscena e presidente di Pacta dei Teatri –Milano da tempo mette sul palco le donne di scienza dando loro voci e corpi. Porta in giro per l’Italia il suo format fino ad entrare anche nelle scuole, dove determinante è soprattutto per le studentesse avere la rappresentazione di un possibile futuro professionale nel campo scientifico, dove ancora l’immaginario femminile fatica ad includerlo. Suggerisco, infine, di vedere o rivedere lo stimolante e ricco incontro con Cristina Mangia e Sabrina Presto, e con le letture di Maria Eugenia D’aquino, alla Libera Università delle Donne del 28 Gennaio 2025 nell’ambito della rassegna Andar leggendo, dove il coinvolgimento e l’entusiasmo escono dalle pagine, si concretizzano nelle voci delle autrici e coinvolgono tutto l’uditorio. Il link qui di seguito: https://www.youtube.com/watch?v=rkKR-b1VW1w
Cristina Mangia e Sabrina Presto
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