Perché le donne italiane sono fuori dal mercato del lavoro 
      di Emma Wallis 
       
       
      L’economia è uno dei grandi temi  delle prossime elezioni nazionali in Italia. Qualcuno si sta chiedendo, in  particolare, perché questo paese ha uno dei tassi più bassi di impiego  femminile nell’Unione Europea. Perché tanta disoccupazione femminile in uno dei  paesi più sviluppati d’Europa?  
      L’Italia ha praticamente la  percentuale più bassa di occupazione femminile nella UE: solo il 46% delle  donne italiane ha un lavoro, e la percentuale è persino inferiore nel sud del  paese.  
         
      La Ministra italiana per gli Affari Europei, Emma Bonino,  crede che portare occupazione alle donne aiuterebbe a rivitalizzare l’economia  del paese: “Abbiamo circa sei milioni di donne che non hanno accesso ad un  impiego o hanno smesso di cercarne di uno.”, ha detto al programma World  Service's Analysis della BBC, “In qualsiasi paese, se hai sei milioni di uomini  fuori dal mercato del lavoro sarebbe un’emergenza. In Italia hai sei milioni di  donne e, apparentemente, si pensa che sia normale.” Lo stato dell’economia sarà  probabilmente una delle istanze chiave delle elezioni che si terranno tra pochi  giorni. 
       
      L’economista italiana Fiorella Kostoris dice che l’attuale stato di  insufficiente crescita significa che ci vogliono molte più donne al lavoro. I  lavori ci sono, ma l’offerta non risponde efficacemente alla domanda perché le  donne non sono viste come buone candidate per i posti disponibili.      “Mettiamo che ci fosse una lotta contro la discriminazione  verso le donne, in particolare al sud, allora ci sarebbero richieste per  esse.”, aggiunge, “E ci sarebbe un rifornimento, per via della disoccupazione  femminile.” Kostoris arguisce che solo poche centinaia di migliaia di donne  lavoratrici in più potrebbero aumentare il PIL del paese dell’1%, perciò i  restanti oltre cinque milioni farebbero un’enorme differenza. Non è sufficiente  creare nuovi posti o aprirne alcuni alle donne che sono già istruite e vogliono  lavorare: “La segregazione esiste. E se si mantiene questo livello di  segregazione allora è probabile che non ci saranno impieghi per le donne.”,  dice Kostoris, “Potrà essercene qualcuno per le donne non istruite, ma non  dimenticate che in Italia le donne sono più istruite degli uomini.” 
 
Per capire come introdurre queste donne nel mercato del  lavoro, è importante capire perché sono disoccupate. Di solito, le donne sono  assenti dalla forza lavoro per avere bambini, ma l’Italia ha pure un tasso di  natalità eccezionalmente basso. 
 
“In Italia le responsabilità familiari e domestiche ricadono  quasi completamente sulle spalle delle donne.”, spiega Mariella Zezza di Rai  News, che manda in onda un programma sul ruolo delle donne italiane nella  società. Poiché “famiglia”, in Italia, si riferisce alla famiglia estesa,  persino donne senza figli rinunciano a cercare lavoro per fornire assistenza a  parenti anziani. Le ricerche mostrano che una donna italiana tipo dedica cinque  ore al giorno alla casa, mentre l’uomo ne dedica una. “Le donne hanno figli  quando si sentono in grado di aver cura di se stesse. Le donne che sono  preoccupate per il loro futuro non avranno bambini, perciò dobbiamo spezzare  questo circolo vizioso.”, aggiunge Zezza, “Dobbiamo portare i nostri politici a  pensare non solo alle donne, ma alla famiglia nel suo complesso. Dovremmo  offrire detassazioni alle donne, e lo stato dovrebbe riflettere su di cosa le  madri lavoratrici hanno bisogno. Si potrebbero costruire più asili nido, per  esempio.” Zezza dice anche che nei media italiani dominano le immagini di donne  scarsamente vestite e di ragazzine che ballano. Lei pensa che questi stereotipi  debbano cambiare, per incentivare l’impiego femminile, magari mettendo in luce  le scienziate italiane vincitrici di premi, o le magistrate che combattono la  mafia. 
 
Nel frattempo, la signora Bonino sta cercando di far  pressione sulle compagnie, e sull’emittente radiotelevisiva nazionale Rai,  affinché ci siano più donne nei Consigli d’amministrazione, per sollecitare un  cambiamento anche dall’alto verso il basso. Attualmente, a rivestire posizioni  manageriali, vi è solo il 5% di donne. Tuttavia, il cartello industriale  italiano, la Confindustria, ha di recente messo una donna al proprio timone e  questo, assieme al fatto che altri paesi del sud Europa sono cambiati, dà  speranza a Bonino: “La Spagna ha cambiato corso, mostrando che ciò può essere  fatto.”, dice, “Persino la Grecia ha maggior accesso al mercato del lavoro per  le donne. E’ importante che le donne capiscano che cosa sta succedendo loro, e  prendano forza per dire pubblicamente che ciò è inaccettabile. Altrimenti,  nessuno garantirà loro un bel niente.” 
         
    per BBC News 
    trad. Maria G. Di Rienzo 
    16-04-2008 
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