Water
di Sara Sesti

 

 

Con questo film, la regista indiana Deepa Metha ha completato la trilogia di Fire, Earth e Water (“Fuoco”, “Terra”, “Acqua”) che ha messo in scena le piaghe e le contraddizioni della società indiana.

Più volte minacciata di morte dagli estemisti Indù, Deepa Metha ha "osato toccare" in Water la sacra immagine della vedova rinchiusa nell’ashram: la vita di milioni di donne indiane, spesso spose bambine che, fino alla fine degli anni Trenta, alla morte del marito impostogli dalla famiglia avevano tre scelte: bruciare sul rogo assieme all' “amato”, chiudersi in un ashram e vivere di prostituzione ed elemosine o sposare il fratello minore del defunto, se questo aveva un fratello.

L'azione si svolge nel 1938. L'India è ancora una colonia e il Mahatma Gandhi sta iniziando la sua ascesa (verrà assassinato dieci anni dopo). La piccola Chuyia, rimasta vedova a 8 anni, viene mandata nella casa che ospita le vedove Indù costrette a vivere in eterna penitenza.

L'energia della piccola avrà un grande effetto sulle donne che abitano nella casa. Rinchiuse a venerare il dio Krisna e la memoria del marito morto, sopravvivendo di elemosina, subendo il disprezzo di tutti, mangiando una sola volta al giorno, ma pregando sei.

Una didascalia alla fine del film testimonia che "nel 2001 sono state censite 34 milioni di vedove; quasi la metà di queste vivono ancora negli ashram, in condizioni di totale degrado, e secondo regole stabilite da leggi religiose 2000 anni fa"

1-11-2006