Welcome

di Sara Sesti

 

 

Welcome di Philippe Lioret è un film terribilmente bello. Vincitore del Festival di Berlino '09, racconta una storia di amori e solitudini nella Calais invasa da immigrati irregolari.

Il giovane curdo Bilal (Firat Ayverdi) ha attraversato l'Europa da clandestino nella speranza di raggiungere Mina (Derya Ayverdi) la sua ragazza da poco emigrata in Inghilterra.

Arrivato nel nord della Francia, capisce che la sua unica possibilità è tentare di attraversare la Manica a nuoto.

Alla piscina comunale, dove va per allenarsi, fa amicizia con Simon (Vincent Lindon), un istruttore in piena crisi coniugale, che decide di aiutarlo in questa impresa all'apparenza irrealizzabile.

Opera politica, ma anche sentimentale, si costruisce su dettagli ironici, dolci, feroci e dolorosi. L'amore muove il film e i personaggi, eppure è l'odio del pregiudizio e della paura a farsi sentire, a devastare le vite già pericolanti di tutti.

Diretto magnificamente, scritto ancora meglio e interpretato alla perfezione, è impossibile rimanere indifferenti.


12-12-09


Nè buoni nè cattivi ma gente molto sola

di Curzio Maltese

Benvenuto Welcome. Arriva in Italia il film vincitore a Berlino e campione d'incassi in Francia, dove ha influenzato il dibattito politico sull'immigrazione clandestina.

È difficile che da noi provochi le stesse conseguenze. Non soltanto perché non si tratta di una nostra storia d'immigrazione. Magari. Chissà quando il cinema italiano riuscirà a produrre un'opera altrettanto matura sul più importante problema dell'epoca.

Ma soprattutto perché la discussione sui clandestini da noi è precipitata in tali abissi di miseria morale, politica e giuridica che nulla sembra in grado di risollevarla a un grado di civiltà. Tantomeno un'opera d'arte, un film o un libro, insomma qualsiasi cosa non sia chiacchiera televisiva.

La storia di Welcome nasce dall'amore di due adolescenti. Stavolta Romeo e Giulietta sono curdi, separati non soltanto dalle famiglie, ma anche da una guerra e da quattromila chilometri. Per amore di Mina, Imail, ragazzo curdo che sogna di diventare un calciatore del Manchester United, attraversa tutta l'Europa.

Alla fine arriva a Calais. Gli resta soltanto la Manica per raggiungere il suo sogno. Senza permessi e senza soldi, Imail si mette in testa di attraversarla a nuoto.

Trova l'aiuto, dapprima diffidente, poi sempre più appassionato, di un istruttore di mezza età, Simon, appena lasciato dalla moglie. E la storia diventa quella fra un vero padre e un vero figlio, che non sono padre e figlio.

Non è un film di buoni e cattivi. È un film di uomini e donne soli, gente comune e migranti, poliziotti e vicini di casa, burocrati e commercianti, né buoni né cattivi, ma deboli e piccoli di fronte a un sistema che ha deciso di usare le paure e l'alibi della sicurezza come nuova forma di controllo autoritario della società e degli individui.

Degli altri, di quelli che arrivano nelle stive delle navi, ma soprattutto dei propri cittadini. Un sistema forte, razionale, gelido, fondato sull'egoismo e in fondo condiviso da vittime e carnefici, entrambi occasionali. Un mondo in cui l'amore folle di due ragazzi e la complicità affettuosa di un uomo diventano atti eversivi, pericolosi.

Sentimenti forti, roba da clandestini. Non è naturalmente soltanto il tema a fare di Welcome un bel film. Philipe Lioret è uno dei migliori registi francesi, già collaboratore di Robert Altman, ispiratore di The Terminal di Spielberg, ed è un maestro nelle scene sull'inferno del porto di Calais.

La scrittura è perfetta ed è difficile trovare un aggettivo adeguato all'interpretazione di Simon da parte di Vincent Lindon, divenuto nel tempo uno dei più straordinari attori europei.

È quasi impossibile uscire dalla sala di Welcome con le stesse idee sull'immigrazione che si avevano prima. Gli elettori leghisti sono avvisati.

 

 

da Repubblica del 10-12-09