Maschi, perché uccidete le donne?


Frida Khalo

 

«Non è vero e non ci credo». «La nostra epoca ridà legittimità alla guerra, nella famiglia fioriscono violenza e sopraffazione». «La nostra cultura è patriarcale». Non è immediatamente facile trovare spiegazioni al dato reso noto una settimana fa dal Consiglio d'Europa: la prima causa di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni, nel mondo, ma anche in Europa, è l'aggressione violenta da parte dei loro compagni di vita. Lo afferma una ricerca del neonato "Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere".


 

Gli uomini non sanno stare in coppia
Daniele Zaccaria



Perché picchiamo, violentiamo e spesso assassiniamo le donne? Perché lo stimato chirurgo, il proletario senza avvenire, la celebre rockstar e l'anonimo impiegato, si assomigliano in modo così sinistro quando si tratta di elargire randellate alla propria compagna-amante-consorte?

Proviamo a dare una risposta schematica: gli uomini uccidono le donne perché sono fisicamente più forti. Perché, stricto sensu, possono permetterselo. Il ragionamento in teoria funziona, ma non rende ragione di un fenomeno che per molti aspetti trascende il mero "stato di natura" e chiama in causa lo sviluppo storico e l'organizzazione delle civiltà complesse.

Aggiungiamo allora un elemento culturale: gli uomini uccidono le donne perché lo hanno sempre fatto, legittimati da una società concepita e governata dai maschi, i cui tempi venivano scanditi dal metronomo dolente della discriminazione, dall'esclusione sistematica dai luoghi del potere o della semplice discussione. In tal senso, i violentatori di oggi non sono altro che i figli dei loro padri, i degni pronipoti dei loro brutali antenati. Solo una questione di retaggio, di crudeli eredità dunque?

Eppure, negli ultimi 50 anni la donna (almeno in Occidente) ha conquistato con fatica diritti e libertà impensabili appena un secolo prima. Un'emancipazione senz'altro parziale e incompiuta ma visibile ad occhio nudo in molti campi della vita attiva e della sfera pubblica. Però all'ombra del focolare nulla sembra cambiato. Perché?

Avanzo un'altra ipotesi, per così dire, fattuale: credo che gli uomini uccidano le donne perché semplicemente non sanno stare in coppia. Convivere significa condividere spazio e tempo, piccole miserie e grandi speranze, è un esercizio permanente di simmetrie emotive e di intimità più o meno amorose.

Vivere questa reciprocità non è un fatto scontato soprattutto per chi crede che la morosa di turno sia un'allegra protesi della propria persona, un oggetto di cui disporre a piacimento o addirittura una trasfigurazione coniugale della figura materna.

Se i rigidi codici della famiglia patriarcale e del matrimonio religioso garantivano a loro modo uno "squilibrato equilibrio", oggi quel compromesso è saltato in aria, soppiantato da un modello domestico che prevede uguaglianza di diritti e di doveri. Le donne se ne sono appropriate da decenni, gli uomini no.

E' ora di mettersi al lavoro.




questo articolo è apparso su Liberazione del 6  novembre 2005