Acqua, l'oro blu

di Valeria Fieramonte

 


 

Come tutte le cose che hanno più valore, anzi si potrebbe dire un valore vitale, l’acqua non ha prezzo. Tuttavia questo bene essenziale  e primario è al centro di molti interessi economici non sempre limpidi e disinteressati.
L’Italia è un paese per sua fortuna ricco di acque naturali: pochi sanno che questo vale anche per il nostro sud, sebbene una ricerca Istat del 2000 rilevi irregolarità nella sua erogazione specie in Sicilia e Calabria.
In linea di massima l’acqua potabile in Italia è di buona qualità e per l’85% deriva dalle falde e dalle sorgenti. Lo sfruttamento delle risorse è intenso al Nord, che consuma il 78%delle risorse rinnovabili e critico al Sud e nelle isole dove si arriva a consumare oltre il 96% dell’acqua disponibile.

La maggior parte dell’acqua prelevata serve per irrigare i campi: i dati sulle perdite d’acqua potabile nelle regioni del Sud sono tuttavia impressionanti: quasi la ‘metà’ dell’acqua si perde lungo il viaggio negli acquedotti!
Può essere utile sapere quanta acqua consumiamo in media per usi domestici: per fare il bagno circa 120 litri, per bere e cucinare 6 litri al giorno a persona, per lavare i piatti 20 litri, per ‘fare’ una lavatrice dagli 80 ai 120 litri. Per l’energia elettrica che serve per tirar su l’acqua dai pozzi spendiamo 170mila euro all’anno.

Quando le uscite prevalgono sulle entrate, cioè quasi sempre, le falde si abbassano. In alcune zone la falda è sprofondata di oltre 7 metri. Oltre ai prelievi per uso industriale occorre considerare le escavazioni per prelievo di sabbia e ghiaia, ma come è noto, la più grande minaccia che grava sulla falda è l’uso di pesticidi, fitofarmaci e la gigantesca produzione di rifiuti zootecnici.

“Purtroppo più di diecimila miliardi di vecchie lire sono stati buttati per costruire, negli scorsi anni, dighe quasi sempre vuote e acquedotti colabrodo
–dice Giuseppe Altamore,  giornalista e autore del bel libro ‘ I predoni dell’acqua’, Edizioni S. Paolo -  e  ad aggravare sta il fatto che la Commissione Europea ha comunicato che le autorità italiane si rifiutano di rendere pubblico il rapporto finale del programma operativo regionale sulle risorse idriche degli anni 94 –99. Il programma aveva una dotazione finanziaria di 2.238 milioni di euro, e la cifra è stata interamente spesa, ma non è possibile sapere come sono stati spesi i soldi!

Senza contare ( o mettendo nel conto?) il problema delle idromafie, specie nella costruzione di dighe che dopo molti decenni non sono state completate e di dighe costruite inutilmente solo per prendere i soldi.
Tutto questo in regioni che avrebbero particolarmente bisogno di una onesta gestione del patrimonio acquifero.
Individuare le responsabilità risulta difficile anche per via  delle minacce e degli abusi di potere con cui è difficile confliggere a causa della totale assenza di una difesa di ‘sistema’.

I moderni acquedotti sono molto diversi da quelli costruiti durante l’impero romano, peraltro così perfetti da essere giunti fino a noi: ci sono tecnologie più evolute che li renderebbero molto più efficienti se non fosse in agguato un ‘fattore umano’ talora scadente.
Ma in qualche città, come ad Alba (Cuneo) ci sono vere meraviglie tecnologiche come  l’ impianto a microfiltrazione ( installato nel 2003), mentre nelle città   del Nord come Oslo e Stoccolma al posto del cloro che ad alte dosi è tossico e  forma composti cancerogeni, per disinfettare l’acqua si usano impianti a raggi UV.
Si eliminano i rischi per la salute ma si sottraggono profitti alle lobby dei produttori di composti clorati(di qui l’opposizione e difficoltà nell’adottare tecniche più moderne e salutari).

Purtroppo l’Italia si colloca ai primi posto in Europa per consumo di pesticidi: 90 milioni di tonnellate, (il triplo rispetto e Germania e UK) , senza contare la attuale disastrosa situazione in Campania, dove il traffico di rifiuti tossici ha compromesso le falde del napoletano in modo grave.
In Lombardia e nei paesi del Nord i problemi sono spesso dovuti ai metalli pesanti delle lavorazioni industriali: le sostanze chimiche conosciute e disponibili sul mercato sono circa 100mila, di cui 8000 tossiche e 200 cancerogene che andrebbero ovviamente eliminate dal commercio e dal possibile utilizzo.

L’acquedotto di Milano è per fortuna tornato in buone condizioni: ogni anno ai condomini è rilasciata l’analisi delle condizioni dell’acqua, basta chiederla.

Non sono poi molte le pubblicazioni divulgative su questo argomento così importante. E’ in via di pubblicazione un libro della biologa Silvana Galassi ( Università degli Studi di Milano), dal titolo ‘Il tuffatore’, che parte dalle origini dell’acqua, alfa e omega della vita, ed è ricco di informazioni  anche storiche sui riti religiosi che la vedono come protagonista, sulle sue tecniche di utilizzo nel corso del tempo, sulle acque termali e il loro potere curativo, sulle acque minerali in bottiglia( l’Italia  è  leader mondiale del settore),e anche sulla storia di Milano: pochi sanno che  fu Ercole Ferrario, assessore all’ecologia dal 1975 al 1981, a  far analizzare tutti i pozzi milanesi e a far chiudere quelli più inquinati da trielina e altri solventi.

Si tratta, come si vede, di un argomento troppo importante per non desiderare di discuterne in modo approfondito, come faremo nei prossimi mesi durante le lezioni aperte '08 dell'Università delle donne.

 

17-03-08

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