Insieme si può
di Agnese Piccirillo Seranis

 

 

 

Ho letto con molto interesse sia l’articolo di Lea Melandri sia quello di Elettra Deiana su Liberazione del 2 ottobre.

In entrambi i casi ciò che sta sullo sfondo è il potere – sessuale, economico, politico...- a cui le donne non sono ancora in grado di opporsi efficacemente e spesso, nei paesi democratici, ne condividono i giochi adattandosi a raccogliere le briciole che vengono loro concesse.

Negli anni ’70 il femminismo aveva suggerito una prima risposta che implicava la messa a fuoco dell’esistenza della violenza maschile e la necessità da parte delle donne di formare politicamente e civilmente muro contro di essa attraverso azioni collettive che restituissero a ciascuna donna la coscienza che /insieme/ si può.

Quando vedo alla televisione le donne ancora coperte dal burqua in Afganistan o le prostitute più o meno giovani per le nostre strade o nella cronaca degli omicidi emerge l’ingenuità e la fiducia sempre concessa dalle donne agli uomini, o... mi chiedo se non sia necessario un nuovo femminismo (sembrava un buon inizio Usciamo dal silenzio!).

Nessuno può ridare alle donne dell’Afganistan la loro libertà se prima di tutto non sono loro stesse a elaborare, a prendere coscienza dei loro diritti /insieme/ e lottare per questi, così la prostituzione nella sua forma costretta troverà un argine solo quando le donne /insieme/ diranno no.

In Birmania si è visto cosa è pronto a fare il potere per autoconservarsi ma, a prescindere da situazioni così estreme, in ogni settore il potere non ha perso la sua morsa e non è certo disponibile a condividerlo spontaneamente.

La goccia scava la pietra. Quante generazioni saranno necessarie prima che le donne /Ovunque /  - da oriente a occidente, da nord a sud – si percepiranno soggetti morali a tutto tondo e quindi legittimate a esigere (richiedere mi sembra un termine che indica comunque un sopra e un sotto, uno che concede e uno che chiede) la condivisione della gestione della loro vita pubblica e privata? Io, sinceramente, non so dirlo.

 

Questo articolo è uscito nelle lettere di Liberazione del 7 ottobre 2007

 

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