Ajza, la vedova spinta all'odio
di Julija Juzik
foto tratta dal
sito di Amnesty
International
questo articolo è apparso su
il manifesto
del 3 settembre 2004
Il 29 novembre (2001, ndr) Ajza Gazueva si cinse i fianchi di esplosivo e
andò al comando militare. Passeggiando avanti e indietro nel suo vestito
ampio e lungo fino ai piedi se ne rimase ad aspettare l'arrivo del
comandante Gejdar Gadziev. Non appena la sua macchina si accostò, Ajza gli
corse incontro. Gadziev era accompagnato dalla scorta e pensò che non ci
fosse nulla da temere da una giovane donna: alcune passavano giornate
intere sotto le finestre del comando ad esigere il rilascio dei mariti o
dei figli arrestati. «Un attimo solo», gridò Ajza, facendosi largo tra gli
uomini della scorta. E poi, l'esplosione. Uno schianto potente, fumo,
grida, sangue. Ajza saltò in aria dilaniata in mille brandelli, alcuni
uomini della scorta morirono sul colpo, Gadziev, ferito gravemente, fu
trasportato di corsa in ospedale. Comunque, non riusciranno a
salvarlo.(...) Ma che cosa aveva mai fatto Gadziev a questa bella ragazza
per portarla al punto di non aver paura di rinunciare, pur di ucciderlo,
alla propria vita? Quattro mesi prima il commissario militare della
regione di Urus-Martan, che aveva condotto tremende zacistki
(rastrellamenti, ndr) nel villaggio in cerca di wahhabiti armati, fece
arrestare anche il marito di Ajza. Ajza e il marito avevano fatto in tempo
a vivere insieme sì e no sette-otto mesi. Giovani, innamorati perdutamente
l'uno dell'altra, non potevano vivere separati neanche un giorno. Ed ecco
un'altra zacistka. Portano via Alihan, il marito di Ajza. In seguito gli
stessi militari ammetteranno malvolentieri che, in effetti, lo avevano
arrestato per errore. Alihan non aveva nessuna relazione con i wahhabiti.
(...) Alihan fu picchiato selvaggiamente. Si accanirono su di lui al punto
da ridurlo più morto che vivo. Ma era ancora vivo. Quello che successe
poi, mi fu raccontato «in gran segreto» al Mvd (ministero dell'interno,
ndr) della Repubblica della Cecenia. Fuori di sé, Gadziev dette l'ordine
di far venire al comando la giovane moglie. Ajza vi fu condotta. Appena
vide il marito, livido per le percosse ricevute, scoppiò in singhiozzi e
si mise a supplicarli che lo rilasciassero. Ma Gadziev squarciò il ventre
ad Alihan e, afferrata Ajza per i capelli, la spinse negli intestini
squarciati. Lui morì davanti ai suoi occhi. Tra lamenti e spasmi
spaventosi. Mentre lei, Ajza, vent'anni, intrisa del sangue del marito,
non poté fare nulla. Sconvolta, Ajza per alcuni mesi cercò di sopravvivere
a quanto le era accaduto. Senza risultato.
A questo c'è da aggiungere che qualche tempo prima era stato ucciso suo
fratello.
(...) La madre (di Ajza, ndr) vive in Inguscezia, in un campo profughi. Lì
i ceceni riescono perlomeno a guadagnarsi qualche copeco per sopravvivere.
Ci vado, ma non la trovo. Trovo invece la sorella di Ajza, una bella
ragazzina con le gambe lunghe, che non parla russo, e la zia Jahita. La
miseria spunta da tutti gli angoli. La ragazza ha le calze bucate. Da
mangiare, solo acqua e farina, con cui si ingegnano a preparare delle
focacce. «Se sapeste, che dispiacere per la ragazza! - sospira la zia -
Qualcuno si è approfittato del suo dolore, qualcuno le ha legato addosso
l'esplosivo, l'ha spinta a fare quello che ha fatto. Dopo la morte di
Alihan, suo marito, si era fatta terribilmente cupa. (...) Quando si fece
saltare in aria, noi venimmo immediatamente a sapere il nome della persona
che l'aveva convinta a compiere quel gesto. A quanto pare era spuntato
fuori subito dopo la morte di Alihan, si era messo a cercare di
convincerla a vendicare il marito. Le dava da leggere dei libriccini che
parlavano di religione, la portava in quei posti dove dicono che si
ritrovano quelle sventurate. Era piombato su di lei come un avvoltoio,
quando si seppe come era stato ucciso Alihan. Evidentemente aveva capito
che dopo quello che aveva passato sarebbe stata pronta a tutto».
Tratto dal libro pubblicato a Mosca
dall'editore Ultracultura (2003), Le fidanzate di
Allah - l'edizione italiana, aggiornata alla primavera 2004, sarà
pubblicata con lo stesso titolo dalla Manifestolibri (traduzione di R.
Frediani, in libreria a ottobre).
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