Non siamo una tematica. Noi siamo il cuore della politica

di Angela Azzaro

 
Milano, 14 gennaio 2006

Nel dibattito sul futuro della sinistra il rischio, sempre latente, è che la critica al dominio maschile finisca nei tanti elenchi con cui si condisce il discorso. Che però era e resta neutro, cioè segnato dal potere di un sesso sull'altro. Le femministe, coccolate e considerate due minuti prima, diventano quasi un ingombro o un optional, una delle tante questioni o "tematiche" da considerare a margine.

Lo ha ricordato su queste pagine Lea Melandri: una nuova forza di sinistra non può sorvolare dalla centralità del conflitto uomo-donna, non può cancellare il lavoro di tante compagne che dentro il Prc hanno fatto la scommessa di poter rifondare il comunismo a partire da un punto di vista radicale. E la richiesta di un cambiamento a trecentosessanta gradi, che pone al centro una nuova soggettività politica, un nuovo senso critico, una nuova idea di futuro.

La sfida è ancora aperta. Tutta da giocare. Con molti rischi ma anche con la forza di chi ha accumulato tanto, in relazione con i movimenti femministi che negli ulti­mi anni hanno ripreso parola, visibilità, desiderio di incidere nello spazio pubblico. Ed è con questo spirito che molte di loro si sono date appuntamento (domenica 20 maggio 2007) alla Casa internazionale delle donne per dare vita a una Rete femminista italiana nella Sinistra europea.

Non è un fatto qualsiasi. E' il fatto. Il punto di non ritorno per dare vita a una sinistra che sia capace di uscire dalle secche del politicismo e sappia invece rilanciare la sfida di civiltà in un'Italia che, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, scivola nel baratro della reazione e della conservazione.

Basta leggere la bozza che prepara l'appuntamento. C'è tutto. Tutto quello che serve per parlare a coloro che non ne possono più di vedersi negare diritti, di vivere vite precarie, di sentire sul collo il fiato della Chiesa cattolica che vuole normare comportamenti, dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato nelle scelte individuali.
Autodeterminazione e laicità, critica al patriarcato e alla famiglia, no alle guerre e ai liberismi. E' questo il bagaglio che domani verrà proposto per andare avanti.

Il progetto politico della Rete femminista mette insieme contenuti e pratiche. Anche su questo punto non si può tornare indietro: La sinistra che nasce, è scritto molto nettamente nella lettera di convocazione, non può essere un'aggregazione indifferenziata di forze già esistenti, intenzionate a non cambiare, a non raccogliere la sfida della radicalità.
Il messaggio appare ancora più chiaro perché messo subito in atto anche nel percorso scelto. La rete non vuole aggregare le realtà femministe già esistenti. Non vuole operare una riduzione a uno dei tanti soggetti, non vuole cercare improbabili ricomposizioni di esperienze, linguaggi, storie, punti di vista.

L'obiettivo è molto più alto. Difficile. Ma non può che essere così. E' la costruzione della relazione nel rispetto delle differenze, è il desiderio di tessere la rete con tutte (tutti?) coloro che vogliono tentare di uscire dall'impasse. E' il grande tema della crisi della politica, dalla crisi della rappresentanza a quella della partecipazione.

La ricerca è in atto. Con molti interrogativi, con un confronto tutto da portare avanti. Ma anche con non pochi punti fermi: se dalla crisi si vuole uscire è necessario impedire che la discussione sia una esclusiva dei gruppi dirigenti, degli intellettuali più o meno riconosciuti, dei politici più o meno in voga, che poi guarda caso sono quasi tutti uomini.

Per le donne, le molte femministe, che dentro e fuori Rifondazione hanno lavorato in questi anni con grande passione, è una occasione importante.
Ma è anche un'occasione per il Prc, per la sinistra: perché ascoltino davvero, perché smettano di essere un patto di soli uomini e diventino forze politiche di donne e di uomini.

 

questo articolo è apparso su Liberazione del 19  maggio 2007