BIOSEX
Proposta di incontro


di Lea Melandri


Paola Gandolfi

 

 

Cara Milli,
ho letto le proposte di Paolozzi, Maria Luisa Boccia e Nicoletta Gandus, che si dicono contrarie a un incontro e più favorevoli a altre forme di espressione, comunicazione, come quella che stiamo usando ora: le mail, i siti internet e così via.

Sono d'accordo solo sul fatto che, dopo tanti anni di riunioni, confronto di idee, sia pure spesso in cerchi ristretti, mono-localizzati, è cresciuta la stanchezza e, perchè no, anche la diffidenza e la noia rispetto a una pratica spesso inutilmente ripetitiva.

Con tutto ciò resto fermamente convinta che oggi non ci sia un "movimento di donne", non solo perchè è cambiato il contesto storico, ma anche perchè noi abbiamo incontrato difficoltà a praticare una riflessione collettiva allargata, o semplicemente perchè abbiamo concentrato le nostre energie (che non sono illimitate) in ambiti specifici, di lavoro o di studio.

Come ho scritto nel mio primo mail, non possiamo provare stupore per una cultura maschile sempre più "separata" ma sotto l'insegna della neutralità, a cui assistiamo ormai da anni. Dovrebbe colpire invece quella lista di "referenti" donne, che dice molto del lavoro politico e culturale che abbiamo fatto in questi anni, e dell'assurda intollerabile clandestinità in cui viaggiano i nostri studi, le nostre iniziative, le nostre molteplici forme di impegno sociale e politico.

Non mi interessa molto a questo punto disquisire se abbiamo subìto esclusioni o se siamo state noi stesse a far un passo indietro. I "cortei degli uomini" non sono cambiati molto, da quando ne parlava Virginia Woolf più di mezzo secolo fa, e non c'è dubbio che non invogliano a farsi avanti. Questi poi, che abbiamo davanti a noi, sono anche in parte stati toccati dal femminismo (nelle loro case, affetti, sicurezze), di cui tuttavia non sembrano più disposti neanche a sentire pronunciare il nome. Se lo fanno, è per dire che è finito.

Mi preme invece prendere atto che, anche se noi volessimo, individualmente, a gruppi, assemblee, dire che cosa pensiamo di questo o quel problema, non troviamo giornali, riviste, "miste", su cui farlo, neppure quando qualcuno, dall'altra sponda, ci interpella direttamente, chiedendosi dove siamo finite, qual è il nostro parere e così via. Non parliamo dei nostri seminari e convegni, alcuni molto partecipati, a cui quasi mai abbiamo visto partecipare un giornalista, maschio o femmina, che potesse darne notizia. Se qualcuna ancora emerge saltuariamente da questa palude, non illudiamoci, una rondine non fa primavera, e soprattutto non fa fare molti passi avanti a quella socialità tra donne, che è indispensabile per allargare la consapevolezza e operare cambiamenti riguardo il rapporto tra i sessi, e non solo ovviamente.

Scambiarsi pareri, rabbia, affetti attraverso questo mezzo quasi magico nella sua istantaneità, che è il computer, va bene, ma non può sostituire le presenze fisiche e la parola parlata, che possono approfondire divergenze e conflitti, ma anche sciogliere diffidenze preconcette, aprire avvicinamenti inaspettati e la possibilità di un'azione comune. L'incontro di cui si è parlato può sembrare un controconvegno, ma non vedo così negativo il fatto di poter esprimere una volta tanto il proprio dissenso e la propria indignazione.

Ho l'impressione che anche per noi, riaprire la conflittualità tra i sessi, e di conseguenza anche tra donne per via degli adattamenti, complicità varie, che segnano inevitabilmente le nostre vite e professioni, comporti una discreta fatica, che forse non vogliamo fare. Io per prima sono molto esitante, anche se penso che continuare a "soffrire" o ad arrabbiarsi in silenzio non faccia bene alla salute, e neanche gioire di una "femminilizzazione" del mondo che non modifica nè le coscienze nè i rapporti di potere.

Quindi, "perversamente" insisto sull'utilità di un incontro, magari a Bologna, dove troveremmo buona accoglienza e facile raggiungibilità. Se non se nefarò niente, pazienza! archivierò questa bella mailing lista quei frammenti di pensiero che ci siamo scambiate nel frattempo.
Affettuosi saluti a tutte.
Lea Melandri