Femministe in assemblea permanente
di Angela Azzaro
 


Mettersi in rete per un lavoro comune che valorizzi le diversità. E’ sotto questo auspicio che si è costituita l’assemblea permanente delle donne, che vuole dare continuità alla relazione tra le esperienze sorte nella varie città intorno alle manifestazioni del 14 gennaio e dell’11 febbraio. Un atto importante, segno ulteriore della nuova vitalità che sta vivendo il femminismo. Le donne, le femministe hanno preso la parola, hanno detto di voler essere presenza politica costante, vigile, e lavorano per dare continuità a questa volontà. E’ una volontà, come è venuto fuori anche domenica nell’incontro di Bologna, che contrasta nettamente una politica che, in nome del Grande centro (cattolico e integralista), tenta di normare i corpi, dettare una morale univoca, stabilire dogmi. Le donne, come ha sottolineato Lea Melandri, su questo hanno molto da dire, lo dicono da molto tempo, riflettendo sul nesso che lega politica-corpo-sessualità, oggi più che mai attuale.

Sono in tante che non vogliono più stare a guardare, né a sentire qualcuno che parla o decide per loro. Le modalità con cui farlo sono diverse da città a città, da assemblea a assemblea. Il primo confronto, organizzato dal Coordinamento donne di Bologna in difesa della 194 e per l’autodeterminazione femminile, doveva scontare questa ricchezza di opinioni e pratiche. Ma alla fine si è riuscite a trovare un punto comune nella necessità e nello sforzo di andare avanti nel rispetto delle singolarità. Le posizioni che si sono confrontate sulle modalità sono due.

Da una parte c’è quella rappresentata dell’assemblea di Milano che ritiene fondamentale il confronto con le istituzioni a partire da una questione complessiva: il riconoscimento delle donne non come soggetto debole, da elencare insieme ai vecchi, ai bambini etc, ma come soggetto politico che rappresenta la metà del mondo. Domani hanno organizzato nella loro città un confronto con le eleggibili e gli eleggibili a partire dalla lettera in cui si chiede ai politici di uscire, loro, dal silenzio rispetto al rapporto uomo-donna (ore 18, Società Umanitaria, via Daverio 7).

Dall’altra parte c’è la posizione delle donne di Firenze, riunite nel manifesto “Libere tutte”, che preferiscono manifestare (l’11 marzo) e fare richieste più precise alla politica, sapendo quanto è difficile ottenere qualcosa dalle istituzioni. Posizione condivisa da Bologna, che sconta la delusione Cofferati. Ancora diversa l’esperienza di Roma e di Napoli. Proprio per questa ragione l’appuntamento di domenica non si è concluso con un documento comune, lasciando a ogni singola città la scelta di come affrontare il rapporto con le istituzioni, anche in vista dell’appuntamento elettorale.

Una cosa è certa: non si parli più di politica prima e di politica seconda. Quella delle donne è politica a tutto tondo. Il cuore della politica. Soprattutto quando va a toccare le contraddizioni più forti rispetto ai corpi nella postmodernità. E’ il tema che attraversa la legge 40. Il gruppo a/matrix lo ha messo al centro dei suoi interventi, lanciando la proposta di curare un laboratorio sulle nuove tecnologie di riproduzione da fare a Roma, ma che coinvolga le diverse realtà. Parlare oggi della legge 40 non è un fatto residuale o parziale. Ma, hanno detto le a/matrix, è andare al cuore dell’attacco integralista: la separazione tra donne e embrione non è altro che il tentativo riportare la donna a essere soggetto debole. Un attacco reale e simbolico che ricade sull’idea di società e di civiltà. E’ per questa ragione che il lavoro più importante è quello di sovvertire l’immaginario.

Che fare dopo le elezioni? La speranza che venga cacciato il governo Berlusconi è forte; ma è anche forte la preoccupazione che dentro l’Unione vincano le spinte integraliste. Per questo le femministe sono pronte a tenere sott’occhio il governo che verrà, ma soprattutto a continuare il lavoro di riflessione e a portare l’entusiasmo delle manifestazioni di Milano, Roma, Napoli nel territorio, tra tutte le donne.

 

 questo articolo è apparso su Liberazione dell'8 marzo 2006