Scheda: Breve storia dell'atomica
Una
bomba, dieci storie
di Valeria Fieramonte

Stefania
Maurizi - giornalista che collabora con 'La stampa'
e 'Le scienze' - è riuscita in un'impresa notevole:
intervistare, vuoi per telefono vuoi di persona, scienziati americani,
inglesi tedeschi che, ora ormai molto anziani, hanno partecipato alla
realizzazione della prima bomba atomica nei laboratori di Los Alamos,
assieme a uno dei principali esperti di armi nucleari del mondo e persino
a un hibakusha, un fisico giapponese sopravvissuto al bombardamento di
Hiroshima. A distanza di ormai oltre 60 anni da allora, ciò che
raccontano di se stessi e di quella esperienza - nonché della lezione
che ne hanno tratto- è molto interessante.
Le interviste sono precedute da una breve storia della bomba atomica e
seguite da pochi stringati dati circa la situazione del nucleare di guerra
nel mondo di oggi. Gli scienziati intervistati hanno lavorato per gli
americani, per Stalin o per i nazisti, vissuto in città
segrete, rivelato segreti atomici, consigliato i potenti o piantato tutto,
o appunto stavano a Hiroshima quando è scoppiata la bomba.
Il quadro che ne emerge aggiunge alcuni tasselli inediti alle molte cose
dette sull'argomento, ed è preceduto da una didascalia un po' ironica
di Will Rogers, che dichiara: "Non si può dire che
l'umanità non faccia progressi: in ogni guerra ti ammazzano in
un modo nuovo".
Tra gli intervistati c'è anche una donna, ( il 30% dei dipendenti
del laboratorio di Los Alamos era costituito da donne). Si chiama Ellen
Weaver, ed è finita a lavorare nel deserto del New Mexico per
caso, o meglio perché aveva seguito il marito, un fisico arruolato
in segreto nel Progetto Manhattan.
Laureata in chimica, riflette un po' sottotono sulla condizione delle
donne che avevano venti anni nel 1945 e una laurea in materie scientifiche
o il progetto di lavorare in questi ambiti.
Infine si scopre che fu autrice di una scoperta importante ( l'unica,
in quel contesto, non distruttiva): come schermarsi meglio dalle radiazioni.
Fu lei a ideare quel sandwich di piombo e alluminio ( fogli di piombo
alternati a fogli di alluminio) usato poi per molto tempo anche in campo
medico per schermarsi dai raggi X.
Comunque - per la sua scoperta non la pagarono. Nonostante le sue proteste,
i militari ritennero che, se dovevano pagare anche le donne, questo avrebbe
comportato un notevole aumento delle spese!
Perciò alla fine se ne andò. In seguito si dedicò
all'insegnamento, e fu un peccato, conclude: " perché se avevo
un talento, era nella ricerca".
Oggi Stati Uniti e Russia dispiegano ciascuno 6000 testate nucleari strategiche
e solo 20 di queste, lanciate su delle città, ucciderebbero 25
milioni di persone.
Per non parlare della bomba H - oggi nel mondo ce ne sono 30mila
- tutte figlie di quella testata sull'isola di Bikini il 1°
novembre del '52 che rilasciò un'energia pari a 800 volte quella
dell'atomica di Hiroshima oltre a spostare un po' l'asse terrestre come
è avvenuto per lo tsunami del 26 dicembre 2004. E per non parlare
del commercio di nucleare di contrabbando fatto dagli Stati Arabi e dal
cosiddetto terzo mondo.
Una specie di supermercato a cielo aperto che nessun trattato di non proliferazione
nucleare pare essere in grado di fermare. ( Anzi di fatto ciò è
permesso in qualche misura dallo stesso trattato).
Lo stesso vale per le armi chimiche e quelle biologiche.
Ma, per concludere con un commento più in rosa dell'autrice:"
delle donne che lavoravano in segreto al progetto Manhattan non c'è
traccia. Sfogliando questo libro troverete che nessuno degli intervistati
ha fatto il nome di una donna. La storia emersa fin qui è una storia
tutta al maschile".
L'intervista a Ellen Weaver - cercata con ostinazione - è
stata posta perciò in conclusione del libro.
L'intervistata riteneva infatti di aver svolto un ruolo del tutto irrilevante
Stefania Maurizi
Una bomba, dieci storie
Bruno Mondadori, 2004
pag. 256, 14 euro
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