Pensieri sulla violenza di genere
di Maria Grazia Campari


Roma, 24 novembre 2007

Il pensiero della violenza da contrastare a livello globale va, secondo me, articolato nell’esame della violenza di genere, quotidianamente riservata alle donne contro la quale mancano, nel nostro paese, sia riflessione che misure adeguate. Una situazione che chiama in causa anche la nostra responsabilità di cittadini/e.

In questa fase, la globalizzazione economica esercita un influsso prepotente sulle vite di tutte/i, donne e uomini.

Le donne, in particolare, subiscono l’esito infausto del nesso fra egemonia del mercato e politiche familistiche (uomo individualista economicamente indipendente, donna dipendente al servizio della famiglia) al quale fa seguito la diffusione di valori morali e giuridici di stampo fondamentalista, che inevitabilmente comportano una diminuzione se non una negazione di libertà in primo luogo per le donne, poi per tutti quanti, a causa della indivisibilità di questo valore.

Questo ordine determina la negazione di qualsiasi relazione fra soggetti dotati di pari valore, svalorizza l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, nega loro fondamentali diritti della personalità.

Attraverso il richiamo a valori religiosi dichiarati indisponibili, nega l’autogoverno laico delle vite e avvolge tutte in una rete intessuta di nodi autoritari.

Questo ordine comporta, inoltre, precise ricadute sull’integrità e sulla vita stessa delle donne: dai gesti quotidiani di disvalore, alla inesistenza di autonomia decisionale sul proprio corpo (sancita da leggi e regolamenti), alla persecuzione con violenza, fino all’uccisione di chi ha scelto di reggere il filo della propria vita con le proprie mani, senza affidarsi ai ruoli imposti dalla tradizione e dalla cultura maschile.

Vi è un nesso di consequenzialità fra lo svantaggio politico sociale femminile e la violenza sessista.

Per questo motivo la violenza, anche quando abbia luogo fra le mura domestiche, non è un fatto privato sulla cui origine i Poteri pubblici possano stendere un velo di silenzio e disinteresse, oppure tentare di porvi rimedio attraverso la scorciatoia del solo diritto criminale, limitandosi ad inasprire la previsione di pene.

In alcuni Paesi europei (Spagna, ad esempio), le istituzioni sono intervenute con una serie articolata di misure, nella consapevolezza che, essendo lo svantaggio femminile il dato di base all’origine della violenza, per porvi rimedio occorrono sistemi adeguati.

Nell’ottica di un intervento integrato e multidisciplinare per la sensibilizzazione e la prevenzione della violenza di genere, potrebbe essere opportuno pensare ad una agenda di diritti propri delle cittadine europee, rendendo obbligatoria l’applicazione in ogni Stato membro dell’Unione della legislazione nazionale più favorevole alle donne, in ogni aspetto del vivere associato.

In Italia, si potrebbe pensare all’adozione di un piano nazionale (sul modello spagnolo) di acculturamento e sensibilizzazione rivolto a tutti e a misure legislative dotate di un forte contenuto politico, per il cambiamento delle relazioni fra donne e uomini. Una legge onnicomprensiva che evidenzi l’origine sessista della violenza insita nella discriminazione contro le donne, che evidenzi l’importanza della visibilità e della prevenzione per un problema da considerarsi grave problema sociale, da affrontare e risolvere in tempi ragionevolmente rapidi.

 

Riflessioni nate dal dibattito nel Collettivo di Porta Nuova
allargamento e affiancamento del gruppo "Tra sè e mondo" donne politica e scrittura della Libera Università delle Donne

6-11-2008

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