Carol Rama
Leone d'Oro alla carriera 2004
di Virginia Cranchi


Carol Rama

"La rabbia è la mia condizione di vita da sempre; sono l'ira e la violenza a spingermi a dipingere; e il lavoro mi appaga, mi rasserena". Così in una recente intervista l'ottantacinquenne artista cui la Biennale di Venezia ha recentemente assegnato il Leone d'Oro alla carriera. Una grande antologica le sarà dedicata il prossimo inverno dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e fino al 12 luglio le sue opere degli anni Sessanta e Settanta sono in mostra alla Galleria Carlina di Torino.

Ecco un ritratto dell'artista - a cura di G. Gurto - pubblicato su uno dei siti della Biennale di Venezia.

Olga Carolina Rama, in arte Carol Rama o Carolrama, nasce a Torino il 17 aprile del 1918. Inizia a dipingere nei primi anni Trenta, non attraverso studi regolari alla Reale Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, bensì frequentando assiduamente Felice Casorati (1883-1963), che è, a quell'epoca, l'artista più noto e influente a Torino e il cui atelier è un effervescente cenacolo artistico e culturale.
Tra il 1937 e il 1945, Carol Rama dipinge alcuni autoritratti e numerosi ritratti di amici, dove i colori, vividi degli abiti sono stesi a piatto e in certi casi la fisionomia è semplificata a tal punto da far scomparire e ridurre a sole macchie di colore grumoso i lineamenti del viso (Autoritratto verde, 1944). Nella prima metà degli anni Quaranta Carol Rama realizza piccoli acquerelli su carta che hanno come soggetto protesi in legno di gambe e braccia (Teatrino n. 3, 1938), dentiere, pisciatoi maschili (Pissoir, 1941), scopini per il gabinetto, pennelli da barba, scarpe femminili, colli di volpe. Sono tutti objets trouvés che Carol Rama vede attorno a sé in casa (la madre, dopo la morte del marito, lavora come pellicciaia) o nel laboratorio della zia di Livorno che produce gambe di legno per i mutilati di guerra e invalidi.


Ritratto dell'artista



Costante e quasi ossessivo, ma sottilmente ironico è il riferimento al suo vissuto personale e, a questo proposito, estremamente significativo è l'acquerello del 1936 con la Nonna Carolina che ha intorno al collo decine di sanguisughe nere, allora usate come medicamento, e tutt'intorno a lei volano protesi ortopediche. Impressionante, ma edulcorata con un tocco di gioiosa ironia, è anche l'Appassionata del 1941. Un acquerello su carta in cui si vede una ragazza distesa sopra un lettino da ospedale di contenzione in metallo, con entrambe le braccia e le gambe amputate e due incongrue scarpette rosse ai piedi del letto. E molti altri sono i dipinti simili a questo, e identico è anche il loro titolo - Appassionata - tanto che possono essere considerati un vero e proprio ciclo pittorico.

In tutte queste opere c'è, senza alcun dubbio, l'influenza espressionista di Egon Schiele e quella dadaista di Marcel Duchamp, Man Ray e Hans Bellmer, con la differenza, però, che in Carol Rama prevale un interesse per il corpo, le sue amputazioni, le mutazioni e per una sessualità di "genere" precocemente femminista, che nell'estrema durezza e rabbia sardonica delle scelte iconografiche e dello stile pittorico supera ogni citazionismo dadaista o surrealista, anticipando di quarant'anni tendenze proprie dell'arte d'oggi, come il Postorganico e il Post Human.

 


Opera n.47, 1940



Terminata la seconda guerra mondiale, con l'aiuto di Felice Casorati, Carol Rama inizia ad esporre in gallerie private ed è anche invitata alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, sia nel 1948 che nel 1950 (alla Biennale veneziana ritornerà ancora nel 1993, in occasione della XLV edizione, diretta da Achille Bonito Oliva). Nel 1951, partecipa alla VI Quadriennale nazionale d'arte di Roma, e vi ritorna nel 1955.

A questo punto, però, il suo lavoro cambia. Si dedicata alla ricerca astratta, entra a far parte del Movimento Arte Concreta, il MAC, che anche a Torino ha molti sostenitori, da Albino Galvano, artista e filosofo, a Paola Levi Montalcini, Adriano Parisot e Filippo Scroppo. Alla fine degli anni Cinquanta, Carol Rama abbandona il concretismo e riprende tematiche degli anni Quaranta usando un segno postinformale. Nascono così negli anni Sessanta i Bricolage. Composizioni eseguite incollando occhi finti, di vetro, ma anche denti, unghie e artigli d'animale su tele e carte che vengono dipinte con macchie e aloni di stile informale e materico, vagamente alla Burri. Macchie che però non sono del tutto asemantiche, perché in molti casi sembrano schizzi di sperma o tracce di materiale organico.
Conclusa anche questa stagione, nei primi anni Settanta Carol Rama inizia ad utilizzare con gran successo, di critica e di pubblico, le camere d'aria di bicicletta, definite da lei semplicemente "le gomme". C'è chi ha accostato questa produzione all'Arte Povera, emergente in quegli anni a Torino, ma Carol Rama si differenzia da Anselmo, Boetti, Merz, Paolini, Pistoletto, Penone e Zorio, perché nel suo lavoro sempre si coglie un subliminale, ma ben preciso riferimento organico e di "genere". Le gomme, inutile nasconderlo, accumulate una sull'altra o anche da sole, sembrano budella, falli e pelle.


Negli anni Ottanta avviene un deciso e, forse, definitivo ritorno alla figurazione, I soggetti riprendono in parte le Dorine e le Appassionate degli anni Quaranta, e il repertorio si arricchisce di nuovi protagonisti mitologici, come Keaton, dipinti su fogli "riciclati" di vecchie mappe catastali o disegni di macchinari industriali. In molti casi i personaggi sono vestiti con "gomme" ritagliate in modo da assumere una valenza figurativa. Le camere d'aria possono diventare la Corona di Keaton, ma anche le mammelle della Mucca Pazza. Quest'ultimo, un ciclo pittorico realizzato in molte varianti nella seconda metà degli anni Novanta. Una durezza e una forza inaspettata, nonostante l'età, Carol Rama ritrova negli ultimi lavori del 2000-2003, molti dei quali sono incisioni ad acquaforte realizzate con lo stampatore torinese Franco Masoero. Dipinge, tra l'altro, dei grandi tori neri o rossi, lasciando incollate sulla tela le setole del pennello che diventano un elemento materico, ma rappresentano anche, molto realisticamente, il vello ispido del possente animale. Del 2002 è anche Tonsure (Omaggio a Duchamp), un dipinto in cui si vede il celebre artista francese raffigurato di spalle con la nuca rasata e segnata dalla celebre stella a cinque punte, che nel dipinto si trasforma in una cometa e vola via nell'aria. E' un omaggio ad un artista che Carol Rama ritiene il suo maestro.
settembre 2004

Interdizione 2006
Con sentenza 1330/06 (fasc. 34262/05 - cron. 4528/06) del 27.2.2006 il Tribunale di Torino ha pronunciato l'interdizione di Carol Rama per "infermità di mente" come certificato dal Dr VIGNA il 19.09.05.
Il Giudice tutelare ha diffidato la Galleria Luxardo e Dino Pedriali dall'utilizzo delle immagini scattate in un momento nel quale Carol Rama non era in grado di determinarsi liberamente.
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Vietata la nudità di Carol Rama" di Arianna Di Genova

27- 01- 07