Barcellona, agosto 2003

Compartir Culturas

di Luciana Percovich


Camille Claudel

 

L'incontro con oltre 700 donne, accomunate da una qualche forma di appartenenza alle tre religioni monoteiste, all'inizio di agosto, a Barcellona, mi ha lasciato stupita, nutrita, rasserenata.
Per loro era la seconda volta, a distanza di sette anni dalla prima, che si incontravano per scambiarsi esperienze, riflessioni, pratiche e voglia di cambiamento radicale: donne di ogni età e nazionalità, dal Portogallo alla Russia, e molte con la pelle scura. Il tema dell'incontro era proprio "Compartir Culturas/Daring Diversities" in vista della costruzione di un'Europa nuova e diversa da quella fin qui proposta: un progetto utopico, ma di donne che già lavorano per renderla possibile.
Femminista e atea, ma da molti anni alla ricerca di una spiritualità femminile che non trova spazio e parola né nelle chiese di qualsiasi latitudine, né nelle sinistre né nel femminismo nazionale, ero stata invitata a tenere un workshop sulle Cosmogonie Femminili Pre-Indoeuropee (e quindi non solo pre-cristiane, ma prima ancora che nascesse l'idea di un dio maschio e figlio unico del padre!). I miei temi, sviluppati nei corsi sul sacro femminile tenuti negli anni scorsi presso la nostra Università, hanno incrociato l'insopprimibile esigenza di tante donne di interrogarsi anche sul divino, sul bisogno di senso che esso esprime, e di agire liberamente una spiritualità senza intermediari nella vita di tutti i giorni, senza rinunciare a niente della nuova consapevolezza che il femminismo ha dato a tutte noi. E che lavorano qui e ora (come dice Mary Daly), nelle facoltà di teologia (mai immaginato che ci fossero così tante e così giovani donne teologhe), nelle gerarchie ecclesiastiche (mai visto prima suore in braghe corte che ballano in girotondo), contro le divisioni forzate (una vescovo cattolica, una pastora protestante e una rabbina hanno celebrato una messa), con un forte impegno diretto nel sociale (per le strade con le prostitute in Europa, nelle ong in Africa e America latina).
Le italiane presenti erano anch'esse un bell'esempio di diversità, cristiane di base, teologhe, maestre di yoga e suore comboniane, solo per dirne alcune. E tutto in un fitto programma durato cinque giorni, perfettamente organizzato e autofinanziato (né le curie né il governo europeo hanno dato soldi, anche se richiesti), nel caldo - per fortuna ventoso - dell'Università Autonoma su una collina di Barcellona, alternando conferenze a piccoli gruppi di incontro tra varie nazionalità, workshops di parola e non verbali, canti, rituali "pagani", teatro ed escursioni turistiche. Insomma, una bella esperienza, dove condividere le culture e osare la propria diversità, senza paura di giudizio o di rifiuto, è stata la pratica concreta di una settimana di mezza estate, che ha lasciato tutte più forti e determinate a continuare sulla propria strada in un mondo dove non esistono solo conflitti e disperazione.

Vedi sul sito, alla voce Mito-Religioni, qualche informazione in più, comprese le Risoluzioni Finali