Il femminismo ha sbagliato a rinunciare alla responsabilità politica.
Serve un patto intergenerazionale

di Ilenia De Bernardis

 

L’intreccio sesso potere e politica rivelato dai casi del presidente del consiglio e del presidente della giunta del Lazio – tanto per citare i più discussi, ma non sono i soli – mette in evidenza l’enorme squilibrio esistente in Italia tra uomini e donne nella divisione e nell’esercizio del potere; e soprattutto – questo intreccio – lede ed offende la dignità delle donne.

Noi di DiNuovo siamo partite da qui: dalla condivisione di un profondo disagio, dalla convinzione della assoluta insostenibilità dello stato delle cose e dalla necessità di raccontare sulla questione della libertà femminile un’altra storia, quella che secondo noi restituisce con maggiore obiettività la condizione delle donne in Italia. Abbiamo innanzitutto elaborato un documento politico – una sorta di manifesto – nel quale oltre a proporre la nostra lettura della questione femminile in Italia, delineiamo le prospettive, indichiamo la strada che vogliamo perseguire per cambiare le cose.

Ci siamo subito trovate d’accordo sulla valutazione della natura complessa e contraddittoria della situazione italiana. Viviamo in una società profondamente segnata dal femminismo, dalle sue conquiste faticose, dai suoi successi e per questo non possiamo dire di non essere libere (e, rispetto alle nostre madri, lo siamo pure!). Ma questa libertà – e questo è il punto – è un inganno, una libertà apparente: tutte – ventenni, trentenni e femministe delle altre generazioni – prima o poi ci scontriamo con questa chiara e semplice verità. Basta chiedersi: le donne oggi possono davvero scegliere liberamente di diventare madri senza perdere il lavoro? E la precarietà pesa allo stesso modo sui destini dei giovani e delle giovani? Si può davvero liberamente accedere alle stesse carriere? E ancora, le donne oggi vivono una sessualità libera ed appagata? O per caso media e televisioni contribuiscono ad inculcare una sessualità ancora una volta (ed eternamente) a misura d’uomo?

Di domande se ne potrebbero fare molte altre, ma qui mi preme richiamarne ancora una, quella che in qualche modo le contiene tutte e che mette a tema il nodo politico più delicato ed importante per capire cosa ne è oggi della libertà delle donne e cioè : «come è potuto accadere – scriviamo nel nostro documento– che la grande forza delle donne italiane che aveva sprigionato tanta soggettività politica e culturale, si sia di fatto adattata a godere di diritti e libertà soggettivi, rinunciando di fatto a misurarsi con la sfida della responsabilità politica?».

Ed eccoci al cuore del problema: a noi sembra che la perdita di egemonia del movimento delle donne sia inscritta proprio in questa rinuncia. Occorre allora tornare a mettere a tema, ma con strategie diametralmente opposte rispetto a quelle finora perseguite, la questione del rapporto delle donne con le istituzioni e il potere. E occorre farlo costruendo una sorta di patto intergenerazionale. Il fatto è che se certamente la condizione di libertà apparente nella quale viviamo oggi è una trappola per le donne di tutte le generazioni, è indiscutibile il fatto che sono soprattutto le ventenni e le trentenni a pagare il prezzo più alto in termini di affermazione della propria soggettività e libertà. Sono cioè le giovani che restano al palo!

Ebbene con DiNuovo vogliamo creare un soggetto collettivo nel quale possano incontrarsi e riconoscersi donne di diverse generazioni. Se non c’è libertà per le giovani non c’è libertà per nessuna; occorre lottare insieme. Pensiamo alla costruzione di una grande associazione nazionale in grado di contare sul piano pubblico; di misurarsi con la complessità delle questioni che sul piano della politica ci attendono; di dare voce alle donne, ma una voce autorevole, di peso, capace, per intenderci, di controbilanciare l’attuale assetto delle relazioni di potere tra i generi sessuali. Non soltanto una rete tra le diverse realtà femminili già esistenti, ma un concreto progetto politico che coinvolga il maggior numero possibile di donne.

Ed è proprio per la necessità di coinvolgere il più alto numero possibile di donne e alla ricerca di un linguaggio più immediato ed emotivamente più intenso, che abbiamo chiesto a Cristina Comencini –  tra le fondatrici di DiNuovo – di scrivere un pezzo teatrale, un atto unico sulla libertà delle donne dove tornano in un’altra forma le questioni poste dal nostro documento.

Stasera Libere – questo il titolo del testo – andrà in scena con Lunetta Savino e Isabella Ragonese per la regia di Francesca Comencini al teatro dell’Accademia della Danza, alle 21,30; alla rappresentazione teatrale seguirà la discussione del nostro documento. Dopo la prima di stasera sono previste altre messe in scena e non soltanto qui a Roma ma anche a Milano, Napoli, Bari. L’idea è quella di far girare questa pièce, di raggiungere donne diverse e in diverse parti d’Italia. Ci interessa insomma aprire uno spazio di riflessione dal quale possa partire tra le donne un nuovo processo di consapevolezza critica, di cui la nostra associazione vuole essere strumento e veicolo. Obiettivo ambizioso. Certo. Ma è una sfida che vogliamo agire fino in fondo.

 

da Queer in Gli altri del 2 luglio 2010

 

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