Il respiro profondo di una nuova era

di Daniela Degan

 


Colei che dà la vita, colei che dà la forma è un libro prezioso, una conchiglia che racchiude frammenti del cosmo e della  creazione dell’universo.
E’ uno scrigno desiderato, che tratta dei miti dell’origine prima, molto prima del tempo di Adamo ed Eva … E’ un canto di narrazioni complesse ed intriganti, che fa emergere  emozioni profonde, le quali ci riportano  alle nostre radici.

Luciana e la sua penna elegante, leggera e leggiadra ricama con immagini e  simboli una storia delle creazioni dove lo spirito femminile è presente in ogni luogo  e spazia nel tempo. Il libro, infatti, è suddiviso in otto capitoli che narrano i miti della creazione partendo dalla Cina dell’Età della Grande Purezza fino alla Età della Grande Lotta Cosmica, passando per il Giappone dei vulcani, dei serpenti dell’acqua e delle orse, sorvolando la Corea  con la sua armonia cosmica e la sua musica, ritornando a “mama Africa” fino ai nativi dell’America del nord e, navigando il caos delle acque e degli abissi del Mediterraneo orientale e della Mesopotamia, finisce in India, il luogo del principio che comprende la natura tutta, la shakti.


L’accompagnano alla ricerca delle origini, Nu Kua, Amaterasu, Muso Koroni, Dan il serpente arcobaleno, Sussistanako, Mago, Gaia e Eurinome e tante altre dee e donne del passato arcaico, le nostre antenate.
La sua lente di ricercatrice attenta fa emergere una visione che narra una storia molto differente rispetto a come ce l’avevano raccontata le caste religiose, le classi sociali e politiche delle società dominanti nelle varie epoche storiche e nei vari continenti.
In questa narrazione è centrale l’ elemento femminile che non solo crea, con una modalità ciclica, ma trasforma la materia e stabilisce l’ordine sia del cosmo, sia dei gruppi sociali,  li regolamenta e condivide la conoscenza delle diverse tecnologie, l’invenzione di strumenti utili, fonda i riti sacri anche e soprattutto nel quotidiano.

All’inizio, era il tempo in cui si conoscevano le madri, non i padri. Era lo stato di innocenza e l’armonia scorreva come musica: questo raccontano i primi miti della creazione. E si racconta ancora come Nu Kua, Mago e altre divinità creatrici intervenivano per rimettere a posto il disordine creato dagli umani. E come avvenne la separazione tra il maschile ed il femminile (Oceania, Giappone, Egitto) e il ritorno all’uno indiviso (maschile e femminile insieme in equilibrio) non fu più possibile: Hina non accetta più il padre che con l’inganno si ricongiunge a lei; Eurinome scaccia il serpente Ofione, poiché prima amante, si vanta poi della creazione, appropriandosi del compito agito dalla dea mediterranea pelasgica. Mago chiude i cancelli del suo mondo celeste e armonioso. Le comunità perdono la loro natura spirituale, regolatrice celeste, scoppiano tumulti e disordini che generano privazioni, rabbia, furia, inganni. Si dividono nel disordine e l’equilibrio tra l’elemento femminile e maschile si spezza, man mano che avviene la separazione dolorosa tra scienza e natura, tra forma e sostanza. E nel passaggio e nella trasformazione dei miti di creazione, dai più antichi ai più moderni (come in Cina per esempio), emerge l’origine del disordine che arriva fino ai giorni nostri.

Sono possibili livelli diversi di lettura: intanto il libro ci dona immagini di meravigliosa ed estatica bellezza, questa prima lettura è emozionale e passionale, quasi intima e molto soggettiva … svela i nostri sogni archetipi, che agiscono nel nostro profondo io,  liberandolo. Poi,  su un altro piano,  c’è  la ricerca di una consapevolezza che, partendo dalle radici narranti, chiamandole per nome,  sia possibile ricostruire mondi altri, capaci di evolvere nella collaborazione e non solo nel combattimento.

E nel corso della lettura può succedere che tra le tante emozioni salga dal cuore, fino alle lacrime, lo svelamento di un sogno rivelatore che ripropone la danza di Eurinome con il serpente Ofione, una danza che rappresentando un atto di creazione è manifestamente un atto di amore, di desiderio, di accoppiamento tra le spire... e il tuo corpo in estasi sembra di colpo ricordare un amplesso arcaico di profonda eccitazione!


I miti dell’immaginario dei popoli vissuti prima di noi ad ogni latitudine mostrano l’ipotesi di una generazione partenogenica. E’ il caso di Mago che genera da sola le sue due figlie Kung Hee e So Hee ed insieme praticano l’arte del vivere, usando come metafora la musica. Oppure di Sussistanako, la quale cantando generò le figlie Ut Set e Nao Ut Set, che rispettivamente diventarono la madre del popolo Pueblo e la madre di tutti gli altri popoli. Mago e Sussistanako viste come metafore mitiche delle cellule che nel separarsi creano altre se stesse, femmine … lo stesso genere della madre.
Si svela così una nuova strada nel costruire  un altro mondo possibile. I miti e le leggende narrate, ciò che per secoli ha agito soltanto come rimozione dell’origine e del suo luogo, qui ridiventa canto che ci incanta e attraverso la luminosa  immagine di quello che era il principio, ci donano  l’opportunità di   riuscire a concepire una nuova manutenzione e cura del mondo, perché siamo pronte a farcene  carico.
C’è il soffio della vita, c’è il vento, c’è l’uovo cosmico ed il serpente, c’è la separazione tra il maschile e il femminile, il desiderio di unione tra il cielo e la terra, c’è il triangolo e il sangue, lo specchio, la sala del telaio, le stelle, il sole e la luna, il sogno e l’acqua, l’albero della vita e i colori della terra. Queste leggende lontane sollecitano il respiro profondo di una nuova era.


19-09-2010

 

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