La casa e il museo aprendo una porta
di Donatella Bassanesi




Donatella Bassanesi

 


Il Corso della Libera Università delle Donne si è tenuto nei mesi di novembre-dicembre 2003, è stato condotto da Mia Mendini e da Donatella Bassanesi, ed è stato ospitato dalla Scuola di Ceramica situata nell'area della Casa-Museo Boschi Di Stefano.


La Dispensa ritorna su un percorso che sta tra segni e senso. Raccoglie riflessioni su quel niente che è l'arte. Si sofferma su qualche opera, su alcuni singoli autori (Savinio, Morandi, Fontana, Manzoni).



Si potrebbe dire che la porta l'abbiamo spinta un po' tutte, ma chi ci ha indicato la strada per trovarla è stata Mia Mendini.
Così siamo entrate in questo che oggi è museo trovando anche una casa, i suoi segreti, momenti sospesi.


Al di là della porta, via via più incisa, la figura di Marieda Di Stefano Boschi ripetutamente entra nelle nostre riflessioni, tra le nostre parole.
Una delle ultime opere (di questa collezionista che a un punto della sua vita diventa artista), una grande terracotta dal titolo La collana (1966), quasi un autoritratto, è oggi posta all'entrata (noi abbiamo voluto metterla in copertina). La luce è come assorbita da una materia non levigata. È una luce e una materia che spingono indietro, verso un tempo che è un vuoto, verso un corpo che è un'ombra. La figura esce appena con le spalle da un involucro. Di lei non conosciamo il volto. Intorno al collo la collana, che è blu-azzurra. Non è preziosa la collana di terra che sta come un ritrovamento e un cerchio che traccia un cielo.


La casa, oggi museo, ci riporta a un arco di tempo di circa cinquanta anni (tra il '10-'15 e il '60-'65).
Sono anni di guerre che segnano, tragicamente, Milano, le città d'Europa, e necessariamente le opere degli artisti.
Sono anche gli anni del secondo dopoguerra, dei viaggi nello spazio, del proiettarsi verso un'idea di spazio infinitamente grande eppure esplorabile.


Le opere, complessivamente, ci portano a interrogarci sul luogo-tempo dell'arte, a riflettere sulle parole di Hanna Arendt: "E' dopotutto possibile (…) che la singolare sopravvivenza delle grandi opere, il loro relativo perdurare nei millenni, si debba al fatto di aver avuto origine nel piccolo, discreto sentiero del non-tempo, che il pensiero dei loro autori aveva seguito tra un passato e un futuro infiniti" (Hanna Arendt, La vita della mente, Bologna, 1987).

Donatella Bassanesi e Mia Mendini,
La casa e il museo aprendo una porta
Libera Università delle Donne
Milano, 2004