Un altro mondo possibile

Un’altra Pavia possibile

di Marta Ghezzi

 

Di ritorno dal Brasile dove ho partecipato come Marcia Mondiale delle donne al IV Forum panamazzonico  di Manaus  e al V Mundial Social Forum di Porto Alegre ho avuto  la sensazione di uno sbalzo non solo di temperatura ma di livello culturale, sociale, politico.

Qui a Pavia il clou della discussione e della tensione è la scelta del candidato/a Sindaco e le beghe all’interno delle coalizioni non spiegano differenze programmatiche tra i potenziali candidati, semplicemente perché non c’è l’ombra di programmi  (ad eccezione di Rifondazione che ha steso una bozza aperta  dal titolo intrigante “un’altra Pavia è possibile” che richiama Porto Alegre “un altro mondo è possibile”).

I giornali danno molto spazio al rapimento della giornalista del Manifesto senza chiedersi cosa è cambiato in Iraq e al Congresso DS che non registra novità eclatanti se non la riscoperta della socialdemocrazia e la fiducia nello sviluppo liberista.

Di Manaus e di Porto Alegre non ho trovato traccia se non su Carta e Liberazione e allora provo a riassumere le cose più significative e le impressioni più forti .l’entusiasmo,la consapevolezza, la partecipazione orizzontale,l’assenza di leaders politici,la molteplicità delle aree tematiche,lo spazio dato alla cultura nel senso più ampio del termine,la vivacità dei giovani e la “ saggezza”non priva di ironia degli “anziani”la capacità di dialogo e comunicazione al di là delle difficoltà linguistiche,un po’ di sana “con-fusione” e disorganizzazione preventivata…

A Manaus,con lo slogan “ Diversità, sovranità e pace”oltre 10000 partecipanti dei popoli indigeni del Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana Perù, Suriname e Venezuela, centinaia di organizzazioni sociali di base hanno discusso in modo approfonditole tematiche centrali dello sviluppo sostenibile, l’impatto dei grandi mega progetti, lo sfruttamento minerario e del petrolio, gli accordi del trattato del libero commercio che rischiano di calpestare la sovranità dei popoli, i diritti alla terra e all’acqua e in generale le relazioni tra società e ambiente.

Protagonisti  i popoli indigeni e il loro legame con la Pacha Mama, la madre Amazzonia dove quasi 30 milioni di persone vivono in un territorio di 7,5 milioni di ettari. Tra le organizzazioni proponenti  la Centrale Unica dei lavoratori , CUT, il gruppo di lavoro GTA rete di 500 organizzazioni di base, vera espressione  di organismi canonici e missionari, la Commissione Pastorale della Terra che si mantiene dopo 30 anni dalla nascita della Teologia della Liberazione perché mantiene un forte radicamento sociale, politicamente impegnato, e il coordinamento delle organizzazioni indigene.

La globalizzazione economica, conseguenza di politiche neoliberali che si estendono nel pianeta ha imposto e continua ad imporre processi crudeli di sfruttamento ambientale e umano le cui conseguenze sono iniquità, violenze, guerra.

I governi latinoamericani giustificano l’introduzione di misure di ispirazione neoliberale in aree sociali, politiche ed economiche con l’argomento che sono necessarie per raggiungere sviluppo e democrazia. I cambiamenti strutturali provocati da questo processo preoccupano soprattutto quando si constata che la sovranità degli stati diventa debole e rende vulnerabili i territori e  l’economia e scompaiono valori e principi umani e spirituali che hanno garantito l’equilibrio e il rispetto della natura.

La COICA, il coordinamento delle popolazioni indigene  afferma che non si oppone allo sviluppo e alla ricerca di nuove alternative per la sopravvivenza umana ma vuole che questo sviluppo rispetti lo stile di vita,la diversità culturale di popoli ancestrali,la saggezza collettiva e che tutto ciò si relazioni con processi veramente sostenibili. I loro sogni sono direttamente veicolati alla protezione del territorio che è il centro multidimensionale che non si limita al terreno fisico ma si espande al sotterraneo,, alla spiritualità,agli esseri vivi come gli animali, le piante,i luoghi sacri così come si connette col prima il durante e il dopo. Sono orgogliosi di rappresentare una grande diversità culturale per tutto il continente e la vogliono condividere con tutto il mondo.

Entusiasmante il dinamismo e la lucidità dei Sem Terra, spesso rappresentati da donne grintose e determinate.

A Porto Alegre, migliaia di persone, soprattutto giovani,organismi non governativi, sindacati, intellettuali, teologi, artisti, sacerdoti, hanno rilanciato con forza e con modalità nuove l’appello per globalizzare la speranza e la lotta di chi non ha potere ma vuole cambiare il mondo senza violenza perché crede fermamente che un altro mondo è possibile e dimostra che questo mondo non è tutto in vendita. L’appello dei movimenti sociali è per una mobilitazione contro la guerra  anzitutto.

Il 19 marzo in tutto il mondo si ripeteranno le iniziative, aumentate, per il ritiro degli eserciti  occupanti, contro il neoliberismo, lo sfruttamento e l’esclusione. E’ stata rilanciata la campagna  per la cancellazione del debito estero, illegittimo dei paesi del sud del mondo,  la restaurazione dell’ecosistema e il risarcimento delle popolazioni  colpite. Le risorse per l’emergenza e la ricostruzione delle zone depauperate dallo sfruttamento e dalle calamità devono essere amministrate dalle comunità locali, evitando nuovi debiti, la colonizzazione e la presenza militare.

A due anni dall’invasione dell’Iraq l’opposizione globale alla guerra è più grande che mai ed è tempo di accrescere le iniziative e non fare marcia indietro  con tatticismi ipocriti,senza alibi e tentennamenti. Un’altra campagna è per la smilitarizzazione e il disarmo, e la lotta contro le basi militari degli Stati Uniti, per il controllo delle armi nucleari e per il taglio delle spese militari.

La campagna contro la completa privatizzazione  dei servizi pubblici si concretizzerà in una giornata di iniziativa globale al vertice dei popoli delle americhe, a Mar del Plata in Argentina e a Hong  Kong. Il Forum sostiene la Marcia Mondiale delle donne che ne è parte fondante .La Marcia ha elaborato una Carta, espressione di una campagna di iniziative globali femministe che percorrerà il mondo a partire l’8 marzo da San Paolo per concludersi il 17 ottobre in Burkina Faso, per riconfermare l’impegno delle donne contro il neoliberismo, il patriarcato, l’esclusione, la dominazione maschilista.

Tutti i movimenti sono chiamati in quel periodo a costruire iniziative contro il libero scambio, il traffico sessuale, la militarizzazione e la sovranità alimentare. La Carta riprende tutte le tematiche dei movimenti ma sostenendo un punto di vista  di genere e la specificità delle problematiche nazionali.

Fondamentale è la lotta per la dignità, la giustizia, l’uguaglianza e i diritti umani. La presenza dei Dalit, la casta degli intoccabili dell’India, già protagonisti al forum di Mumbai attesta l’impegno per gli emarginati e gli esclusi di tutto il mondo , dagli afrodiscendenti ai popoli indigeni, ai Rom, ai settori più oppressi  e repressi. Si considera la povertà un retaggio storico e si vuole imporre una imposta complessiva sulle transazioni finanziarie per sovvenzionare lo sviluppo.

Con l’appoggio di Lula, (peraltro contestato per i suoi compromessi politico economici) e di decine di organismi internazionali (tra cui Legambiente, il Tavolo della Pace di Perugia e la FOCSI) è stata lanciata una “chiamata globale per azioni contro la povertà”. Si è protestato contro le politiche neoliberiste e gli appoggi militari dell’Unione europea all’America Latina e si è promosso una mobilitazione a Vienna nel maggio 2006 in occasione del Vertice dei presidenti latinoamericani.

Sono stati respinti i cibi transgenici perché oltre a mettere a rischio la salute sono lo strumento del controllo dei mercati da parte delle imprese multinazionali. Sono stati rifiutati i brevetti in particolare sulle sementi  contro la pretesa di occuparsi delle risorse naturali e delle conoscenze connesse. Si esige la riforma agraria, la difesa dell’acqua come bene comune e si richiede una produzione sostenibile basata sulla salvaguardia delle risorse naturali, terra, acqua, foresta, aria, biodiversità.

Si richiede un contratto  mondiale per il clima: un mondo solare è possibile è lo slogan coniato con il contributo di Lega ambiente. A novembre ci sarà una marcia internazionale sul clima contro gli stati che non sottoscrivono i trattati internazionali (vedi USA) e quelli come l’Italia che finge di sottoscriverli ma non li rispetta Sono state richieste sanzioni politiche ed economiche e l’embargo delle armi per i paesi che non rispettano le risoluzioni Onu, come Israele.

Si rilanciano boicottaggi, disinvestimenti contro le multinazionali che violano i diritti umani, sociali e sindacali (vedi Nestlè, Cocacola, Nike ecc.)

Si riconosce  la legittimità dei diversi orientamenti sessuali,la necessità di lottare contro ogni mercificazione del corpo della donna, dei bambini, delle persone gay,delle lesbiche, i bisessuali e i transessuali. Si auspica una rete globale per la difesa dei migranti, i profughi,gli esuli constatando che la lotta al terrorismo ha prodotto l’incremento della criminalizzazione dei migranti,della militarizzazione  dei confini,della clandestinità e della disponibilità di forza lavoro a basso costo.

Si auspica una riforma dell’ONU e si sostiene l’appello per una forte convenzione  internazionale sulle diversità  culturali  e ci  si oppone alla mercificazione della informazione  e delle comunicazioni

Si dichiara una mobilitazione permanente per la difesa della salute dei popoli e si è stabilito per il 2007 in Africa il prossimo appuntamento del Social forum mondiale.

Questa è il sintetico elenco delle campagne  promosse , che meriterebbero ben altri approfondimenti espositivi, se non altro per rendere la ricchezza e la diversità degli apporti confluiti in obiettivi comuni. Ma chi  parla delle rivendicazioni  e delle esperienze  già in atto espressione di politiche  partecipate , di lotte in corso e di risultati già ottenuti? Né la stampa più accreditata  né i partiti, impegnati nella lottizzazione delle poltrone. Nel congresso dei DS in corso a Roma si è del tutto ignorato l’apporto dei movimenti ai cambiamenti auspicati…

E allora, con i giovani e le persone che a Porto Alegre hanno  non solo approfondito problemi seri e drammatici ma hanno fatto cultura nel senso più alto del termine spaziando dal  teatrosofia alla danza, alla teologia, dalla psicanalisi alla poesia alle arti figurative globalizziamo la speranza e lottiamo per la globalizzazione dei diritti compreso quello al piacere e alla gioia che solo il dialogo e la contaminazione tra diversi può concedere.

  

Marta Ghezzi

5 febbraio 2005