Simonetta Agnello Hornby, La zia marchesa

di Gianna Beltrami

Un libro che si divora e insieme si centellina.

E’ il secondo romanzo di questa scrittrice e come il primo, “La mennulara”, è una storia corale di costumi e di tempi e di donne, in Sicilia.

Simonetta Agnello Hornby è siciliana ma vive in Inghilterra dove ha studiato e dove è avvocato e presidente di un tribunale.

Con una scrittura rapida ma incisiva capace di cogliere con immediatezza il senso dei fatti e delle relazioni, l’autrice ci travolge in un racconto su personaggi e avvenimenti, anche storici, che gravitano intorno a una figura di donna, Costanza, nella quale convivono aspetti di fragilità e dipendenza con altri di grande coerenza e forza morale.

Siamo nell’ottocento: la famiglia di Costanza –aristocrazia terriera siciliana- destinata al decadimento è contornata da servitori e intrallazzatori, da ipocrisie e superstizioni e ingiustizie che coinvolgono anche le classi popolari e il clero.

Le donne sono vittime due volte, nel sociale e nel genere.

Lei, Costanza, allevata dalla balia perché sua madre la rifiuta fin dalla nascita (il padre invece la predilige), bruttina e segaligna e dai modi sconcertanti, sembra un essere perdente e infelice ma è invece una persona che sa valutare la sua vita e le sue relazioni, sa riemergere dai lutti anche morali che le sono riservati, dalle delusioni affettive e ideali. Sa comprendere e compatire.

Una storia dolorosa, del suo mondo e della sua famiglia, quella di Costanza, ma lei s’impone affermando la sua ostinata esistenza,

Il racconto si snoda a voci plurime ed è pieno di colpi di scena.

La scrittura utilizza spesso termini dialettali e soprattutto con pochi tratti sa definire personaggi e situazioni: ecco ad esempio la zia Assunta “volle rimanere in famiglia e farsi monaca di casa, un ibrido fra la zitella e la bigotta non inconsueto in Sicilia”, ecco padre Puma “pervaso di rabbia e di vino tracannato”, ecco madre e figlia “La madre la guardava. E anche Costanza la guardava. Gli occhi opachi di Caterina e quelli scrutanti di Costanza erano fissi gli uni negli altri. Ma non si guardavano. Gli uni chiedevano e gli altri non davano” o ancora “Nel pomeriggio, nell’anticucina,le donne di servizio pulivano la verdura per la minestra della cena e, in assenza di servitori maschi, ne parlarono a lungo e liberamente. All’inizio non ci capirono niente, poi conclusero che il baroncello aveva fracassato la poltroncina per la delusione che gli era nata una fimmina.

Ogni capitolo del romanzo è preceduto da un proverbio o detto siciliano. Io mi scelgo questo  “Amuri è amaru, ma arriccia lu cori”.

 

Simonetta Agnello Hornby
La zia marchesa
Feltrinelli, 2004, Euro 16.00