Mariella Gramaglia

Cara Mariella Gramaglia,

ci sono tanti modi per ricordarti, da chi ti ha conosciuto personalmente a chi ti ha solo letto o ha seguito da lontano il tuo duraturo impegno nel movimento delle donne.

Un altro è dare continuità al dialogo che è cominciato fin dagli anni ’70 tra noi, donne di città e gruppi femministi diversi sui temi che allora e ancora oggi ci appassionano.


A questo proposito, mi sono riletta ieri la voce “Bisogno”, che hai scritto per il “Lessico politico delle donne. Le teorie del femminismo”, a cura di Manuela Fraire, un libro edito dalle edizioni Gulliver nel 1978 e ristampato nella mia collana “Letture d’archivio”, Fondazione Badaracco-Franco Angeli 2002.

Ne riporto un frammento:

“Nel toccare la categoria del bisogno nella sua determinazione storico-sociale ci si trova dunque di fronte ad una contraddizione ben nota al movimento delle donne: o indietreggiare in un’analisi che abbia come perno il rivoluzionamento della coscienza (con la perfetta consapevolezza di quanto sia fragile), o, con un generoso-fiducioso equilibrismo, mettere fra parentesi la nostra assenza di teoria sulla società e sulla storia ed affidarci ad altri soggetti (…) Come leggere queste esigenze contrastanti? A me pare che nel femminismo, forse più che in qualsiasi altro movimento radicale, convivano faticosamente l’esigenza critica e l’esigenza utopica. Da una parte il bisogno di riattraversare fino alla sofferenza più violenta la propria condizione portandosi con orgoglio la propria coscienza infelice, dall’altra un sogno di ricomposizione della comunità umana liberata dalle sue più radicali disuguaglianze. Senza negare la verità intensa di questi due momenti, la critica dell’ideologia aiuta a non scambiare i propri bisogni di rassicurazione per strade di liberazione possibile.”

Lea Melandri


 

16-10-2014

 

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