E ora dove andiamo?
Grazia De Benedetti
Le donne (ma pure gli uomini) non possono non andare a vedere un gioiellino come " E ora dove andiamo?" di Nadine Labaki (Caramel). Dalla prima scena, in cui le donne avanzano compatte e determinate (mi ha fatto pensare ad Allonsanfan dei fratelli Taviani), è un inno alla solidarietà e alla intelligenza arguta del genere femminile.
La leggerezza della commedia (compaiono anche canzoni, ma non c'è da storcere il naso, sono piacevoli e funzionali al racconto), è venata dalla realtà drammatica che le scorre accanto.
La guerra, la morte sono pronte a ghermire anche il piccolo villaggio libanese, in cui chiesa e minareto convivono pacificamente a pochi passi di distanza.
Sono la ex Jugoslavia, l'India preSpartizione, Israele e le miriadi di situazioni in cui, nei secoli, i diversi credo religiosi hanno insanguinato la storia, dividendo i popoli.
Le donne, non importa se cristiane o musulmane, la loro solidarietà di fronte alla lotta comune, sono il baluardo per la pace, per la vita, a dispetto degli uomini “caproni”, pronti a infiammarsi al primo sgarbo.
In silenzio le donne curano, proteggono la loro comunità, ingegnandosi fino ai limiti dell'assurdo e del sacrificio.
Il film, in continua dialettica tra le note del dramma e quelle argute e buffe (richiamano vagamente certi nostri film dell'Italietta anni Cinquanta/Sessanta, tipo Don Camillo), riesce a coinvolgere profondamente e alla fine ci pare di camminare anche noi con queste donne, tutte belle della loro forza e dignità, tra i sassi e le asperità, che non fermano il loro incedere.
30-01-2012
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