Il 18 marzo ricorderemo Tom Fox, Rachel Corrie e Nicola Calipari. Chiederemo giustizia, e libertà per tutti gli ostaggi. Non ci rassegniamo a vivere nell'orrore. La legge del più forte applicata dalle potenze occidentali ha scatenato una concorrenza spietata sullo stesso terreno. Non c'è condanna del terrorismo che possa essere distinta da quella della guerra: è una sola la lotta contro il sistema globale del terrore. Anche il diritto alla resistenza, per il diritto internazionale, è vincolato alla salvaguardia dei civili. Ma un'occupazione che viola tutte le regole del diritto umanitario fa affondare la «resistenza onesta» nel mare della barbarie. In Iraq c'è bisogno di un lungo cammino
per la riconciliazione nazionale, possibile solo se il paese viene subito
liberato da tutte le truppe di occupazione. Noi siamo con chi resiste
affermando l'alterità rispetto alla disumanizzazione, con chi pratica il
conflitto in modi che possano essere agiti da tutte e da tutti. La
comunità internazionale, pena la sconfitta, ha il dovere di sostenere
queste forze, di riconoscerle come interlocutori privilegiati. Con quale autorità le grandi potenze
nucleari pretendono di fermare il nucleare in altri paesi? Il disarmo
nucleare globale è una priorità. Non ci sarà consenso a un attacco
all'Iran -la maggioranza del paese ha capito la verità, grazie
all'informazione indipendente, all'azione dei movimenti. La politica sia
all'altezza di questa coscienza. La politica discuta di politica, non
degli esibizionismi provocatori di gruppetti minoritari, per nulla interni
a un movimento che il 18 marzo parlerà anche con voci statunitensi e
israeliane,con quelle irachene e palestinesi. Guardare al dito e non alla
luna è un modo per disconoscere politica e cultura del movimento per la
pace, per eludere l'obbligo di politiche adeguate. questo articolo è apparso su il manifesto del 16 marzo 2006
**responsabile
internazionale della Fiom |