Intorno
al mondo
Con il gruppo di Cernusco dell'Università delle donne
Di
Donatella Bassanesi
dalla dispensa Rosso
Il gruppo di Cernusco, nel giovedì dopo che si è
tenuta l'assemblea straordinaria dell'Università, ha ragionato
sulla proposta di apertura all'esterno, una maggiore visibilità
insomma entrare in un colloquio più 'intimo' col 'mondo'.
Invitata, ho cercato di ascoltare.
La
questione fondamentale direi è che nessuna mi pare consideri il
momento dei corsi come chiusura, distanza dal mondo.
Piuttosto un'apertura, una posizione altra, che incide proprio per il
suo essere altra.
Su questo vorrei riflettere.
Una posizione altra è una posizione ai limiti del mondo.
Forse c'è una differenza sostanziale tra essere visibili nel mondo,
e stare, leggere da una posizione al limite il mondo.
Una
lettura che, partendo dal profondo, da quell'oscurità caotica che
è l'esperienza, non può che approssimarsi, uno s-velare
che torna sempre a ri-velarsi.
Una lettura, un linguaggio indiretti, che non corrispondono a un atteggiamento
prudenziale, o vi corrispondono ma in modo alto, non come banalizzazione
e semplificazione del problema, ma partendo da qualcosa che potremmo chiamare
la radice, il luogo dell'origine. Origine che sempre si presenta ad ogni
iniziare, ad ogni momento in cui ci si mette in discussione. E che si
presenta come luogo, punto di incontro, un confluire di spazio e tempo
(ritrovarsi crea uno spazio di riflessione, dedicare un tempo alla riflessione
è dilatare il proprio tempo, dargli respiro).
Questa
tensione critica, capacità di interrogarsi, direi che, proprio
perché non è legittimata dalla società data (dalla
datità), può essere distrutta molto facilmente, e io penso
proprio dalla pervasività crescente di un mondo che si pone come
l'unico possibile, nel quale non si può non entrare, fosse anche
solo come pedine assolutamente ininfluenti.
La
domanda di fondo perciò mi sembra: questo fuori che ci ha tradizionalmente
escluse, su cui non incidiamo, può essere affrontato direttamente?
Oppure è necessario più che mai (proprio per l'appiattimento
impotente in cui tutti ci troviamo) quel 'vedere cieco' che è vedere
'dai limiti del mondo'?
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