Adriana Nannicini
(a cura di)
Le parole per farlo. Donne al lavoro nel postfordismo
DeriveApprodi, 2002,
Euro 9,30


Le parole per farlo

di Adriana Perrotta Rabissi

 

 

Le parole per farlo. Donne al lavoro nel postfordismo, a cura di Adriana Nannicini con una prefazione di Lidia Campagnano, è l'esito di un Corso-Laboratorio, tenutosi per due anni alla Libera Università delle Donne, sul rapporto tra soggettività femminile e lavoro.

Il libro è un insieme di riflessioni, storie di lavoro e discorsi scambiati negli incontri tra le partecipanti al Gruppo; donne di diversa età, diversa collocazione nel mondo del lavoro, con gradi di responsabilità e compiti differenziati nell'organizzazione produttiva, secondo la pratica dei Corsi dell'Università delle Donne.

E' pur vero che le tematiche del lavoro e delle sue trasformazioni sono da tempo al centro di molte analisi, arricchite da tabelle e statistiche, e costituiscono il fuoco di numerosi dibattiti, convegni e seminari, ma non capita tutti i giorni di leggere e ascoltare racconti di esperienze di vita e di lavoro offerte alla riflessione collettiva e al confronto dai soggetti protagonisti delle vicende esaminate, invece che teorizzazioni sofisticate e astratte da parte di specialisti/e e studiosi/e delle discipline di riferimento: sociologia del lavoro, organizzazione aziendale, economia, e scienze sociali in genere.


Il tono poi della comunicazione è vivo e immediato, ma si avverte il lavoro accurato di organizzazione e sistemazione della scrittura, che rende la lettura scorrevole, come in un opera di narrativa, pur mantenendo la "freschezza" del parlato.
I racconti restituiscono infatti la ricchezza di spunti e suggestioni che hanno animato gli incontri e che costituiscono secondo me un buon terreno di verifica per chi voglia misurare quanto le acquisizioni maturate nell' esperienza politica delle donne negli ultimi decenni abbiano modificato aspettative, abbiano elaborato modi di percepire se stesse e il mondo diversi da quelli interiorizzati nell'educazione emancipazionista, orientando scelte più consapevoli dei propri bisogni e necessità.
In molti interventi si avverte però anche il peso di una nuova solitudine, determinata dalle recenti trasformazioni dei contesti lavorativi, che comportano un maggiore isolamento rispetto ai tempi passati; solitudine che sembra essere avvertita piuttosto dalle donne meno giovani, che hanno alle spalle percorsi lavorativi più lunghi e iniziati in contesti differenti.

Il panorama non è certo rose e fiori, né per quanto riguarda gli aspetti oggettivi, soprattutto nei termini di certezza di continuità del lavoro e di possibilità di determinare tempi e spazi adeguati ai ritmi di vita, né per quanto riguarda quelli soggettivi, mi riferisco ad esempio alla preferenza che continua ad essere espressa da molte donne, anche giovani ed in cerca di primo impiego, nei confronti di lavori "connessi in senso lato all' accudimento delle persone (istruzione, sanità, assistenza ecc), sia nelle professioni più diffuse e comuni […] che nei ruoli più rari e più visibili quali ad esempio quelli di governo".

La domanda diventa allora quanto dell'attenzione, quasi enfatica, posta sugli aspetti relazionali con colleghe/i, utenti dei servizi, clienti interni ed esterni, persone con cui si entra in contatto, è da attribuirsi ad un'effettiva esigenza di cambiamento di modalità di rapporti in tutti i campi, esigenza frutto delle nuove consapevolezze maturate nella riflessione tra donne degli ultimi trent'anni, o quanto invece si tratti in molti casi di una vera e propria "trappola alla quale rimaniamo legate, occuparsi degli altri è impegnativo, ma così gratificante che noi non siamo molto disponibili a rinunciarci. Mi sembra che abbiamo un approccio divorante al potere, vogliamo mantenere a tutti i costi quello privato, sulle relazioni e credo che le difficoltà per noi di accedere al potere pubblico vengano dal non voler cedere di una virgola sul privato (il potere viscerale e simbiotico del materno) e così finiamo per essere tenute in scacco dalla nostra smania di onnipotenza".

Detto così è un po' inquietante, ma dovremmo rifletterci.

Dalla sezione "Storie" pubblichiamo:
"VITA E TRASFORMAZIONI DEL PARADIGMA DELLA BRAVA BAMBINA" di una ricercatrice che ha voluto restare anonima.

Segnaliamo inoltre:

L'intervista di Federica Fabbiani a Adriana Nannicini dal sito "Equal Portico. Donne tecnologie lavoro"
La presentazione del libro su DeriveApprodi
La recensione di Jura Gentium - Centro di filosofia del diritto internazionale e della politica globale
Donne e Postfordismo su QuintoStato