Il tono poi della comunicazione è vivo e
immediato, ma si avverte il lavoro accurato di organizzazione e sistemazione
della scrittura, che rende la lettura scorrevole, come in un opera di
narrativa, pur mantenendo la "freschezza" del parlato.
I racconti restituiscono infatti la ricchezza di spunti e suggestioni
che hanno animato gli incontri e che costituiscono secondo me un buon
terreno di verifica per chi voglia misurare quanto le acquisizioni maturate
nell' esperienza politica delle donne negli ultimi decenni abbiano modificato
aspettative, abbiano elaborato modi di percepire se stesse e il mondo
diversi da quelli interiorizzati nell'educazione emancipazionista, orientando
scelte più consapevoli dei propri bisogni e necessità.
In molti interventi si avverte però anche il peso di una nuova
solitudine, determinata dalle recenti trasformazioni dei contesti lavorativi,
che comportano un maggiore isolamento rispetto ai tempi passati; solitudine
che sembra essere avvertita piuttosto dalle donne meno giovani, che hanno
alle spalle percorsi lavorativi più lunghi e iniziati in contesti
differenti.
Il panorama non è certo rose e fiori, né per quanto riguarda
gli aspetti oggettivi, soprattutto nei termini di certezza di continuità
del lavoro e di possibilità di determinare tempi e spazi adeguati
ai ritmi di vita, né per quanto riguarda quelli soggettivi, mi
riferisco ad esempio alla preferenza che continua ad essere espressa da
molte donne, anche giovani ed in cerca di primo impiego, nei confronti
di lavori "connessi in senso lato all' accudimento delle persone
(istruzione, sanità, assistenza ecc), sia nelle professioni più
diffuse e comuni [
] che nei ruoli più rari e più visibili
quali ad esempio quelli di governo".
La domanda diventa allora quanto dell'attenzione, quasi enfatica, posta
sugli aspetti relazionali con colleghe/i, utenti dei servizi, clienti
interni ed esterni, persone con cui si entra in contatto, è da
attribuirsi ad un'effettiva esigenza di cambiamento di modalità
di rapporti in tutti i campi, esigenza frutto delle nuove consapevolezze
maturate nella riflessione tra donne degli ultimi trent'anni, o quanto
invece si tratti in molti casi di una vera e propria "trappola alla
quale rimaniamo legate, occuparsi degli altri è impegnativo, ma
così gratificante che noi non siamo molto disponibili a rinunciarci.
Mi sembra che abbiamo un approccio divorante al potere, vogliamo mantenere
a tutti i costi quello privato, sulle relazioni e credo che le difficoltà
per noi di accedere al potere pubblico vengano dal non voler cedere di
una virgola sul privato (il potere viscerale e simbiotico del materno)
e così finiamo per essere tenute in scacco dalla nostra smania
di onnipotenza".
Detto così è un po' inquietante, ma dovremmo rifletterci.
Dalla
sezione "Storie" pubblichiamo:
"VITA E TRASFORMAZIONI DEL PARADIGMA
DELLA BRAVA BAMBINA" di una ricercatrice che ha voluto
restare anonima.
Segnaliamo inoltre:
L'intervista di Federica Fabbiani a Adriana Nannicini dal sito
"Equal Portico. Donne tecnologie lavoro"
La
presentazione del libro su DeriveApprodi
La
recensione di Jura Gentium - Centro di filosofia del diritto internazionale
e della politica globale
Donne
e Postfordismo
su QuintoStato
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