IN MORTE DI DORIS LESSING
Sisa Arrighi

La nostra non dimenticata Enrica Tunesi, è mancata nel gennaio 2009 poco prima di poter tenere per il Gruppo di Cernusco sul Naviglio il suo seminario su Doris Lessing.
Ci ha lasciato con queste poche folgoranti parole:

"Magnifico personaggio, ritagliato entro le strutture politiche e sociali della sua epoca, gli anni ‘60, ha saputo farsi carico di tutte le contraddizioni possibili che esploderanno negli anni ’70. Ha lasciato scritto tanto su un periodo per il quale è stato scritto pochissimo e da grande letterata. Grazie da parte delle donne a cui ha aperto coraggiosi destini."


UNA SCRITTRICE CHE HA INFRANTO LE CONVENZIONI
di Helen T. Verongos

New Herald Tribune, 18 novembre 2013

 

Doris Lessing, Nobel 2007, autrice con una produzione letteraria enorme che ha rivoluzionato convenzioni sociali ed artistiche, ha concluso la sua esistenza. La morte annunciata dal suo editore, Harper Collins è avvenuta domenica 17 novembre nella sua casa di Londra.
Lessing ha prodotto dozzine di romanzi, racconti, saggi e poesie traendo la sua ispirazione dall’infanzia nel ‘bush’ africano, dagli insegnamenti della mistica orientale e dalla partecipazione a gruppi di base comunisti
Si è avventurata in vertiginosi e contraddittori esperimenti letterari. ‘Alfred & Emily’, pubblicato nell’estate del  2008 ad esempio, è al tempo stesso romanzo e ‘memoir’. Racconta la vita dei suoi genitori in una piccola fattoria della Rhodesia del Sud, immaginando poi la loro vita come se lo scoppio della 1° Guerra mondiale non fosse avvenuto.
‘Il taccuino d’oro’ ( The Golden Notebook) rimane comunque il suo lavoro più noto, storia strutturalmente innovativa e liberalmente autobiografica.
Libro coraggioso per il 1962, anno di pubblicazione, esplorava con franchezza la vita intima delle donne che, superato l’ostacolo del matrimonio, potevano scegliere di occuparsi dei figli oppure no, di perseguire una carriera senza dimenticare la sessualità . Il libro trattava apertamente argomenti come mestruazioni e orgasmo, come pure i meccanismi della crisi depressiva.

Come scrittrice ha preso in esame il rapporto uomo/donna, le disuguaglianze sociali, le divisioni prodotte dal razzismo, spaziando dalla vita vissuta nell’Africa coloniale alla modernità della Londra metropolitana. Come donna ha inseguito i suoi interessi e desideri, professionali, politici, sessuali, alla ricerca di ciò che considerava una vita libera, fino ad abbandonare due figli piccoli.

Salon, intervistandola nel 1997, annotava: ‘sembra l’immagine della madre terra ferita, con quei capelli nettamente divisi sul capo e raccolti in un piccolo chignon’.
La stessa donna che 10 anni dopo, ai giornalisti che l’attendevano sulla soglia di casa per annunciarle il Nobel, ‘O Cristo’, replicò, ‘non me ne importa un bel niente”.

Nella motivazione del Nobel veniva descritta come ‘Il compendio dell’esperienza femminile, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha messo sotto inchiesta una civiltà frammentata’.
Nel discorso cerimoniale a Stoccolma, Doris Lessing fu presentata come la personificazione della donna nel ventesimo secolo.
Pochi giorni dopo Doris faceva ancora notizia nei titoli dei giornali, col suo linguaggio irrispettoso e pungente, per aver ridimensionando l’attacco agli Stati Uniti dell’11 settembre come ‘non così grave’ se paragonato alla violenza perpetrata per decenni dall’esercito dalla Repubblica Irlandese.
‘Il Taccuino d’oro’ considerato dai critici il suo romanzo migliore è stato tradotto in molte lingue, e a 50 anni dalla sua pubblicazione, è tuttora in ristampa. E’ composto da un romanzo convenzionale ‘Donne Libere’ e da più taccuini di colore diverso, che la protagonista, Anna Wulf, scrittrice, utilizza nella sua lotta col foglio bianco.
Il Taccuino nero si occupa dell’Africa e dei romanzi che Anna ha scritto quando viveva laggiù; il Taccuino rosso segue la cronaca del suo impegno col Partito Comunista; il Taccuino giallo è un racconto autobiografico all’interno del romanzo più vasto; il Taccuino blu è un vero e proprio diario. Il Taccuino d’oro, alla fine mette insieme idee e pensieri degli altri taccuini.

Doris Lessing col suo libro intendeva catturare l’atmosfera caotica dopo la denuncia dello Stalinismo da parte dell’Unione Sovietica. Sotto l’impatto delle rivelazioni dei crimini di Stalin, il movimento che era stato il collante dei circoli in cui si muoveva la sua vita sociale e intellettuale venne meno.
Doris riteneva che la cosa importante del suo romanzo fosse la struttura. Frammentando la storia voleva mostrare il pericolo di chiudere il proprio modo di pensare in compartimenti stagni: ‘ogni ristrettezza mentale, ossessione, porta inesorabilmente al disordine mentale se non alla follia’.

Fu definito come un lavoro femminista, etichetta che la esasperò. Sebbene i suoi romanzi e racconti fossero pieni dei temi centrali del Movimento Femminista, Doris Lessing ebbe parole molto critiche per le femministe.
Molte idee del Movimento le risultavano naturalmente vicine, su alcuni punti si trovava invece in disaccordo come spiega in ‘Under my skin’ (Sotto la mia pelle) primo volume di un’autobiografia pubblicata nel 1994. Discutendo di molestie sessuali scrisse per esempio: ‘Le donne di oggi gridano o svengono alla vista di un pene del quale hanno poca conoscenza, si sentono sminuite da un commento allusivo e si rivolgono all’ avvocato se un uomo fa loro un complimento’.

Doris May Tayler nacque il 22 ottobre 1919 a Kermanshah, Persia, ora Iran. Figlia primogenita di Alfred Cook Tayler, impiegato di banca e di Emily Maude McVeagh, infermiera.
La sua nascita deluse i genitori e il medico dovette trovare un nome per la bimba poiché la famiglia non aveva preso in considerazione la possibilità di una figlia femmina.
La narrazione della sua infanzia è carica di risentimento per la madre che sempre ribadiva il sacrificio per la cura dei figli. In qualche modo trovò un alleato nel padre, ma pure lui funestò la sua fanciullezza con il racconto di episodi della Grande Guerra, che, secondo Doris contribuirono ad accentuare in lei una sorta di fatalismo.
La famiglia si spostò poi in Rhodesia, (allora colonia britannica ora Zimbabwe), intenzionati a tentare la fortuna come agricoltori.
Nella fattoria Doris fu istruita da sua madre e prese a leggere tutti i libri che poteva trovare. Fu mandata in collegio e poi dalle suore. Diventò cattolica, ma la sua conversione fu soltanto una fermata sulla via dell’ateismo. A 14 anni lasciò la scuola e rimase a casa per un po’. La tensione con la madre divenne insostenibile e per due volte se ne andò a Salisbury, la capitale.
In quella città, dove le donne (bianche) erano poche, Doris ebbe grande successo con corteggiatori tra aperitivi e balli allo Sports Club.
In retrospettiva ricorda la musica come l’elemento di seduzione più importante ma anche la natura pronta a ‘ripopolare il mondo tra le due guerre’
Quella forza agì rapidamente. Doris fece in modo che Frank Wisdom, un impiegato statale, lasciasse la fidanzata e lo sposò nel 1939. Era già incinta quando accadde, ma non lo sapeva.
Cercò di abortire più volte, ogni volta capitava qualche impedimento. Quando le dissero che il suo stato era troppo avanzato per intervenire, se ne andò a casa sollevata. Il primo figlio John la stancò fino all’esaurimento. Trovò sollievo quando entrò a far parte di un gruppo di persone che si consideravano rivoluzionari. Era entusiasta delle loro idee e diventò a tutti gli effetti comunista.
Nel 1943 nacque la secondogenita Jean. A quel punto Doris si era stancata di fare la signora a Salisbury, e la figlia fu allevata da altri per il suo primo anno di vita.
Alla fine decise di lasciare figli, marito e casa per seguire le sue idee con gli amici e compagni del momento. Prese in affitto una stanza, trovò lavoro come dattilografa, si tenne informata sui figli  tramite un parente. Questo passaggio drastico, nella sua autobiografia, occupa poche pagine e anche nelle interviste non si è mai dilungata a spiegare ragioni o rimpianti.

Michiko Kakutani recensendo la sua autobiografia, dice che il tono sbrigativo con cui viene descritto quel periodo, disegna ‘un ritratto intenso e in qualche modo agghiacciante della scrittrice come una donna giovane e inconsapevole, concentrata su se stessa’.
Nel 1943 sposò Gottfried Lessing, comunista tedesco, come ‘dovere rivoluzionario’, per proteggerlo dal sentimento ostile verso i tedeschi in tempo di guerra. L’intesa era di divorziare dopo la guerra. Ebbero un figlio, Peter.
Divorziarono secondo i piani. Nel 1949 Doris se ne andò in Inghilterra portandosi il figlio e il manoscritto del suo primo romanzo ‘The grass is singing’ (L’erba canta) che analizza il rapporto tra la moglie bianca di un agricoltore e il suo servitore nero.
La serie di cinque romanzi ‘The Children of Violence’ (I figli della violenza) narra di come si diventa adulti in un paese dell’Africa coloniale britannica, del matrimonio e dei figli, e del successivo trasferimento a Londra.
La ponderosa serie: “Martha Quest” (1952) “A Proper Marriage” (1954), “A Ripple From the Storm” (1958), “Landlocked” (1965) e “The Four Gated City” (1969) riaffronta alcuni dei temi e delle situazioni del “Golden Notebook”. Guerra, comunismo,sesso, aborto, violenza domestica, abbandono dei figli, psicoanalisi e crisi di nervi. La serie si spinge oltre fino al nuovo millennio e alla distruzione della terra.
Molti romanzi della Lessing sono lunghi, densi e complessi. Un critico ha definito la sua prosa:  ‘poco appetibile’. J.M.Coetzee: ‘il suo stile non è mai stato accurato, scrive troppo in fretta ed elimina troppo poco dalla stesura finale’

Comunismo e Sufismo hanno avuto un’influenza importante nella sua vita ma anche la psichiatria radicale di R.D. Laing. Ovviamente hanno molto contato gli anni spesi in Africa. la I Guerra Mondiale e le sue letture. Anche la madre, dopotutto, trova un posto nei suoi scritti.
Il commento di J.M. Coetzee dopo la lettura del suo primo volume dell’autobiografia:‘E’ deprimente vedere una donna sulla settantina ancora in lotta con i fantasmi del passato.
D’altra parte non si può negare la grandezza dello spettacolo quando la protagonista è una persona di grande onestà e appassionatamente in cerca di salvezza come Doris Lessing’.

(traduzione di Sisa Arrighi)

 

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