64° Lindau Nobel meeting: l'enzima che allunga la vita

Valeria Fieramonte



Quest'anno, per la prima volta, al meeting che si tiene ogni anno dal 1951 nella bella cittadina di Lindau, sul lago di Costanza, la percentuale di giovani ricercatrici donne presenti ha superato, sia pur di poco, quella degli uomini.

vedi il sito: www.lindau-nobel.org/2014

Il tema conduttore del convegno erano le scoperte e i progressi in medicina e fisiologia, dunque non è poi così strano, essendo le donne costantemente associate alla cura di invalidi a malati – anche quando non hanno alcuna propensione in questo campo – che fossero in maggioranza, almeno per una volta.

Come sempre si può dire che fossero presenti quasi tutte le nazioni del mondo: particolarmente folte le delegazioni di ricercatori dalla Cina (44 giovani tra cui 18 donne) e dall'India ( 34 giovani tra cui 15 donne). Poco numerosa invece la delegazione russa, con una presenza femminile però doppia di quella maschile ( 9 ricercatori di cui 6 donne).

Le delegazioni più folte erano quella tedesca, inglese e americana.

La maggiore presenza di donne è stata sottolineata anche in un dibattito, tenuto alle 7 del mattino al di fuori della discussione più importante in Inselhalle, (il grande salone che ospita le conferenze dei Nobel), - voluto tra gli altri da Elisabeth Blackburn, Nobel impegnata, con altre scienziate, anche su tematiche femministe.

Titolo del dibattito “Fixing the leaking pipeline” ( letteralmente 'facendo il punto sul condotto che perde'), un brutto modo di dire inglese per segnalare il fatto che, dopo una laurea in scienze, le donne spesso si 'perdono per strada' o restano ferme in posizioni di base e molto raramente raggiungono posizioni 'apicali'.

Va da sé che, dibattito a parte, - che comunque non ha mancato di suscitare qualche allarme nella controparte maschile -, questa 64° edizione non ha per nulla smentito l'evidenza che è appunto così: su 37 premi Nobel presenti solo tre erano donne, Ada Yonath, la Blackburn e Francoise Barrè Sinoussi.

La Blackburn, da molto tempo negli Stati Uniti, è però di origine australiana, essendo nata a Hobart, in Tasmania, un'isola che si trova quasi di fronte a Melbourne. E' autrice, assieme alla sua allieva Carol Greider e a Jack Szostak di una delle scoperte che più hanno fatto discutere la stampa non specializzata, per le sorprendenti implicazioni che può avere. C'è chi ha parlato di 'fontana della giovinezza' e chi si è sbizzarrito a sognare l'immortalità. La verità è più prosaica ma lo stesso abbastanza notevole.

Elisabeth e Carol (a Carol è spettata da prima osservazione di conferma delle ipotesi di ricerca, perchè il giorno di Natale del 1984 era lei in laboratorio, da brava studentessa secchiona) - hanno scoperto la telomerasi, un enzima che per così dire 'fila' la capsula protettiva delle parti terminali dei telomeri, dei cromosomi eucarioti adibiti tra l'altro al riparo dei danni cellulari: più sono lunghi e più è prevedibile una vita lunga e in buona salute.

Quando i telomeri si accorciano, l'enzima telomerasi li riallunga, filando il suo tessuto protettivo in modo incessante e impedendo alle estremità della catena del DNA di 'sfilacciarsi'.

L'articolo che annuncia la scoperta, nel dicembre del 1985 ( pubblicato su Cell. vol. 43), molto elegantemente porta come primo nome quello di Carol e comincia così: 'abbiamo trovato nella cellula di Tetrahymena una nuova attività... la cellula libera estratti che aggiungono pezzi di DNA ai telomeri... prolungandone l'attività'. (Traduzione mia).

La tetrahymena, o 'schiuma di stagno', è un minuscolissimo invertebrato dotato di cellule ciliari per nuotare nell'acqua dolce ed è usato nella ricerca biomedica (si spera che gli animalisti non protestino).



Che cosa sono i telomeri?

Sono le parti terminali dei cromosomi eucarioti, e permettono una completa replicazione delle molecole di DNA, anche appunto a ogni termine cromosomico della catena della doppia elica.

L'articolo prima citato, mi sembra si possa dire che sia un bell' esempio di collaborazione tra donne: la leader ( Blackburn) non si è appropriata del successo ( o per meglio dire fortuna) altrui, come avrebbe potuto fare essendo lei la docente e capo del dipartimento di biologia molecolare dell'Università della California ( Berkeley, S. Francisco).

L'esperimento è stato fatto 'in vitro': per la piccola tetrahymena la capsula di petri deve essere sembrato un appartamentino più che confortevole, per cui si è comportata esattamente come avrebbe fatto in uno stagno... In un incontro avuto con giovani ricercatori la Blackburn si è divertita a lanciare loro una specie di conocchia con attorcigliato un filo di lana: a ogni lancio della conocchia il filo si accorciava … Un bel modo di insegnare la scienza, non vi pare? Solo che a quanto pare nel codice genetico gli enzimi ritessono la tela disfatta, sembra quasi una versione modificata del mito di Penelope...

 


 

Un'altra ricercatrice a mio avviso degna di nota è Christiane Opitz, bella donna di 34 anni, sposata e a suo dire molto aiutata dalla famiglia : studia i tumori cerebrali, che, dopo la leucemia, sono diventati la seconda causa di morte nei bambini. Supportata dal DKFZ ( Centro tedesco di ricerca sui tumori), i suoi studi di neurooncologia pediatrica cercano di capire le basi molecolari dei tumori infantili per poterli meglio curare.

Come mai sono così in aumento nei bambini i tumori, e in particolar modo quelli cerebrali? Questa non è una risposta che spetta a una ricercatrice di laboratorio, e sarebbe più appropriata da parte di un epidemiologo: io credo che la cause ambientali siano evidenti ( e già documentate) ( per es. inquinamento da motori diesel, da polveri sottili, elettromagnetico, chimico ecc...) ma non sono correlabili se non statisticamente con la malattia, cosa che rende tutto più difficile.

Una correlazione statistica, per quanto vera, non suscita certo l'allarme di una epidemia infettiva...

Perciò, confermato che il cancro è comunque sempre una mutazione delle cellule, quindi ha una base genetica, da non confondere con il concetto di 'base ereditaria',( perchè i tumori geneticamente ereditari sono una piccola minoranza e la grande maggioranza di essi,- circa l'85%- , ha invece correlazioni ambientali) - ho chiesto alla Opitz se non sia più rischiosa la chemioterapia della radioterapia e mi ha confermato che in effetti è così: la chemio presenta un rischio maggiore di mutazioni cellulari...

Il gruppo di Christiane studia il metabolismo del tumore cerebrale e ha identificato uno dei percorsi metabolici dell'aminoacido triptofano come elemento chiave nel promuovere tumori maligni cerebrali. I metaboliti del triptofano attivano infatti il recettore della diossina e ciò aumenta l'invasività dei tumori. Perciò l'inibizione del recettore della diossina si pensa possa aiutare a trovare una possibile via di cura. Anche parecchi enzimi implicati nel metabolismo della nicotinammide sono sovraespressi nei tumori cerebrali: il team della Opitz cerca di capirne di più.

 


 

Per finire, il momento più commovente del meeting si è avuto con l'intervento di Oliver Smithies. Il brillantissimo ottantanovenne (è del 1925), inglese trapiantato negli USA, ha fatto vedere via schermo i suoi vecchi appunti e disegni, tutti fatti a mano da lui: rispetto alle tecniche di oggi sembrava un'era geologica fa.

Ha raccomandato ai giovani di non fidarsi troppo dei PC e affini, di tenere anche sempre appunti in notes scritti a mano, ha parlato della pericolosità delle nanoparticelle e si è dichiarato amico di Kary Mullis , ( altro Nobel un po' fuori dagli schemi molto critico, per esempio, sui vecchi modi di curare l'HIV, ). Ha avuto una standing ovation di quasi cinque minuti: un bel modo di invecchiare e uscire di scena!

10-07-2014




 

 

 

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