| Soggetti di storie
 Donne, uomini e scritture di sé
 
 
 di Adriana Perrotta Rabissi
 
 
 Il libro mette a tema  scritture autobiografiche di donne e uomini  per indagare che cosa succede quando si  interrompe, per un concorso di circostanze  oggettive e soggettive,  la tradizionale  assenza  delle donne dal genere  letterario in questione, assenza non certo  dovuta a una mancanza di testi, quanto  a una esclusione “reiterata nel tempo, che ha condannato molte opere di donne all’oblio, nel  momento in cui venivano giudicate non rispondenti al paradigma e ai requisiti  dell’autobiografia maschile” (Prefazione di Mapelli, p.25).
 
 Diventa allora inevitabile  cercare di cogliere i mutamenti  prodotti   sulla scena letteraria - e sul mondo -  da questo emergere di testi a firma femminile,  alla ricerca delle  differenze  operate  dal soggetto  “imprevisto” che dice io, una volta cancellata  l’illusione  che il genere di chi scrive non  abbia alcuna rilevanza  per chi scrive e  per chi legge.
 
 L’intento  del libro non è esplicitamente letterario,  ma pedagogico,  pertanto le  analisi dei testi  sono relative ai processi   dai  quali origina  il desiderio forte di  narrarsi, che viene di volta in volta  indagato;  così come   si dà conto dell’esito della scrittura intesa come risorsa d’identità,  non solo  per l’autrice o l’autore,  ma anche per la lettrice e il lettore.
 
 Per conseguenza  gli scritti scelti a titolo di esempio non  sono solo letterari, ma anche teorici,  e  scritture d’esperienza, tutti però accomunati dalla forma  di narrazione autobiografica;  gli autori e le autrici  sono infatti docenti  della Libera Università dell’Autobiografia di  Anghiari;   però vi è una tale ricchezza  di  brani di  scrittrici e scrittori,  analizzati con finezza psicologica e attenta partecipazione  ,  che la lettura risulta utile anche a chi  nutre interessi  prevalentemente  letterari.
 
 Un saggio introduttivo di Demetrio ci riporta  alle possibili origini dell’autobiografismo femminile nell’età classica;  origini in realtà più immaginate che documentate, proprio per la mancanza di fonti certe.
 
 Mapelli, nel saggio più consistente del libro,  analizza testi di scrittrici e scrittori della modernità  secondo la prospettiva del  desiderio che  ha mosso al racconto di sé, osserva che:  “ Il  desiderio che avvia la scrittura si compone di molte cose, per qualunque motivo  si presenti,  la sua comparsa colma o si  propone di colmare una mancanza , una sorta di deficienza di essere che si  coglie nel proprio essere vissuto o vissuta e si  fa allora progetto, voglia di ulteriorità, di  altra vita” (p. 39). Il percorso si snoda attraverso gli esempi di  scritture autobiografiche,  guidato dalla  necessità di confronto, afferma in conclusione Mapelli: “ Mi accosto, ci accostiamo a una parola, a un’altra e a un’altra ancora,  la confrontiamo con le nostre esperienze, la mettiamo alla prova con le nostre  emozioni e con i saperi, i pensieri e le vite di quelle donne e di quegli uomini  che ci hanno lasciato in eredità le loro ricerche e le loro parole, rinnovate,  risignificate.” (p.123)
 
 Concludono il libro i saggi di  Laura Menin e di Marco Deriu.
 Menin si occupa delle scritture  autobiografiche di due gruppi di persone in due   capitoli distinti,  dedicati  rispettivamente  il primo all’esame del  rapporto tra identità, scrittura e memoria di quattro  scrittrici statunitensi:  Harriet Jacobs, schiava fuggita dal North  Carolina verso i territori liberi del Nord nell’Ottocento, Angela Davis, bell  hooks, Toni Morrison;  il secondo  all’analisi di autobiografie di donne e  uomini  scritte durante i corsi della  Libera Università  dell’Autobiografia di  Anghiari.
 
 Deriu dà vita a “un percorso di narrazione di sé al maschile” mettendo l’accento su  un tratto che accomuna molti uomini, “l’uscita,  la curiosità e l’esplorazione del mondo esterno”.  L’intenzione che lo  guida  è  esplicitata all’inizio della sua interessante ricerca: “Il percorso che propongo cerca di prendere atto di questo tratto maschile,  di valorizzarlo, in qualche modo. Anziché contrapporvisi vorrei provare a  mostrare come anche a partire da questa pratica sia possibile un lavoro  profondo su di sé. Un lavoro di narrazione di sé che procede raccontando un  luogo che ci abita dentro e il nostro rapporto con questo luogo , che connette  l’esterno e l’interno in maniera consapevole e che mette in relazione il sé col  mondo e con gli altri esseri viventi.” (p.181)
 
 Soggetti di storie. Donne, uomini e scritture di séa   cura di Barbara Mapelli,
 con un  saggio introduttivo di Duccio Demetrio,
 Milano, Guerini Scientifica, 2008,  pp.255, euro 22
 25-10-2008 home |