Marie
Antoinette
di Gemma De Magistris

L'ultimo
film di Sofia Coppola forse
delude un po' le aspettative. Non ha la magia de "II
giardino delle vergini suicide" non l'originalità
di "Lost in traslation".
Tratto dalla biografia di Antonia
Fraser "Maria Antonietta. La solitudine di una regina",
si concentra non sulla storia ma su alcuni aspetti della vita di questa
donna. A me è parso un film di momenti ed alcuni sono indiscutibilmente
intensi. Talvolta patinato nelle immagini, ha, però, dei pregi:
quello di avere reso attraverso una quasi instancabile ripetizione (che
io ho visto voluta) la inanità della vita e dello scorrere del
tempo nel paradiso di Versailles. Tutto è uguale a sè stesso,
ogni giorno e dietro una etichetta rigida quanto insensata si nasconde
la scelta di un sovrano che si sta congedando da un vecchio modo di vivere.
Parigi è lontana e attraverso i desideri della ragazzina austriaca
giunta in Francia per diventarne la regina, la vediamo sempre più
lontana prima nel mondano, poi nella rivoluzione. Usciamo dalla Storia,
non mi pare che la regista volesse fare l'ennesimo film sulla rivoluzione
francese e sulle presunte responsabilità di due ragazzetti che
non sanno nemmeno procreare. Guardiamo attrraverso gli occhi di Marie
Antoinette
(Kirsten Dunst):
Sa quello cui è destinata, va in Francia per ubbidire alla ragione
di stato, si spoglia di tutta la sua appartenenza austriaca in un freddo
padiglione collocato simbolicamente al confine, si adegua all'uso e si
lascia alle spalle insieme alle sue damigelle-amiche, ogni affetto, ogni
abbracccio, anche il cagnolino con cui ancora dormiva e perfino i vestiti,
tutto quello che la rendeva austriaca.
All'inizio Antoinette saluta, abbraccia, poi la sua spontaneità
viene soffocata e si adegua. Non ci sono affetti a Versailles, nè
amicizie, ci sono pettegolezzi, maldicenze, spendididi vestiti e cibo
tanto cibo. Quanto spreco a Versailles, quanti piatti abbandonati qua
e là dopo un pasto, una festa, bicchieri semivuoti, moccoli di
candele, piatti con avanzi disgustosi, ripugnanti ma non solo perchè
"il popolo muore di fame" ma ripugnanti in sè
per quello che rappresentano, per l'inutiltà e l'insensatezza di
un potere che riesce ad esprimersi solo così.
I critici hanno parlato dello sguardo-non sguardo di Marie Antoinette.
Si aggira e guarda prima con stupore infantile, anche affascinata da tanto
sfarzo, poi subentra la noia. Ogni giorno le stesse cose, la prova di
un matrimonio non consumato, il freddo patito per vestirsi perchè
deve giungere la dama giusta, scarpine, gale, stupide pettinature, commenti
sulla Du Barry (Asia Argento) la mantenuta
del re.
Rimproverata perchè non sufficientemente attenta alle notizie che
arrivano di conquiste ed alleanze, per un attimo viene fuori la sua rassegnazione
ed impotenza "cosa sarò io se l'Austria e la Francia dovessero
litigare? La delfina di Francia o una principessa austriaca?"
Sa di essere uno strumento per unire due paesi, deve procreare. Non può
fare altro ed allora perchè non occuparsi del modello della manica
del vestito? Non mi pare che in quel momento l'espressione di Kirsten
Dunst sia poco intensa, così come non lo è quando
si rivolge alla sua primogenita appena partorita: "non sei quello
che tutti aspettavano, ma se tu fossi stata un maschio, saresti della
Francia, invece sei una femmina e sarai mia": almeno per un po'
fino a quando anche lei, prima ancora di cominciare a parlare, sarà
destinata a....fare la storia?
Ma quella la fanno gli uomini, quegli stessi che consigliano ad un Luigi
francamente poco intelligente e sempre smarrito, di continuare a finanziare
i rivoluzionari americani e non per la indipendenza ma per opporsi all'Inghilterra
ed i soldi sono sempre più pochi e le tasse aumentano ed il popolo
muore di fanme. Ma le scene sono pochissime, si tratta di accenni, qualche
riunione, le notizie sempre più allarrmanti da Parigi, per il resto
non c'è altro, ma non perchè il film sia fatto sul poco
ma perchè non c'è proprio altro.
E' come se la regista volesse intendere proiprio questo: la totale futilità
che rispecchia l'insensatezza. ed in questa cornice una donna sola mai
accolta, solo accusata di esser sterile o poco affascinante. Conoscerà
la passione attraverso una breve avventura, l'attrazione fisica, non l'amore.
Si stabilirà gradualmente con Luigi un rapporto di complicità,
di condivisione, due ragazzini cresciuti insieme e costretti insieme in
quel letto dalle cortine troppo strette. Ma Marie Antoinette sarà
sempre sola, con i suoi capricci, le sue feste. non ha modo di crescere
e perchè dovebbe? Non è il suo ruolo.
Rimane il passo lento, un po' strascicato quando percorre i lunghi corridoi,
l'entusiasmo (vero, finto?) per scarpine e vestiti, rimane la grazia,
rimane di nuovo la sensazione dello spreco, peggio di una vita femminile
sprecata.
27-11-06
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