Marisa Bulgheroni, Un saluto attraverso le stelle
di Vittoria Longoni


L’autrice- che abbiamo festeggiato poco fa nel corso di una bella serata a lei dedicata, con interventi e letture, presso l’Unione Femminile Nazionale-  ci dice in una nota finale al romanzo:
“Una stessa luna  sorveglia, il 25 luglio 1943, due giovani innamorati su un piazzale vicino al mare e si affaccia alle vetrate del palazzo dove Mussolini sta per essere spodestato dai suoi. L’epica quotidiana dei molti, chiamati a recitare un ruolo inatteso nel dramma della guerra civile, s’incrocia, sulle stesse pagine, con l’insensata saga dei pochi, i potenti, sorpresi in tragica intimità con se stessi alla vigilia del crollo.”

Tre sorelle – Regina, Lucia e Isabella- che vivono gli anni della seconda guerra mondiale presso Como, i loro coetanei, la guerra civile che divide la società e la famiglia, compaiono nel romanzo in una fitta rete di allusioni poetiche esplicite e implicite, in un continuo trapassare dei tempi dal “presente” degli anni Quaranta del Novecento, al passato delle vicende di crescita delle madri e dei padri, con frequenti anticipazioni che si collocano fino al nostro tempo, nel crollo delle Torri Gemelle, accanto alle bambine e alle ragazze e ai ragazzi di oggi.

Si tratta di epica o di elegia, si è discusso nel corso della serata su questo bel romanzo, oppure ne concludiamo che l’epica delle donne è l’elegia?
Certo il respiro epico del romanzo sta nel presentare una pluralità dei punti di vista – di donne e di uomini, di “molti” e di “potenti”, di vincenti e di perdenti- ; come pure nella moltiplicazione dei temi – gli amori e le guerre, gli interni familiari e gli scenari  pubblici-.
Sta  nella pluralità dei tempi e delle citazioni poetiche, da Omero a Emily Dickinson e Anna Achmatova;  come pure nella moltiplicazione delle voci narranti: si alternano nel testo l’io narrante di Isabella, nelle parti stampate in corsivo, e la terza persona delle parti narrative in cui anche Isabella è vista dall’esterno.

Il respiro elegiaco sta nella nostalgia con la quale il passato viene conservato e fatto rivivere sulla pagina nel momento stesso in cui lo si sa, appunto, trascorso; e soprattutto nella nostalgia della figura materna che coi suoi racconti ha dato impulso alla scrittura e che rivive nella mente della figlia, ma per parlare del congedo.
Questa scrittura femminile va in direzione della totalità, alla ricerca di una base comune che colga insieme i diversi aspetti della storia pubblica e dell’interiorità, di tutto ciò che è stato e che continua in qualche modo a essere presente nella mente e nella prospettiva della voce narrante contemporanea.

Il titolo del romanzo (e anche del sesto capitolo) prende spunto da due versi della Achmatova: il saluto attraverso le stelle è l’appuntamento a distanza che si danno persone care divise dalla lontananza e che decidono di guardare la luna o il cielo nello stesso momento, da punti diversi.
Nel romanzo, questo “appuntamento sulla luna” lega in intimità la figlia Isabella e il padre distante per molte ragioni, il Capitano.

Vale la pena di ricordare che la luna è anche il silenzioso tramite che unisce tra di loro nel romanzo i “molti” e i “potenti”, le guerre e gli amori: un emblema femminile che richiama insieme la memoria e la parola poetica, la distanza epica e la nostalgia elegiaca.

 

Marisa Bulgheroni,
Un saluto attraverso le stelle
Mondadori, 2007, p.256, E.17
 

02/06/2007