Tre sorelle – Regina, Lucia e Isabella- che vivono gli anni della seconda guerra mondiale presso Como, i loro coetanei, la guerra civile che divide la società e la famiglia, compaiono nel romanzo in una fitta rete di allusioni poetiche esplicite e implicite, in un continuo trapassare dei tempi dal “presente” degli anni Quaranta del Novecento, al passato delle vicende di crescita delle madri e dei padri, con frequenti anticipazioni che si collocano fino al nostro tempo, nel crollo delle Torri Gemelle, accanto alle bambine e alle ragazze e ai ragazzi di oggi.
Si tratta di epica o di elegia, si è
discusso nel corso della serata su questo bel romanzo, oppure ne
concludiamo che l’epica delle donne è l’elegia?
Il respiro elegiaco sta nella nostalgia con
la quale il passato viene conservato e fatto rivivere sulla pagina nel
momento stesso in cui lo si sa, appunto, trascorso; e soprattutto nella
nostalgia della figura materna che coi suoi racconti ha dato impulso alla
scrittura e che rivive nella mente della figlia, ma per parlare del
congedo.
Il titolo del romanzo (e anche del sesto
capitolo) prende spunto da due versi della Achmatova: il saluto attraverso
le stelle è l’appuntamento a distanza che si danno persone care divise
dalla lontananza e che decidono di guardare la luna o il cielo nello
stesso momento, da punti diversi. Vale la pena di ricordare che la luna è anche il silenzioso tramite che unisce tra di loro nel romanzo i “molti” e i “potenti”, le guerre e gli amori: un emblema femminile che richiama insieme la memoria e la parola poetica, la distanza epica e la nostalgia elegiaca.
Marisa Bulgheroni,
02/06/2007 |