La “scoperta” del nucleare israeliano
La centrale nucleare di Dimona La scelta dell’opzione militare nucleare parte fin dai primi mesi del 1948 quando un gruppo di scienziati ebrei visitò, su ordine del Ministero della Difesa, il deserto del Negev, per valutare la possibilità di costruirvi una centrale nucleare; quattro anni dopo, nel 1952, nacque la Israel Atomic Energy Commission (IAEC). David Ben Gurion diede il via alla costruzione di Dimona nel 1958, ma già nel 1957 Israele aveva firmato, con il primo ministro francese Guy Mollet, un accordo in vista della realizzazione "a fini militari " di tecnologia nucleare. Nel 1960, un aereo americano di ricognizione U2 rivela che ciò che si sta fabbricando a Dimona non è uno "stabilimento tessile", come pretendevano gli israeliani, ma un reattore nucleare.
Il programma Newsnight trasmesso dalla BBC il 3 agosto 2005 ha confermato che la Gran Bretagna ha fornito ad Israele “acqua pesante” (D2O, con 2 atomi di deuterio al posto dell’idrogeno), l’ingrediente fondamentale per trasformare il reattore nucleare di Dimona in una vera e propria centrale nucleare per la produzioni di armi atomiche. Secondo la BBC il contratto segreto con Israele venne dissimulato come una restituzione alla Norvegia da parte della Gran Bretagna di una partita di 20 tonnellate di acqua pesante non più utilizzata. Il materiale, invece, venne poi spedito allo stato ebraico che nel 1961 lo aveva praticamente esaurito: possedeva bombe atomiche.
Alla fine degli anni ’60 Israele ebbe una proficua collaborazione nell’ambito della ricerca nucleare con il Sud Africa dell’apartheid. Da semplice fornitore di uranio (almeno 550 tonnellate), il governo sudafricano divenne poi il principale partner di Gerusalemme nello sviluppo di armi nucleari ed il culmine di questa partnership fu raggiunto nel 1979, quando vi fu il cosiddetto “incidente di Vela”. Il 22 settembre 1979, un satellite USA captò un test in atmosfera di una piccola bomba termonucleare sull'oceano Indiano, al largo delle coste sudafricane. Più tardi si apprese da fonti israeliane che erano effettivamente avvenuti tre test di ordigni nucleari miniaturizzati. L’arsenale nucleare Israele è così riuscito a costruire un arsenale valutato in circa 400 armi nucleari con una potenza complessiva di 50 megaton, equivalente a 3.850 bombe di Hiroshima. Come vettori nucleari, i militari usano una parte degli oltre 300 caccia F-16 e F-15 potenziati, forniti dagli Usa, armati anche di missili israelo-statunitensi Popeye a testata nucleare. Un'altra versione, il Popeye Turbo, è installata su tre sottomarini Dolphin, forniti dalla Germania. Si aggiungono a questi vettori nucleari circa 50 missili balistici Jericho II, su rampe di lancio mobili, e i razzi Shavit utilizzabili anche come missili balistici a lunga gittata
Nei mesi di marzo e aprile del presente anno, è apparsa sui giornali la notizia dell’acquisto da parte d’Israele di 500 bombe GBU-28 americane prodotte dalla Lockheed Martin – le cosiddette bunker busters progettate per la penetrazione di strutture sotterranee – capaci di attraversare un muro protettivo in cemento armato spesso sei metri e profondo trenta. Tutto ciò alimenta i sospetti che lo stato ebraico stia preparando un attacco aereo contro i siti nucleari iraniani di Busher, Natazan e Arek, riproducendo l’azione attuata nel 1981 contro il reattore iracheno Tammuz I di Osiraq
19 novembre ’05
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