Ortese o dell’indipendenza poetica
di Liliana Moro

 


Scrittura originalissima, questa di Gabriella Fiori, che attraversa il testo di Anna Maria Ortese in modo dichiaratamente appassionato, proponendone una lettura coinvolta e partecipe, di più, una “intimità con le sue pagine… che, maturando in letture e riletture, lentamente, attraverso sintonie di ascolto interiore, è divenuto ideale di partecipazione a una scrittura-essenza di donna artista che incarna in poetica il suo pensiero morale, radicato nella sua metafisica.”

Il risultato di questo approccio è una scrittura che intreccia in modo quasi indissolubile le parole dell’una e dell’altra, così che non lo si potrebbe definire un lavoro di critica letteraria, benché anche di questo si tratti e anzi sia condotto con raro rigore filologico.

In effetti viene costruita poco a poco la biografia, esterna e intima, della scrittrice e ricostruita la sua poetica, ma anche la sua originalissima visione del mondo, una metafisica, appunto.

Questo metodo, questo corpo a corpo con l’opera della Ortese non impedisce a Fiori di operare anche un distacco e di parlarne dal centro di sé studiosa e 'lettrice reale', il che “Significa essere un soggetto-donna che si fa interlocutrice del soggetto-donna scrittrice, nel contatto fra due cammini femminili d'anima.”

Per questa via giunge a definire Anna Maria Ortese “maestra di libertà interiore” e ad accostarla a Simone Weil, a Etty Hillesum (e alla ben più sconosciuta Zenta Màurina) motivando così la sua scelta:
“Dal fiume sotterraneo della sapienza femminile nel tempo, ho tratto solo quei tre nomi, perché sono di tre sue contemporanee che, come lei, hanno attraversato il buio più fondo dell’epoca, restando, come lei, fedeli a se stesse. Pagando in vario modo e misura lo scotto della disapprovazione irritata, dei riconoscimenti tardivi e dell’oblio.”

Una motivazione che getta luce sulla loro produzione e sulla loro vicenda di vita, ma anche sui percorsi e sulle scelte di molte donne nella storia, così come sui meccanismi di costruzione della memoria collettiva e della tradizione che escludono il libero pensiero femminile e dimenticano le scrittrici che l’hanno coltivato.

La lettura di questo denso libricino offre una gradevole, anche se non facile, navigazione nelle personalissime pagine della Ortese facendoci incontrare illuminanti osservazioni sull'amore o sulla guerra e perle di questo tipo:

<<Tutta la vita l’ho passata a chiedermi: perché esiste la crudeltà? Il principio della crudeltà non è infatti tanto nella necessità di sopravvivere, quanto nel credere che questo sopravvivere sia tutto, e quindi decidere di rendere questo lampo (la vita individuale) il più piacevole possibile.

Ciò comporta uno strappo e una lacerazione intensiva nel tessuto della vita che ci circonda. La crudeltà ha inizio qui. Ma alla base di questa crudeltà, a guardar bene, non c’è che una perdita di destino, un abbassamento di orizzonte.>> un dimenticare i legami tra creature di cui è costituita la vita.

La visione del mondo che Anna Maria Ortese raggiunse contemplava una stretta connessione tra i destini di tutti e di tutto. Da qui l’importanza della sensibilità alle manifestazioni della vita e la centralità dell’espressione, che non è un moto individuale ma risponde a una vera e propria esigenza morale.

Ortese considerava “
<<l’Espressività scritta come una parte dell’essere intero, parte che non si può salvare da sola, ma deve salvarsi con l’essere tutto.>> La sorgente della scrittura è l’adesione persuasa alla sorgente della vita.”

Un’attività fortemente collegata all’essere donna e per nulla facile perché se “tutto si esprime, cioè tutto è vivente pensiero” occorre fare silenzio, calarsi nell’intensità e guardare alla fragilità.

“Così da percepire
<<quegli indefiniti lamenti che trascorrono nel cielo dell’essere>> come un suggerire che la bellezza e la malinconia delle cose sono <<quasi riflessi o risultati di una realtà che non vediamo ancora, come un continente disperso e difficilmente rintracciabile>> ”.

Difficilmente rintracciabile proprio come la gentile e feconda concezione della vita che Anna Maria Ortese scrittrice di visione propone alla lettura di chi voglia seguire il percorso di ricerca a cui ci introduce Gabriella Fiori.

 

Gabriella Fiori,
 Anna Maria Ortese o dell’indipendenza poetica,
Bollati Boringhieri, 2002, pagg. 143, € 9.50