Il racconto del filo:
ricamo e cucito nell'arte contemporanea

Mostra a cura di Francesca Pasini e Giorgio Verzotti

 


Il testo che riportiamo è tratto dal bel Catalogo della mostra, edito da Skira, che oltre a un ricco repertorio di immagini, contiene scritti di Nicoletta Misler, Francesca Pasini, Giorgio Verzotti e una presentazione del proprio lavoro fatta da ciascun artista.

"Il ricamo e il cucito - componenti di un fare antico e diffuso ma da sempre relegato al chiuso delle mura domestiche, al ruolo di mero artigianato e soprattutto alla sfera femminile - sono oggi tecniche espressive ricorrenti nell'arte, segno di una ricerca che va oltre una preferenza individuale.Una pratica artistica inaspettata che sostituisce al pennello la ricerca di supporti e materiali "alternativi" e trova un collegamento con il taglia e cuci che si fa normalmente al computer. Una scelta linguistica che oltre a spezzare - così come accaduto in precedenti importanti esperienze - la barriera che separa i materiali intellettualmente alti da quelli bassi, propone una nuova relazione tra i sessi, dato il ricorso plateale - di uomini e di donne - ad un sistema di segni tradizionalmente femminili. Un mezzo espressivo che assume valenza "politica", capovolgendo i luoghi comuni, ponendo attenzione a ciò che abitualmente è marginale, sovvertendo i ritmi della comunicazione cui la società moderna ci ha abituati, "riannodando i fili" di identità spezzate, rivalutando un pensiero volutamente non logocentrico.

Con la mostra "II racconto del filo. Cucito e ricamo nell'arte contemporanea" si vuole dunque dare conto di questo linguaggio ormai autonomo, proponendo una selezione di quegli artisti e artiste che nell'ultimo decennio, e in tutto il mondo, hanno scelto ago e filo per disegnare le loro immagini, avvicinando autori appartenenti ad aree geografiche, culturali e geopolitiche profondamente diverse: l'Europa, i paesi dell'est, il Giappone, gli Stati Uniti, l'America del centro-sud, i paesi arabi. Accanto a ciò vi è il desiderio di raccordarsi ad una "genealogia elettiva", più che ad una filiazione diretta: un percorso che parte ricordando le Avanguardie Russe, con la ricerca suprematista descritta in catalogo da Nicoletta Misler, e che attraversa il secondo futurismo di Balla e Depero - autore fondante l'identità culturale del Mart e dunque opportunamente richiamato anche nell'esposizione - fino ad arrivare ad Alighiero Boetti, (scomparso nel '94), cuore pulsante della rassegna e grande esponente dell'Arte Povera, che per primo usò il ricamo come un linguaggio costante: (ricordiamo i famosi arazzi commissionati alle donne afghane, ricorrendo allo "scambio di mano". Di Boetti verranno presentati al Mart sette importanti lavori inaugurali del suo uso del ricamo.

Complessivamente sono 32 le artiste e gli artisti selezionati per "Il racconto del filo" con molti nomi ormai affermati in campo internazionale: da Rosemarie Trockel, che dalla metà degli anni Ottanta ha determinato una svolta importante nello sviluppo figurativo degli ultimi due decenni, dando voce a percezioni fino ad allora chiuse nell'esperienza privata delle donne, a Tracey Emin, la provocatoria artista inglese che, già nella prima tappa di Sensation alla National Gallery di Londra, nel '97, aveva fatto parlare di sè, rivendicando il diritto di raccontare amori e sessualità; da Mona Hatoun - nata e vissuta a Beirut e poi a Londra, a causa della guerra civile in Libano - che tessendo la kefieh con i capelli femminili (presente a Rovereto accanto ad altre) evidenzia il ruolo delle donne nell'arte e nella protesta politica, a Francesco Vezzoli, Mike Kelley, Eva Marisaldi.

Oltre la metà dei partecipanti presenta un'opera creata appositamente per l'occasione. Così Maja Bajevic - che è nata e vissuta a Sarajevo ed ora a Parigi, che ha ricamato intorno al tema drammatico della guerra nell'ex Jugoslavia, con la perdita luttuosa di luoghi, affetti e consuetudini, e che usa l'ago ed il filo anche per esprimere la contraddittorietà della condizione della donna nella società, da sempre costretta in ruoli codificati e in stereotipi precostituiti - presenta a Rovereto una performance nuova, anticipando la sua presenza alla Biennale di Venezia di quest'anno: una sorta di "omaggio" alla donna, anzi all'archetipo della donna, come scultura vivente. Rainer Ganahl mette in scena la critica alla guerra in Afghanistan dopo l'11 settembre, con un lavoro che abbina ai loghi e ai titoli dei telegiornali americani le risposte ricamate da chi vive in quel paese, riallacciandosi così alla tradizione di Boetti.

Al Mart presenta un lavoro nuovo anche Ghada Amer, emozionante artista di origine egiziana che ha contribuito a portare la cultura araba nel cuore dell'arte contemporanea, rivendicando, con le sue figure d'amore, il diritto delle donne di esprimere se stesse e la propria sessualità ed usando il ricamo come "ferro del mestiere" femminile, per eccellenza. Elisabeth Aro, unendo terreni tradizionalmente maschili e femminili, propone i progetti di edifici di Alvaro Siza trascritti in un libro con pagine fatte di tela di lenzuola e costruirà un muro con mattoni ricoperti di velo sul quale è ricamata la pianta di una casa: da sempre arredata, ornata, curata dalla donne, ma costruita dagli uomini.

Zoe Leonard, ha realizzato per la mostra una delle sue sculture viventi con frutta disidratata e cucita insieme, a dimostrare la necessità di una sutura tra la vita e la morte, tra ciò che vive e ciò che fa parte dello scarto. Christiane Löhr, intrecciando esili crini di cavallo, creerà una delle sue impalpabili installazioni.

Tutte le artiste e gli artisti italiani selezionati - e sono molti, a segnalare doverosamente da parte del Mart una realtà in fermento - si proporranno con un'opera nuova: Letizia Carriello, Maria Lai (artista che da anni lavora con fili e cucito e che potremmo definire, per il suo destino appartato e per le tematiche del suo lavoro, la Louise Bourgeois italiana) Claudia Losi, Laura Marchetti, Eva Marisaldi, Laura Matei, Maurizio Vetrugno e il giovane Francesco Vezzoli, che sotto la magica cupola del Museo di Rovereto evocherà il rifugio del ricamatore e riprodurrà, con i suoi ricami, le copertine di Vogue e Vanity Fair disegnate da Depero durante il soggiorno americano.

Glamour quindi e ricerca nel ricamo di un linguaggio "altro", che renda partecipi di un sentire non tradizionalmente maschile e non necessariamente neutro, sono alla base delle immagini di Vezzoli. La nuova dialettica tra i sessi nell'arte non nasce, infatti, solo dalla presenza di donne-artiste, ma anche dalla "insistente" proposta di tecniche e di conoscenze simbolo della divisione uomo-donna, dal fatto cioè eccezionale - come scrive Francesca Pasini - "che uomini e donne, in tutto il mondo, abbiano scelto di arricchire l'iconografia con uno scambio di mano, direbbe Boetti, delle loro conoscenze". "

 

Il racconto del filo:
ricamo e cucito nell'arte contemporanea
Mart di Rovereto
31 maggio 2003 - 7 settembre 2003
Rovereto (Trento)

Per ulteriori informazioni: www.Mart.Tn.it