SCONVEGNO :
QUALI SOGGETTIVITA' FEMMINISTE OGGI…

Perché femministe? Perché non abbiamo difficoltà ad affermare che un punto di osservazione non neutro sul mondo ne scopre e denuncia verità scomode.
Perché non ci interessa definire IL femminismo, ma aprire una finestra sull'attualità dei femminismi, porre in atto un momento di incontro e di confronto fisico e politico: tra donne singole o appartenenti a gruppi, portatrici di esperienze e analisi diverse, per intrecciare un racconto trasversale alle generazioni e ai generi sessuali.
Perché pensiamo che la riflessione politica collettiva, con un approccio non vittimista ma critico, non ideologico ma attento alle proprie radici, sia lo strumento più utile ed efficace per pensare, progettare e cominciare a praticare il cambiamento.
Perché uno sconvegno? Perché vogliamo indagare il rapporto concreto e complesso tra le identità sessuate e l'esistente senza rifugiarci dietro a teorie accademiche o stereotipi funzionali alle semplificazioni, sforzandoci di metterci in gioco veramente, di intercettare parole e azioni sconvenienti rispetto al consuformismo e all'appiattimento del pensiero critico.
Perché pensiamo ad un incontro non rituale, ad una discussione che alimenti voglia di conoscenza e approfondimento… le parole perdono il loro significato se non ricevono linfa dalle azioni che le persone in carne ed ossa mettono in atto entrando in relazione.
Quale proposta in uno sconvegno femminista? Pensiamo a questa giornata come ad una tappa di un cammino collettivo e plurale anco-ra da immaginare e costruire.
Vogliamo incontrarci, conoscerci, uscire dalla frammentarietà ed alimentare una rete di relazioni significative, per iniziare ad elaborare obiettivi comuni strada facendo: sia valorizzando la trama della memoria storica del movimento politico delle donne, sia cercando di intrecciarne in modo sempre più creativo e solido i fili che lo compongono.
Perché tante domande?

Perché riteniamo molto importante - oggi più che mai - ricominciare a porci delle do-mande radicali, perché osserviamo quanto si tenda a dare per scontati molti aspetti della nostra società, attribuendo loro un carattere di naturalità ed immodificabilità, mentre a nostro parere é possibile ripensare cosa é il reale e che cosa il possibile.
A suggerirci questa ipotesi è proprio la presa di coscienza dell'inganno della neutralità che svela nella sua interezza l'impalcatura gerarchica della nostra cultura, rovescia punti di vista consolidati e offre nuove e più stimolanti prospettive per ripensare la politica e le forme della politica.

Quali le domande da cui partire? Abbiamo provato a focalizzare alcuni nodi su cui ci piacerebbe confrontarci con altre ed altri, senza alcuna pretesa di completezza, ma con l'ambizione di porne altrettanti. Se è vero che le donne, oggi come ieri, ricoprono un ruolo strategico nel campo della riproduzione, non intesa solo dal punto di vista sessuale, ma anche come riproduzione di capacità umane a livello più generale, perché non domandarsi quale potenzialità di trasformazione e ambivalenza (tra accettazione e rifiuto) sono insite in questo ruolo?
Cosa è accaduto quando le donne hanno ottenuto più potere nella sfera pubblica - tra-dizionalmente maschile - e nei luoghi di lavoro? Che relazione c'è tra la nostra libertà e il nostro potere? E che cosa sono libertà e potere oggi? Cosa bisogna continuamente ridefinire per incidere realmente sulle modalità con cui si produce e si pratica il pote-re, una volta che lo si ha?
La libertà sessuale: quanto è vissuta come possibilità di agire liberamente la propria identità sessuata, i propri desideri e quanto è stata ridotta a mercificazione e consu-mo? E la libertà di concepire liberamente secondo il nostro desiderio: come ce la ge-stiamo? Ma, poi: c'è veramente?
Quanto le nostre nuove libertà e le nostre antiche schiavitù sono funzionali alla ripro-duzione dell'esistente: di un sistema di valori e comportamenti in cui siamo immerse, un modo di essere che - volenti o nolenti - ci appartiene, pur facendoci stare male e scomode?
È in questo nostro stare male e scomode che si esaurisce il nostro essere femministe?
Cosa significa definirsi soggettività femministe? Come, reinventando le definizioni di soggettività femminista, possiamo ritracciare i confini del sistema dominante?
Ve la sentite anche voi questa cappa? Elaborate e praticate anche voi forme di resi-stenza che si esplicano nel proprio microcosmo, in scelte di vita, in piccoli gesti quoti-diani? Avete anche voi voglia di andare oltre?
Noi abbiamo voglia di confrontare queste "strategie di sopravvivenza" e dare loro una dignità politica e un orizzonte di praticabilità comune, perché riteniamo che resistere e/o omologarsi siano entrambe reazioni obbligate ad un sistema esistente, mentre ci piacerebbe spostare l'azione sul piano di un cambiamento collettivo e concreto.


A PARTIRE DA QUESTI E TANTI ALTRI INTERROGATIVI VORREMMO
CONFRONTARCI CON VOI
RADICATE IN UN PRESENTE CHE NON CI PIACE E CHE VOGLIAMO
PROVARE A MODIFICARE
CI AUGURIAMO E AUGURIAMO A VOI BUON VIAGGIO!

SABATO 4 Maggio 2002
h 9.30-13.30,14.30-18.30
C.so di P.ta Nuova, 32- Milano
Sala dell'Unione Femminile

sconvegno@tiscali.it sito:www.unionefemminile.it/sconvegno/

Primi Contributi:

Resistenza creativa
di Sara Ongaro

Qualcosa si muove
di Sara Fichera

Femminismo
di Clara Mantica

Ma alle donne piace il potere?
di Agnese seranis