"L'eredità del femminismo per una lettura del presente"
1° incontro

Letture d'archivio: la pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni  Settanta

Seminario a più voci a Milano

di Adriana Perrotta Rabissi


Paola Melchiori e Paola Redaelli


Sabato 11 novembre 2000 si è tenuto a Milano il primo incontro -dei cinque programmati- di un seminario organizzato dalle Associazioni che hanno sede presso l'Unione Femminile Nazionale: la Fondazione Elvira Badaracco, l'Unione Femminile, gli Archivi Riuniti delle Donne, Crinali, l'Associazione per una Libera Università delle Donne.

In questa occasione è stato presentato il libro di Lea Melandri dal titolo Una visceralità indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta , che inaugura una collana di testi, editi dalla Fondazione, volta a riproporre criticamente il patrimonio di idee, riflessioni e consapevolezze emerse nel femminismo di trent'anni fa.
Due iniziative forti e propositive, dettate da domande che si fanno sempre più urgenti nel nostro attuale panorama culturale, sociale e politico: può il femminismo degli anni Settanta essere una chiave di interpretazione del nostro modello di civiltà e, in tal caso, come rilanciare e rendere operante oggi la radicalità del punto di vista espresso allora ?

In una sala costantemente sovraffollata dal mattino alla sera - segno che le nostre sedi si fanno sempre più piccole di fronte al desiderio di confronto e riflessione collettiva - la coordinatrice Melandri e le relatrici hanno riferito sugli aspetti di continuità e rottura rispetto alle consapevolezze acquisite in quegli anni da quelle di noi che sono state allora protagoniste, trasmesse nel frattempo alle giovani donne di oggi.
E' innegabile, avverte Melandri, che, rispetto alla grande ricchezza e profondità di analisi, c'è stato da parte nostra un difetto di elaborazione teorica di quel rivoluzionario 'spostamento di campo' che fu il passaggio da una lettura del rapporto tra i sessi in chiave puramente storico-sociale ad un'analisi sul piano del vissuto, delle vite personali e di conseguenza del carico di sogni, fantasie, desideri, paure, compensazioni che vivono le donne e gli uomini; ottica che ha chiamato in causa il terreno dell'inconscio, oltre che quello della coscienza e della volontà, e del loro intreccio.

Ci è mancata così la capacità di tradurre in sapere politico le acquisizioni allora maturate, di qui la necessità di riflettere collettivamente su quella esperienza, per vedere quali difficoltà abbiamo incontrato, quali resistenze abbiamo più o meno consapevolmente attivato, così da rendere possibile una parziale - nella percezione di alcune delle intervenute al seminario- totale - in altre - cancellazione di quanto acquisito nel femminismo di allora.

Urgenza, questa, che nasce dal disagio, questo sì espresso da tutte le presenti, di fronte alle quotidiane mercificazione e spettacolarizzazione della riproduzione, dei corpi e della sessualità, operazioni dettate da leggi di mercato e ottenute anche con l'esibizione di fatti e questioni una volta considerate proprie della sfera privata, che vengono ora spostate sul versante pubblico e contemporaneamente slegate dal contesto delle vite reali e dei vissuti delle singole e dei singoli, lasciandoci per lo più silenziose e sgomente.

Perdendo ogni riferimento alla concreta esperienza di donne e uomini, i temi sui quali si è esercitata la nostra insistente riflessione trent'anni fa ci sembrano oggi estranei, anche se avvertiamo concretamente la minaccia che vengano usati contro di noi in termini di nuove/vecchie richieste, aspettative sociali e normative.

Spostando quindi la lettura dal passato al presente e riflettendo sull'eredità di quel nostro passato recente la prima sorpresa è che non è vero che non ci sia stata trasmissione, come spesso sentiamo affermare, si tratta di individuare, pur nel cambiamento collettivo di persone e Istituzioni, i luoghi, anche istituzionali, in cui esistono forme di continuità, attive in molti settori ed ambiti, (Marina Zancan, della Fondazione Badaracco); operazione a volte difficile (Paola Melchiori, di Crinali), a causa della frantumazione e delle trasformazioni di pratiche e tematiche del femminismo in modi e forme completamente diverse da quelle a noi consuete e, pertanto, a prima vista irriconoscibili.

Anche Paola Redaelli concorda sulla presenza attiva di consapevolezze femministe in esperienze diverse e numericamente limitate, pur in uno scenario politico e sociale troppo velocemente modificatosi dagli anni Settanta, ma critica la nostra incapacità di concettualizzare e sperimentare nuove forme di contrattazione delle diversità, anche tra donne, che portino ad una reale convivenza.

Manuela Fraire infine pone l'accento sull'effetto rivoluzionario del femminismo degli anni Settanta, da lei constatato nel proprio percorso biografico e nel lavoro analitico con donne; si sofferma pertanto sul libro della Melandri (che presenta i materiali delle pratiche dell'autocoscienza e dell'inconscio e le riletture attuali effettuate durante un Corso dell'Università delle Donne) perché offre lo spunto per richiamare in modo puntuale alcuni aspetti del femminismo degli anni Settanta e riflettere sugli esiti per chi vi ha partecipato.
Sia Stefania Ghirardello, relatrice, che altre giovani donne, intervenute numerose al seminario, confermano l'avvenuto passaggio di consapevolezze femministe, che hanno vivamente influenzato scelte di vita e di lavoro di ciascuna, pur nella propria peculiarità.

Da questi interventi viene spazzata via, se per caso fosse aleggiata nell'animo di qualche partecipante più grande, ogni nostalgia per qualcosa ormai perduto e irrecuperabile, al contrario, malgrado la stanchezza, si registra al termine dell'incontro un clima abbastanza diffuso di fiducia nella ripresa di un dibattito tra donne con vite diverse, esperienze che nel passato si sono anche contrapposte, percorsi politici paralleli e divergenti.

Il discorso verrà ripreso nella seconda puntata, il 27 gennaio 2001.

 

aggiornato 03/03/2005

 


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