Elisabetta Sirani, "pittrice eroina" 1638 - 1665

di Liliana Moro e Sara Sesti

 


Elisabetta Sirani
Carità, giustizia, temperanza (part.)

 

La mostra documenta con cura la produzione di una pittrice poco nota oggi e molto ammirata durante la sua breve vita. Figlia di pittore, come la più famosa Artemisia Gentileschi, in dieci anni dipinse circa 200 opere, di cui in mostra è presentata una selezione ragionata di 80 lavori.

Nella Bologna della seconda metà del'600, la vita di questa pittrice, superdotata e per cio' coccolata da molti potenti dell'epoca, si svolge agli antipodi rispetto all'esistenza tumultuosa e drammatica di Artemisia, che trascina il suo stupratore in tribunale, colleziona amanti e si affranca dolorosamente dalla tutela artistica del padre. Al contrario, l'attività di Elisabetta Sirani, ragazza prodigio, molto colta, avida lettrice e brava musicista - favorita in questo dal vivere in una città dove la presenza di un'antica università dà largo spazio all'integrazione delle donne nella vita culturale e pubblica - che sforna con incredibile rapidità le sue opere, si svolge tutta quanta nello spazio protetto della bottega del padre Giovanni Andrea e all'ombra del maestro Guido Reni.

I soggetti religiosi sono per lo più madonne con bambino, che presentano la coppia madre-figlio in momenti di calda e spontanea tenerezza. Diverse tele, invece, propongono figure di donne eroine, prese dalla mitologia classica, "cattive ragazze" si direbbe oggi, che rifiutano il ruolo femminile e arrivano anche a uccidere. Dal confronto con opere di soggetto analogo di altri pittori, risulta chiara la concretezza dell'impostazione di Elisabetta Sirani, che legge gli stessi episodi con altro punto di vista e attribuisce alle sue 'eroine' uno sguardo determinato o pensoso, mai invasato o sognante.
Notevoli gli schizzi, i bozzetti preparatori raccolti anch'essi per l'esposizione da varie parti del mondo, nell'incisività del tratto forse più affini al gusto attuale.

La monografia di Adelina Modesti 'Una virtuosa del Seicento bolognese', appena pubblicata dalla Editrice Compositori , colloca in una prospettiva storica questo personaggio ricco di contraddizioni e di sorprese. Elisabetta diviene infatti una donna ammirata e contesa, ma consumata da qualcosa di irregolare, di eccessivo. Un primo segnale viene dalla rapidità con cui esegue le sue opere, e che molti giudicano sospetta. Per dimostrare che non c'è qualche aiutante nascosto, sceglie di dipingere in pubblico, sotto gli occhi dei visitatori che poco a poco arrivano da tutta Europa per vederla lavorare. Diventa un personaggio molto noto, una donna amata e contesa, di cui il padre, mediocre pittore ma abile mercante, è inflessibile impresario facendone una donna consumata dalla furia e creativa, dall'imperativo. di dover dimostrare in ogni minuto il proprio talento e la tecnica.

Quando Elisabetta muore, all'età di 27 anni, l'evento è così improvviso che molti sospettano un avvelenamento. Viene anche individuata una possibile colpevole, la giovane cameriera che pare fosse invidiosa delle fortune di Elisabetta. Ma dall'autopsia ordinata dai giudici risulta che non è stato il veleno a mettere fìne alla vita della pittrice, ma un'ulcera perforata, causata dall'eccessivo stress. Elisabetta crea una scuola d'arte per fanciulle - la prima di questo genere - di cui sono allieve anche le sue due sorelle. Nelle sue opere, ama apporre la firma nei bottoni, sulle scollature o sui merletti: una strategia di seduzione tutta femminile.

Fu sepolta nella chiesa di San Domenico con un funerale 'degno di un pittore della Firenze rinascimentale: un immenso catafalco in falso marmo eretto al centro della chiesa', e nella stessa tomba di Guido Reni.

 Un resoconto vivace della vita della pittrice è dato dal testo Il veleno, l'arte di Beatrice Buscaroli e Davide Rondoni, edito da Marietti


Dal 4 Dicembre 2004 al 10 APRILE 2005

Elisabetta Sirani, "pittrice eroina" 1638 - 1665

Museo civico archeologico di Bologna
Ingresso 8 euro
www.elisabettasirani.it