La
mostra documenta con cura la produzione di una pittrice poco nota
oggi e molto ammirata durante la sua breve vita. Figlia di pittore,
come la più famosa Artemisia
Gentileschi, in dieci anni dipinse circa 200 opere, di cui
in mostra è presentata una selezione ragionata di 80 lavori. La
monografia di Adelina Modesti 'Una virtuosa del Seicento
bolognese', appena pubblicata dalla Editrice Compositori ,
colloca in una prospettiva storica questo personaggio ricco di contraddizioni
e di sorprese. Elisabetta diviene infatti una donna ammirata e contesa,
ma consumata da qualcosa di irregolare, di eccessivo. Un primo segnale
viene dalla rapidità con cui esegue le sue opere, e che molti
giudicano sospetta. Per dimostrare che non c'è qualche aiutante
nascosto, sceglie di dipingere in pubblico, sotto gli occhi dei visitatori
che poco a poco arrivano da tutta Europa per vederla lavorare. Diventa
un personaggio molto noto, una donna amata e contesa, di cui il padre,
mediocre pittore ma abile mercante, è inflessibile impresario
facendone una donna consumata dalla furia e creativa, dall'imperativo.
di dover dimostrare in ogni minuto il proprio talento e la tecnica.
Quando Elisabetta muore, all'età di 27 anni, l'evento è
così improvviso che molti sospettano un avvelenamento. Viene
anche individuata una possibile colpevole, la giovane cameriera che
pare fosse invidiosa delle fortune di Elisabetta. Ma dall'autopsia
ordinata dai giudici risulta che non è stato il veleno a mettere
fìne alla vita della pittrice, ma un'ulcera perforata, causata
dall'eccessivo stress. Elisabetta
crea una scuola d'arte per fanciulle - la prima di questo genere
- di cui sono allieve anche le sue due sorelle. Nelle sue opere, ama
apporre la firma nei bottoni, sulle scollature o sui merletti: una
strategia di seduzione tutta femminile. Un
resoconto vivace della vita della pittrice è dato dal testo
Il
veleno, l'arte di Beatrice Buscaroli e Davide Rondoni,
edito da Marietti
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