Lesbiche
tra realtà e immaginario di fronte alla legge 40
a
cura del Gruppo Soggettività Lesbica
Libera Università delle Donne - Milano
La legge 40
e il relativo referendum un merito l'hanno avuto: riportare il tema della
sessualità nella discussione tra le donne.Il femminismo ne aveva
fatto il centro di riflessione e la sua forza ma da anni è calato
un silenzio tombale sulla sessualità.
Le lesbiche, invece, obbligatoriamente, hanno continuato a porsi domande
:"Che cos'è il desiderio? Da dove viene? Perché desidero
una donna? E che donna sono se non desidero un uomo?" e " Il
desiderio di maternità, che alcune vivono, è legato alla
"possibilità biologica" di procreare o, invece, alla
cultura nella quale viviamo immerse e che, per secoli, ha identificato
la donna con la madre?"
Quanto il nostro immaginario - intendendo con questo termine la scena
interiore in cui l'inconscio e i sentimenti (paura, desiderio, memoria)
entrano in gioco senza una chiara intenzione- è modificato dalla
nostra esperienza "diversa" e quanto, invece, ha ancora a che
fare con l'immaginario collettivo della nostra società eteromaschilista?
(1)
C'è molto dibattito all'interno del movimento lesbico sulla richiesta
di maternità che alcune, soprattutto le più giovani, rivendicano
e vogliono realizzare. Di tutto ciò si parla ampiamente in un capitolo
del libro "Cocktail d'amore" (2) dove abbiamo scritto,tra l'altro:
"Nel nostro gruppo di discussione è emersa una grande varietà
di sentimenti ed emozioni nei confronti della maternità, e ci è
sembrato estremamente difficile capire quali e quanti condizionamenti
stiano dietro ai nostri desideri, quali le proiezioni, quali le fantasie,
quali le paure in una pluralità di approcci, dai più coinvolti,
sofferti e conflittuali a quelli più sereni e determinati"
.
Una linea di demarcazione sembra emergere tra le diverse generazioni.
Certamente le lesbiche ultraquarantenni che hanno attraversato il femminismo
vivono come una conquista la rottura dell'identificazione donna-madre.
Nelle più giovani, viceversa, prevale il peso di sentirsi "escluse
a priori" dalla possibilità di procreare solo per il proprio
orientamento sessuale, in una società che dà per scontata
l' indispensabilità della presenza di un uomo e di una donna per
la "sana crescita" di un bambino . E tutto ciò a dispetto
della realtà come se anche nella nostra cultura questa fosse stata
la regola, come se esperienze di crescite differenti, al di fuori della
famiglia mononucleare non ci fossero mai state, come se tutte le esperienze
di "famiglie" diverse diffuse già da tempo in vari paesi
occidentali avessero generato degli infelici.
Queste lesbiche, che rivendicano la possibilità di procreare ed
il diritto ad un desiderio praticato ed assunto responsabilmente, considerano
le biotecnologie una grande possibilità di libertà e realizzazione
umana. Altre non identificano il desiderio di maternità col bisogno
fisico di procreare e considerano funzione materna la possibilità
di allevare, aiutare a crescere dei bambini, dei figli non bilogici ma
figli in quanto amati, curati
Altre ancora, e dai dati riportati in Cocktail d'amore sono il 34,2%,
non hanno mai pensato, fantasticato, desiderato avere dei figli.
C'è discussione, anche molto vivace, tra chi ritiene che le mamme-lesbiche
vivano fondamentalmente una "mistica del materno" e le altre,
le lesbiche-mamme, che rivendicano invece la loro normalità ed
il diritto di sentirsi e viversi come famiglie.
Tutte, però,
pensiamo che questa demonizzazione improvvisa della scienza e delle sue
possibilità - proprio da parte dei tanti che, in nome del progresso
scientifico hanno distrutto ambiente e vita - sottenda una fantasia di
pericolo: la paura del desiderio e della responsabilità femminile,
il bisogno di controllare il dis/ordine.
Certo, le lesbiche sono più avvertite da questo punto di vista:
il dis/ordine lo rappresentano con la loro stessa esistenza e , perciò,
sono avvezze a percepire la paura che c'è dietro il bisogno di
controllo e di repressione di tutto ciò che non è "naturale".
Siamo consapevoli che nessun desiderio è innocente. Che dietro
al desiderio di maternità si cela spesso una fantasia di onnipotenza,
il bisogno di sfuggire alla morte, la difficoltà ad accettarsi
limitate, parziali, mancanti. Ma queste sono fantasie comuni a tutte le
donne; e anche agli uomini e al loro desiderio di paternità.
Che cosa fantasticano quelle donne che hanno rivendicato il diritto a
gestire il proprio corpo e, quindi, anche a quello doloroso di interrompere
una gravidanza, e che ora non capiscono come una donna - non in relazione
amorosa con un uomo - possa desiderare di avere un/a figlio/a? L'immaginario
coitale colpisce ancora.?
"Che fine fa la sessualità femminile o maschile quando la
provetta la sostituisce?" si chiedeva
Ida Dominianni sul manifesto di domenica scorsa.
Per rispondere a questa domanda noi proponiamo di interrogare le vite,
le nostre e quelle di chi sta intorno a noi. E lo proponiamo in particolare
alle femministe perché ci sono stati grandi cambiamenti negli ultimi
due decenni nelle relazioni tra i sessi e anche in quelle tra donne e
che non sempre sono andati nella direzione cercata o fantasticata.
E' partendo dall'autocoscienza che, cominciando a interrogare le vite,
abbiamo visto e sentito un'estrema varietà di esperienze spesso
lasciate a margine, prive di luoghi di parola ed elaborazione comune.
E' proprio l'irriducibilità di queste vite che il movimento delle
donne deve riprendere ad ascoltare, su questi bisogni deve porsi delle
domande senza la fretta di risposte sicure ma con la certezza che, solo
collettivamente, sapremo trovare risposte adeguate ai cambiamenti avvenuti
fuori e dentro di noi.
1- Pierre
Bourdieu , Il dominio maschile, Feltrinelli, Milano,1998
2- Gruppo
Soggettività Lesbica, Cocktail d'Amore,700
e più modi di essere lesbica,
DeriveApprodi, Roma, 2005
Apello
10-06-05
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