Tiziana Morganti
Claire è una giovane giudice di Lione. Felicemente sposata e madre di due figli, la giovane donna si dedica con grande passione alla sua professione, in modo particolare quando le permettere di soccorrere le vittime spesso inconsapevoli di una società troppo consumistica. E' per questo motivo e per ragioni personali che accetta di interessarsi con particolare attenzione al caso di una donna in difficoltà economica, vittima di un istituto di credito dedito all'usura. Per Claire non si tratta di un'estranea, ma della madre di una compagna di classe di sua figlia. Che cosa siamo disposti a fare e fino a dove siamo pronti ad arrivare quando si presenta una situazione estrema e imprevista? Questa una delle domande cui Philippe Lioret sembra voler rispondere ardentemente in ogni suo film. Dall'esordio con Tombés du ciel fino all'acclamato Welcome, il regista francese ha sempre messo i suoi personaggi in una condizione di emergenza... Ispirato al romanzo di Emmanuel Carrère - Vite che non sono la mia - il film segna la seconda collaborazione consecutiva con l'attore Vincent Lindon portando sullo schermo una vicenda allo stesso tempo dolorosa e rassicurante. Con il tocco leggero e quasi invisibile che contraddistingue la sua regia, Lioret si serve di elementi narrativi classici e prevedibili per costruire una storia normale ma dai particolari eccezionali. Abituato a gestire situazioni realistiche senza calcare mai la mano sull'enfasi e la drammaticità, in questo caso utilizza l"inconveniente" della malattia e l'avvicinarsi della morte come un colpo di scena che, invece di distruggere armonia e speranza, crea nuovi scopi e nuova vita da onorare con maggior passione.
Una trasformazione ottenuta quasi esclusivamente cambiando il punto di vista di osservazione e mettendo la protagonista nella condizione di concentrarsi esclusivamente sulla realtà esterna che la circonda. Un altro tema è il dolore - che prima è privato e poi diventa sociale - della povera gente stritolata da un sistema finaziario rapace (le Società finanziarie) che pensa sia lecito arricchirsi su chi è in difficoltà. Ma il film non difende una visione manichea del mondo. Ricorda che tutti siamo complici di questo sistema perchè nessuno ci obbliga a consumare e a indebitarci di continuo per comperare cose inutili. Eppure lo facciamo contribuendo a far funzionare un mondo dominato dal consumismo e dalle banche.
17- 5- 2012, da MoviePlayer.it
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