Genova 2021, donne al Festival della scienza
Valeria Fieramonte


 

Questa edizione del Festival sta scontando il fatto che non è ancora piena la partecipazione diretta dei cittadini a causa degli strascichi del covid, ma partendo da noi, ovvero dalle donne interessate alla scienza, e che vorrebbero superare i confini di genere, molto interessanti sono stati gli interventi di due docenti universitarie torinesi, Chiara Oppedisano e Silvia De Francia.

Hanno articolato i loro interventi attorno a tre parole, forse considerate pericolose dal potere anche quando sono agite da persone che pensano a costruire invece che a distruggere: sovversione, pionierismo, ostinazione. E ne hanno descritto i risultati attraverso la vita di sei donne speciali: Vera Rubin, Margaret Sanger, Katharine Dexter McCormick, Margaret Hamilton, Cecilia Payne e Adelasia Cocco.

Margaret Sanger aveva 16 anni quando la madre morì di parto alla diciottesima gravidanza. All'epoca - inizi del '900 negli Stati Uniti - era vietato parlare di riproduzione, parti, gravidanze, perché chi lo faceva poteva addirittura essere condannato per atti osceni. Insomma, si trattava di un tabù.
L'omertà sul problema condannava le donne, ancora di fatto, se sposate, considerate di proprietà del marito, a subire gravidanze continue, anche a rischio della vita.

La battaglia della Sanger per la costituzione di centri per il controllo delle nascite fu ostinata e senza tregua. Nel 1914 scrisse anche un libriccino, 'La donna ribelle' per spiegare alle donne che timidamente si affacciavano ai centri che non era reato rifiutarsi di accettare l'ennesima gravidanza specie se questa metteva a repentaglio la propria salute.

A fissare il limite delle gravidanze dovrebbero essere le donne: in un pianeta sovrappopolato, dove già ora ci vorrebbe una Terra e mezzo, sarebbe un freno all'autodistruzione della nostra specie. Eppure una grande parte delle donne del mondo ancora non può decidere, nemmeno di rifiutare gravidanze che sono un evidente frutto di violenza, e ci sono paesi (per stare solo vicino a noi la Polonia e la Turchia) che di fatto puntano ad annientare le donne e la loro libera volontà di decidere del proprio corpo. Cioè puntano a renderle ancora schiave, dato che non si può considerare libero chi è considerato di proprietà altrui.

Un'altra pioniera di questa battaglia delle donne per affrancarsi dalla schiavitù delle troppe gravidanze fu Katharine Dexter McCormick. Era, ai primi del '900, una delle donne più ricche d'America, avendo ereditato, dalla famiglia e dal marito, 15 milioni di dollari.
La ricca signora, peraltro laureata in biologia, non era nuova a progetti che sembravano impossibili, e investì parte del suo patrimonio per finanziare un oscuro ricercatore, Gregory Pincus, che sosteneva fosse possibile trovare la pillola anticoncezionale. Fu una rivoluzione di cui è impossibile ancora oggi quantificare l'effetto. La pillola fu commercializzata nel 1961, e dal 1972 i medici poterono prescriverla ( Katharine era già morta) a tutte le donne indipendentemente dal loro stato civile. Si narra che una volta ogni anno andasse in Europa per rifarsi il guardaroba: quando tornava aveva le valigie stipate di diaframmi, che poi consegnava ai centri per il controllo delle nascite.

Non parlo di Vera Rubin, l'astronoma che aveva intuito l'esistenza dei buchi neri, perché lo fa, magistralmente assieme alle altre, Gabriella Greison nelle sue trasmissioni televisive, né di Margaret Hamilton, il cui apporto fu determinante per la riuscita della missione Apollo che portò gli uomini sulla luna.

Perchè meno nota è la vicenda di vita di Adelasia Cocco, una sarda che ai primi del '900 si mise in testa di fare il medico. Dato che in Sardegna non c'era la facoltà di medicina, andò a Pisa, si laureò, e al ritorno in Sardegna fu osteggiata e derisa. Chiese insistentemente di lavorare come medico condotto, ma il prefetto di Nuoro si oppose. A un certo punto un medico di un paesino della Barbagia fu ucciso a fucilate in un agguato notturno. Nessuno voleva andare a sostituirlo e si propose lei. Il prefetto non potè rifiutare. Andava a visitare i pazienti, poverissimi, a dorso di mulo, scortata da una guardia armata. I contadini erano contenti, ma tutte le volte le chiedevano: 'grazie signorina, ma il dottore quando arriva?' Adelasia ebbe un ruolo importante in seguito nel sistema sanitario sardo e morì centenaria negli anni '80. L'ultima intervista che le fecero portava il titolo: 'Signorina, quando arriva il dottore?'

Le relatrici, presentate da Edwige Pezzulli, hanno poi fatto il punto sulla situazione delle signore nelle università con un interessante grafico che mostra come solo 7 donne (su novanta posti disponibili) sono oggi rettrici di università, anche se ormai il 44% dei ricercatori in campo scientifico è donna, e dunque grandi passi in avanti sono già stati fatti.

pdf del grafico

30-10-2021

 

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