Per Vanda

di Donatella Bassanesi

Scrivere di chi è lontano è difficile perché manca la persona stessa, non sappiamo se e come è cambiata; perché non è possibile che si crei quel filo che è il discorso diretto e la persona fisica davanti, la sua faccia lo stato d’animo che ci comunica.

Quando la distanza è incolmabile e dobbiamo riferirci solo ai nostri ricordi (alla memoria che ha modificato in noi le cose e i fatti) allora la sensazione  della lontananza si fa molto più rilevante, è determinante, dominante. Noi lontano da chi ci ha lasciato, noi che cerchiamo di orientarci in un tempo che si è fatto (per l’impossibilità di un riavvicinamento) più lontano, irraggiungibile.
É qualcosa come un silenzio il luogo dove ricercare, bisogna entrare nella sospensione stessa del tempo.

Vanda è stata una fra quelle donne che non si è chiusa nell’area domestica. La sua presenza non era ‘laterale’, non era di quelle che stava a guardare e, caso mai le cose vadano bene, si fanno avanti.
Nelle cose ‘ci si buttava’, generosamente, e rimaneva una presenza chiara.
Come una forza. Eppure non era dura, una affabilità di fondo lasciava aperta la porta alla conoscenza, alla confidenza che non ho mai avvertita come lamentosa o recriminatoria.
Questa sua forza-leggera, rara, coraggiosa e morale, mai leaderistica segna un percorso che oggi a me sembra quasi totalmente perduto.

Perché non sia del tutto perduto vorrei ricordare che Vanda è stata socia fondatrice della Libera Università delle Donne e vorrei che qualcosa di lei trovasse spazio tra noi, rimanesse.

 

Per Vanda Cimolin di Luciana Percovich

 

16-05-2009

 

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