Per Vanda Cimolin

di Luciana Percovich


Ho incontrato l’ultima volta Vanda quando ancora stava bene.
Era un pomeriggio di quasi estate e ci siamo ritrovate con un gelato in mano dal gelataio appena girato l’angolo, a destra uscendo dal nostro portone di corso di Porta Nuova. Ci siamo fatte una risata, perché ci eravamo sorprese nella nostra golosità, a compiere una piccola trasgressione alla dieta, colesterolo e zuccheri, si sa, provocano disastri…..
Ma gli zuccheri sono una consolazione, e ognuna di noi ha varie ragioni per cercare nel quotidiano delle piccole consolazioni, inadeguate comunque a risarcirci di ciò che ancora non ci torna indietro in felicità, libertà, riconoscimenti.

Vanda non era più la stessa senza la sua grande compagna Rosella: aveva accusato la perdita di una alter-ego con cui aveva condiviso e costruito tante cose, non ultimo l’indirizzario al computer dell’Associazione, che continuavano a rivedere e ad aggiornare durante i loro turni in sede, naturalmente insieme litigando e godendosela un mondo. Funzionavano a specchio, come nei migliori rapporti tra donne.
Erano il nostro vanto, due donne di una generazione normalmente ostile o indifferente o impaurita dalle nuove macchine, che invece avevano mostrato a tutte come si possono superare quasi tutte le difficoltà, con la mente sgombera e la determinazione.

Vanda aveva un’indole sensibile, un gusto raffinato per la musica e la letteratura, tante curiosità e tanti desideri, tuttavia era riservata e “beneducata”.
Forse troppo, dato che a noi serve un po’ di sfrontatezza e di maleducazione per non farci schiacciare dal comando interiorizzato “sono come tu mi vuoi”. Gli uomini, i mariti e i figli… che fatica, continuare a stare insieme, anche dopo tanti anni, anche quando ci sia ama, anche quando ci si conosce a fondo… ma è difficile cambiare.

Vanda la bionda e Rosella la bruna, come nei miti di fondazione che pongono dei pilastri alla base della creazione, sono state i due pilastri che reggevano la nostra università. Si sa che spesso i pilastri non sono in vista e tuttavia fanno il lavoro che sostiene il mondo, le case, le famiglie...
Me le ricordo nelle assemblee annuali, Rosella in fondo, dietro a tutte, alla scrivania a prendere appunti per il verbale, che ogni tanto brontolava ad alta voce, redarguendo le stupidaggini che venivano dette, Vanda nelle prime file, pronta ad intervenire con la sua autenticità unita a un buon senso pratico.
Senza di voi, nemmeno noi, Università delle donne di Milano, siamo più le stesse, è un po’ come aver perso una madre, un baluardo sempre presente e su cui tutte sapevamo di poter contare.
Che le vostre anime si siano riincontrate non ho dubbi, che le vostre energie ci seguano ancora è il nostro augurio.

 


Per Vanda

a cura di Liliana Moro, Anna Novellini, Sara Sesti, Anita Sonego, Annamaria Spartano
Libera Università delle Donne,
7 aprile 2008, Milano

 

Per Vanda di Donatella Bassanesi

 

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