4 marzo 2011

Il mare di Lea

Daniela Pastor


Dice che era un bell’uomo e veniva  dal mare…
Così canta Lucio Dalla, nato il tuo stesso giorno e il tuo stesso mese. Qui non ci sono madonne, né Gesù bambini, io non sono un bell’uomo, però vengo da un paese di mare, ed è una pausa marina, un anticipo d’estate  che voglio regalarti Lea, non nel mio mare di Liguria, ma nel tuo, a Carloforte, anche se so che i genovesi di Pegli hanno profondi legami storici con l’isola di San Pietro. .
Forse un giorno lo vedrò, o forse continuerò a immaginarlo attraverso le tue scritture, questo mare di Carloforte che irruppe nelle tue lezioni sui documenti della  pratica dell’inconscio, all’Università delle donne negli anni 1996-’97.

In un tuo articolo su Effe, ho poi ritrovato il racconto di quel l’estate del ’75, con un’origine apparentemente casuale: un invito  a partecipare a un seminario all’Università di Cagliari; la prima volta che prendo un aereo, la prima volta che metto piede in Sardegna… Si profila l’occasione di una vacanza a Carloforte, mi chiedono di dirlo “a qualche amica”. Per quell’ossimoro vivente che ero allora, e che in parte ancora sono, solitaria e innamorata della collettività, ‘qualche amica’ diventa immediatamente il movimento delle donne. Una vacanza memorabile, uno di quei passaggi che allargano gli orizzonti, mi verrebbe da dire ‘marini’, della vita…. quotidianità insolita fatta di cene, balli, nuotate a grappoli, assemblee serali, risate e lacrime, amori e abbandoni, scoperte liberatorie per chi, come me, conservava il vago ricordo delle spiagge dell’Adriatico, quando l’ ‘acqua alta’, nel grido di allarme materno, era l’onda che arrivava al ginocchio, e che ora invece, con maschere e pinne, esplorava i fondali marini
Da Le passioni di Lea, nel 2006: I fondali verde azzurri dell’isola di Sampietro, dove torno da più di trent’anni. Paese di elezione, unico sogno di armonia riuscito, amore che si rinnova con immutata intensità a ogni inizio estate.
Mi  lascio sedurre dalla bellezza di questo luogo in ogni ora del giorno e della notte, scrivi nella postfazione a La perdita, nel 2008.

Ho cercato, allora, visioni  impressioniste di questi mattini e di queste sere.
 
Da Le passioni del corpo, Carloforte, luglio 1998.
L’immobilità nell’aria della mattina, il mare attraversato da una luce di stelle intermittente.
La vista dà su un macchione di pini, ginepri e ulivi e su una dolce linea di colline. Ieri sera ero decisa a litigare con la proprietaria, oggi penso a come garantirmi la casa anche per l’anno prossimo. Contraddizioni dell’emotività eccessiva.
Sento all’improvviso il vento che batte contro le imposte socchiuse della finestra , vedo la macchia verde intorno alla casa ondeggiare e in lontananza, appena segnata, la linea grigio azzurra delle montagne del Sulcis.
… Pensieri di mare, di sole, di acque trasparenti, che chiamano all’abbandono, ma anche al distacco e alla perdita
Intanto, sul mare rosato del tramonto, il traghetto bianco e silenzioso delle 20 mi invita a ben sperare…  Le notti si sono fatte più buie, le baracche hanno spento le luci. Solo la costa della Sardegna splende come un gioiello notturno sulla sponda opposta del mare.
Carloforte, luglio 1999: Ritrovo il paesaggio immutato nell’armonia che mi distende l’anima…Il bordo grigio e azzurro della sponda sarda del mare riporta un po’ di pace. Grande silenzio attorno. Anche fuori passa un momento di sospensione, senza attese particolari. Vento di scirocco, secco, africano, splendido mare….. Lascerò che le cose accadano, senza volerle dirigere, controllare.
E nell’incanto del paesaggio ci sono anche i temi  a te cari, Lea: il corpo e il pensiero, le origini, il rapporto con  la scrittura,  il sogno d’amore…
Da Le passioni del corpo: Ho notato che in acqua i miei movimenti sono più sciolti, più liberi. Se si fosse rotto, finalmente, il cordone ombelicale?

Da La perdita: Io, che ho piedi induriti per aver camminato a lungo, scalza sulla terra arata e sull’erba, ho scoperto tardivamente che nelle acque limpide di quest’isola possono diventare ali per un corpo indolenzito dalle abitudini cittadine e fattosi all’improvviso meravigliosamente leggero…Mi piace pensare che la famigliarità, la confidenza amorosa con il mare, le sue rocce , i suoi fondali, i suoi riflessi mobili e colorati, vengano dalle acque ballerine di una madre che ha attraversato la violenza della povertà e dei vincoli patriarcali senza perdere l’ironia e il senso del piacere.
Nuotavo nelle acque di questo mare che ha preso il posto della mia campagna d’origine; nel desiderio, nella nostalgia, nella sorpresa di una felicità che si ripete inalterata nel tempo.
Già ripensando all’estate del ’75, agli scogli dove si ammassavano come in una scena biblica cinquanta donne nude, intente a spalmarsi di creme e di pensosi discorsi, scrivevi, Lea, in Effe:
 C’è una parola che esprime con precisione quella felicità inquieta che mi apriva piaceri sconosciuti, che poi avrei ritrovato ogni anno, fino a oggi, come un sogno d’amore riuscito: ‘ebetudine’, sintesi di beatitudine e inebetimento

Ancora da La perdita:
L’armonia di sensi e di pensieri che si è soliti attendersi dall’amore ha preso per me la forma di un sentiero profumato di mirti e rosmarini, dell’increspatura azzurra e rosa di seta marina al tramonto, di rocce scritte dal vento e dal sole , dal fischio inconfondibile con cui si annuncia
di notte il maestrale.
Ma Carloforte è  anche il luogo per ritrovare la scrittura di amiche lontane, e di chi si è amato e non c’è più. A distanza di anni porti con te due libri di Rossana Rossanda; ne Lo strabismo della memoria scrivi, nel luglio 1989 : Forse non è un caso se riesco a leggere il libro di Rossana Rossanda , Le altre , solo a distanza di molti anni, e in ristampa… Sfasatura di tempi, dissonanze di storie che ora hanno trovato la forza e il piacere di guardarsi da vicino e che nella difficoltà di intersecarsi si spostano affettuosamente ora sulle lande lontane dove è più facile ascoltare il silenzio delle donne, ora dentro il rombo frastornante dell’attualità. Come i sentieri di quest’isola, che finiscono dentro le profondità del mare  e conoscono allo stesso modo i segreti della terra e dell’acqua , il tempo avvolge ininterrotto le pieghe oscure di ogni singola vita e gli scenari illuminati della storia.

Nel 2007,  sciolto l’ultimo legame familiare, ti sembra di muoverti come un funambolo sull’esile corda, sospesa tra il piacere di allentare la stretta degli antichi affetti e il dolore pungente di averli persi per sempre (scrivi nella postfazione a La perdita, di Manuela Fraire e Rossana Rossanda), ma termini poi con un’immagine e un pensiero che ampliano, a tutte noi, gli orizzonti marini della vita: Da uno scoglio di mare, a volte, quando non si è storditi dal sole e dal vento, si può vedere con lucidità di quanti inutili rituali è fatta la militanza, quanta poca esperienza di vita entri nelle analisi sistemiche dei professionisti della politica, quanta violenza si portino spesso dentro i proclami di pacifismo. Se il senso è innanzitutto un sentire, se la perdita prima e più carica di conseguenze è quella di non poter essere il proprio corpo ma di servirsene o subirlo,allora forse l’alternativa di società può cominciare effettivamente ascoltando l’ondeggiare degli eucalipti, pigramente sdraiati in riva al mare.

Vorrei congedarmi da Carloforte con due frammenti; il primo è del 1998, Le passioni del corpo:
E’ un’estate in cui tutto ciò che mi è vicino parla d’amore, anche l’antologia dell’Erba voglio che sto per fare è mossa dall’affetto e dalla gratitudine per Elvio Fachinelli, che ha segnato in modo duraturo la mia vita, i miei pensieri, e che è venuto pochi mesi prima di morire , a trascorrere l’estate qui, a Carloforte, nella casa che ora vedo dalla finestra.
E, ne La perdita,  con una sua immagine di mare tratta da La mente estatica, chiudi la rilettura di  Freud, Rilke, e la caducità: Dalla finestra appuntita delle difese non si esce, ma invece accoglimento, accettazione, fiducia intrepida. Verso ciò che si profila all’orizzonte. Nausicaa, Ulisse, le regge di Creta aperte verso il mare, senza difese.

Mi permetterai, Lea, alla fine, di rivelarti perché abbia scelto questo regalo: semplicemente nel tentativo, piccolo, di contraccambiare il tuo, grande: tu, i corsi all’Università delle donne, ora i nostri gruppi di scrittura, non mi hanno fatto sentire la nostalgia del mare. Voi siete stati per me il mare a Milano. Solo staccandomi dalla riva avevo provato finora un senso così inebriante di libertà, padronanza del corpo, del pensiero, e leggerezza, coraggio di guardare il fondo e di abbandonarmi  al sogno.
Dimenticavo che  Liliana ha affidato a me il compito di spiegare le violette che vedete stasera: è per un frammento de Le passioni del corpo,  Lugo, 4 marzo 2000. Oggi compio 59 annida bambina, quando abitavamo ancora in campagna, questo era un giorno di festa… vestito nuovo, molte amiche intorno, ma soprattutto era il giorno in cui si andavano a raccogliere le viole.

 

Bibliografia

Lea Melandri, Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni, Milano, 1991.
Lea Melandri, Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001
AAVV., Le passioni di Lea, Storia di un incontro ravennate, Longo editore, Ravenna, 2006.
Manuela Fraire, Rossana Rossanda, La perdita, Bollati Boringhieri, 2008.

 

16-03-2011

 

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